Padova - Writing is not a crime!

Sulle dichiarazioni del Comune e la "guerra ai vandali"

11 / 5 / 2013

"E’ sorprendente quante cose si possono imparare leggendo sui muri di una città: i muri, se non lasciati brutalmente spogli, sanno narrare storie di genti comuni e di popoli in lotta, possono suggerire utili consigli di vita ad un passante sconosciuto, o ancora fornire ad un turista quei curiosi dettagli di vicende urbane che sfuggono pure alla più aggiornata guida del Touring". [testo liberamente preso dalla rete]

Da giorni sui quotidiani locali non si legge altro che le dichiarazioni dell'assessore alla Cultura Colasio, subite accolte dal neosindaco Ivo Rossi, rispetto alla questione dei graffiti in città. Si parla di “vandalismo”, di “distruzione” dell'architettura e di “degrado” del centro storico a causa di tutte le tags, stencil e scritte sui muri di Padova. La proposta politica segue di conseguenza a queste dichiarazioni: bisogna “adottare una linea dura”, secondo i nostri amministratori, con schedature dei gruppi dei graffitari e intensificando il controllo della polizia minicipale e della videosorveglianza; il Comune promette, oltretutto, di costituirsi parte civile per chiedere il risarcimento di eventuali danni alle strutture colpite dai “vandali”. Ma chi sono questi “vandali”? Che realtà sociale e culturale esprimono? Di indagare, conoscere i soggetti di cui si parla, provare ad avere un confronto con loro, non sembra essere intenzione né di Colasio né di Rossi. E' molto meglio identificare come priorità politica una questione marginale, piuttosto che fare emergere quali siano i problemi reali legati alla sfera culturale padovana. Tanti sono i luoghi relegati all'incuria e al degrado che restano chiusi alla cittadinanza e a tutti coloro che potrebbero esprimere le loro forme d'arte, cultura, conoscenza, creando degli spazi di aggregazione e confronto. Basta fare i nomi del Concordi (poco importano le promesse di Rossi), dell'Altino e del Mignon, giusto per elencarne alcuni. Ma non solo: esistono a Padova progetti adeguati per far esprimere i writers, permettendo così a zone lasciate al degrado di essere recuperate e restituite alla socialità? Il fenomeno del writing non può assolutamente essere assimilato al giovanilismo, al ribellismo delle nuove generazioni che non hanno rispetto per la storia dell'architettura. Il writing è stata anche una pratica che ha voluto far emergere istanze politiche, esprimere un senso comune esistenziale, un'idea di socialità alternativa. Banalizzare e criminalizzare il writing, contrapponendogli la street art, è solamente una mossa strumentale. Il Comune utilizza la sempre in voga distinzione buoni/cattivi per mostrare la sua apertura nei confronti dell' Arte della bomboletta (con la “a” maiuscola) giusta, armoniosa, che si integra perfettamente con le già presenti opere cittadine, che quindi ha bisogno di essere promossa con mostre e finanziamenti; al contrario del writing, colpevole di “macchiare” con forme non consone i muri della città e non meritevole dell'attenzione dell'assessorato alla Cultura. Ma chi ha stabilito questa visione di arte? Chi decide su quali forme siano artistiche o meno? La street art e il writing sono due pratiche che applicano concetti estetici e sociali diversi, avendo entrambi delle origini particolari, ma che utilizzano una stessa “materia prima”: i muri dello spazio urbano.
Le parole d'ordine della “guerra ai vandali”, alla luce di questa realtà dei fatti, nascondono un'altra prospettiva che con la libertà d'espressione e la cultura ha poco a che fare. L'amministrazione sta cercando di legittimare il nuovo governo di Rossi facendo leva sul bacino medio del suo elettorato, presentando una Padova ligia e ordinata, severamente controllata e che criminalizza chi non rientra dentro i suoi parametri; una Padova tutelata e decorata, che però lascia spazi vuoti e abbandonati e limita la libertà di espressione.
Come CSO Pedro abbiamo sempre stretto un forte rapporto con i writers, credendo che i loro graffiti fossero anche veicolo di relazioni sociali differenti, di promozione culturale e musicale legata all'hip hop ed esibizione di spaccati di vita eterogenei. I muri del centro sociale, e di via Ticino, sono stati a più riprese superficie di stili differenti di espressione del writing, come è successo nemmeno un mese fa quando abbiamo ridipinto assieme a tanti writers le facciate del cortile e dell'edificio. Abbiamo sempre creduto che i muri non dovessero essere mai muti, mai silenti, ma sempre capaci di narrare cose e storie differenti, che cambiano nel tempo.
Per questo invitiamo tutti e tutte a partecipare alla presentazione del progetto di ristrutturazione del CSO Pedro venerdì 17 alle 20. Un momento di discussione collettiva in cui sarà possibile informarsi, conoscere la concezione del writing e confrontarsi realmente con chi vive questa esperienza in prima persona, al di là di qualsiasi pregiudizio benpensante e precostituito. Invitiamo anche i giornalisti e le figure istituzionali che si sono espresse al riguardo, ricordando che il parlare di un argomento, il fare informazione, deve sempre partire da una precondizione e da un'etica di fondo: conoscere dall'interno la situazione e far parlare i soggetti interessati.

CSO Pedro