Da almeno una decina d’anni l’arcipelago dei gruppi dell’estrema destra italiana è in fermento. Diversi elementi hanno contribuito a questo iperattivismo: dalla crisi dei partiti di massa fondatori della Repubblica nel 1946 alla scomparsa del tradizionale riferimento della destra neofascista inItalia (il Movimento sociale italiano), dall’aumento dei livelli di povertà in ampi settori sociali alla messa in discussione del paradigma antifascista, principio base della Costituzione del 1948, dalle difficoltà di un paese che vive per la prima volta le contraddizioni dei processi migratori al nuovo clima internazionale segnato da attentati terroristici e guerre.
Elementi differenti e complessi che,però, presentandosi contemporaneamente, hanno definito un quadro sociale, politico e culturalefavorevole alla diffusione delle organizzazioni delle destre più radicali e antidemocratiche.Gruppi politici che si presentano sulla scena sia con tradizionali parole d’ordine reazionarie exenofobe – come la presunta “difesa della famiglia” contro aborto e “devianze” sessuali, l’affermazione ed esaltazione della “comunità nazionale” o la preservazione di una inverosimile “razza da tutelare” – ma anche con inedite battaglie, come quella sui centri d’aggregazione giovanili, le iniziative propagandistiche sulle speculazioni bancarie o le campagne populiste contro l’aumento dei prezzi per i beni di consumo di prima necessità.
Sempre più spesso, queste mobilitazioni – e in particolare quella contro i migranti – s’intrecciano con azioni di violenza diffusa, costringendo talvolta anche i quotidiani più indifferenti a registrare il moltiplicarsi di aggressioni, pestaggi e accoltellamenti ai danni di persone o comunità non italiane,attivisti di sinistra, emarginati sociali ed omosessuali. Episodi che talvolta si concludono tragicamente, con l’aggredito morto per una coltellata, i colpi subìti o le ustioni da incendio. La furia dell’estremismo di destra riguarda naturalmente anche i simboli della democrazia, della memoria civile e della convivenza religiosa di questo paese e, così, come in un rituale già collaudato, si segnalano attentati a monumenti alla Resistenza, a lapidi di giovani di sinistra assassinati negli anni Settanta, a sinagoghe e cimiteri ebraici, a moschee e campi per popoli nomadi.
Rispetto al passato, peraltro, l’estrema destra mostra una maggiore capacità di catalizzare ampisettori giovanili, a tutti i livelli sociali, con la possibilità di divenire movimento consistente eradicato, non più elitario e marginale. Un fenomeno non nuovo in alcune città, soprattutto a Roma e in alcune zone del centro e sud Italia, ma che ultimamente si è andato accentuando in tutto il paese,anche nelle regioni più ancorate alle tradizioni antifasciste.Giovani studenti, lavoratori precari e disoccupati, spesso cresciuti nell’apatia delle periferie e neiriti violenti delle curve da stadio, incontrano l’estremismo di destra sul terreno della rabbia esaltantecontro una società che non comprendono nei suoi meccanismi profondi ma che assaporanoistintivam-ente come ingiusta e degradante.
A loro, l’estrema destra propone un’identità politica semplice ed efficace alla quale afferrarsi, costruita sul principio comunitario e cameratesco, sulladifesa della nazione e della “sua gente”, sulla contrapposizione a coloro che ne minerebbero ilegami e valori (siano essi “extracomunitari”, “zingari”, “barboni”, “omosessuali”, “ebrei”,“musulmani”, “comunisti” o “capitalismo mondialista”).
Un’identità che attecchisce anche graziealla diffusione di un senso comune diffidente – quando non apertamente intollerante e razzista –verso coloro che sono percepiti come “diversi” ed “estranei” ai legami sociali della collettività. Un senso comune ampiamente incoraggiato dalla stampa e da ampi settori della classe dirigente, a tutti i livelli, tanto che alcuni partiti – come la Lega Nord – vi hanno fondato il proprio successoelettorale.Infine, a differenza del passato, l’estrema destra ha trovato una nuova e pericolosa “legittimità”politica.
Dopo oltre un decennio di denigrazione dell’antifascismo come cultura intollerante, è passata l’idea che la “vera” cultura democratica deve essere tollerante verso tutti gli orientamenti,compresi quelli più razzisti, omofobi, maschilisti e violenti. Spesso, ovviamente, si tratta di unatolleranza utilizzata per propositi e necessità della spicciola tattica politica, propositi e necessità chenon riescono o non vogliono comprendere il danno che questa accondiscendenza può arrecare allaconvivenza civile per il presente e per il futuro. Si rischiano non solo nuove aggressioni ma che aqueste – come già successe in un passato non lontano –, mancando una risposta efficace delleistituzioni democratiche, e dunque avvertendone la complicità, altri giovani o settori socialireagiscano con l’autodifesa politica ma anche fisica.
Il ruolo delle istituzioni democratiche e di coloro che rivestono cariche politiche ed istituzionali, a tutti i livelli, dalle alte cariche della Repubblica a quelle del territotio, come Regioni, Province e Comuni, è assolutamente fondamentale.
Fermare oggi il diffondersi del germe del neofascismo edella xenofobia significa garantire, per oggi e per domani, che la dialettica politica e il conflittosociale non scivolino sul terreno della violenza e della brutalità. Se tutto questo è almeno in parte vero, e ovviamente noi crediamo che lo sia, non vi è dubbio che lapresenza anche nella nostra città di gruppi che al neofascismo esplicitamente si richiamano – come l’Associazione Casa Pound di via Mascherpa – sia una vera e propria emergenza democratica. Ad essa le istituzioni della città, sia del governo nazionale (la Prefettura) che dell’amministrazione territoriale (Provincia e Comune) non hanno ancora dato nessuna risposta, nonostante la richiesta di migliaia di cittadini e l’emergere di tensioni e segni di possibili violenze. Da diversi mesi, spontaneamente, la risposta alle preoccupazioni della città per questa inquietantepresenza neofascista è venuta da un comitato di base del quartiere Montanara, che all’antifascismo si richiama concretamente. La sua pratica è segno di un desiderio, forte e potente, di presa di parola e di ascolto. La politica, come la vita, non è pura amministrazione di una nuda esistenza, è luogo che diventa degno di questo nome quando sono riconosciuti relazioni, legami, orizzonti comuni acui aspirare e confini non negoziabili entro cui riconoscere le cose secondo il loro giusto senso. Il 21 novembre 2009, il Comitato antifascista del Montanara è riuscito a portare nelle strade delquartiere un migliaio di cittadini, un lungo corteo che ha simbolicamente circondato e isolato la sede di Casa Pound.
Nonostante questa grande mobilitazione democratica ancora le istituzioni della città, in primis la Giunta comunale, tacciono.
Con questo appello le sollecitiamo a considerare la pericolosità della situazione che si va via via delineando e a farsi carico del proprio dovere istituzionale di tutelare i diritti democratici e la convivenza civile.
Parma, 20 febbraio 2010
Per adesioni scrivere a: [email protected]
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Primi firmatari:
Roberto Abbati, attore
Marco Adorni, Università di Bologna
Franca Albertini, Istituto dei materiali per l’elettronica e il magnetismo del Cnr, Parma
Ferruccio Andolfi, Università di Parma
Marco Baliani, attore
Margherita Becchetti, Università di Parma
Paolo Bocelli, attore
Andrea Briganti, Università di Parma
Riccardo Cabassi, Istituto dei materiali per l’elettronica e il magnetismo del Cnr, Parma
Andrea Calzolari
Stefania Campanini
Laura Cleri, attrice
Luigi Cristofolini, Università di Parma
Gigi Dall’Aglio, regista e attore
Silvia Federici, Hofstra University, Hempstead, New York
Carlo Ferrari, attore
Luca Fontana, giornalista, docente universitario
Eros Francescangeli, Università di Padova
Irlanda Gallone
William Gambetta, Università di Modena e Reggio Emilia
Primo Giroldini, regista
Massimo Giuffredi, storico
Giancarlo Ilari, attore
Gianluigi Ingletto, Università di Parma
Ilaria La Fata, Università di Parma
Mario Lavagetto
Alberto Mambriani, Università di Parma
Sergio Manghi, Università di Parma
Brunella Manotti, Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma
Sabrina Michelotti, insegnante
Cristina Nanni, Libreria Feltrinelli, Parma
Andrea Palazzino, insegnante
Mario Palazzino, Archivio di Stato di Parma
Antonio Parisella, Università di Parma, Museo storico della liberazione di via Tasso di Roma
Massimo Pietroni, Istituto nazionale di fisica nucleare, Padova
Guido Pisi, Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma
Piermichele Pollutri, storico
Cristina Quintavalla, insegnante Liceo classico Romagnosi
Tania Rocchetta, attrice
Giovanni Ronchini, Università di Parma
Rosanna Spadini, insegnante Liceo classico Romagnosi
Roberto Spocci, archivista, Comitato antifascista e per la memoria storia di Parma
Franca Tragni, attrice
Stefano Vaia, fotografo
Marcello Vazzoler, attore
Andrea Zini, Università di Modena e Reggio Emilia