Padova - Vertice delle Istituzioni sull' accoglienza dei profughi

25 / 5 / 2011

Si è svolto oggi pomeriggio a Padova il vertice sul Piano di Accoglienza tra Prefetto di Padova, Presidente della Provincia e i Sindaci dei 13 distretti provinciali che dovrebbero ospitare i profughi in arrivo.

In Veneto infiamma il dibattito con il Governatore Zaia impegnato a prendere le parti dei sindaci che si sono rifiutati di dare la loro disponibilità affinche i migranti fossero distribuiti su tutto il territorio, venendo così meno anche agli impegni presi con il Ministro Maroni.
E mentre esplode la contraddizione leghista diverse realtà sociali ed associative hanno costruito la loro ipotesi di accoglienza, la carta dell’accoglienza degna.

Dopo l’occupazione dell’ex scuola Gabelli e la battaglia dei migranti tunisini, dopo che per lungo tempo l’Ass. Razzismo Stop ha dato ospitalità ai migranti provenienti dal Corno d’Africa abbandonati dalle istituzioni, ora è il tempo che chi amministra faccia ciò che è tenuto a fare, guardando al futuro, attrezzando questo territorio per dare risposte solidali e civili a chi fugge da un mondo di conflitti.

Da diverso tempo esiste un importante percorso di accoglienza, una ricchezza che per questo territorio è un valore per con attività di insegnamento della lingua italiana, gli sportelli informativi, la consulenza legale e l’orientamento per trovare un posto di lavoro.

All’arrivo del Prefetto è stata consegnata la Carta dell’ Accoglienza Degna redatta dalle Associazioni.

Nicola Grigion di Melting Pot ci riassume brevemente i passaggi

Di seguito il testo della Carta dell' Accoglienza Degna

Al Prefetto di Padova
Ennio Mario Sodano

Alla Presidente della Provincia di Padova
Barbara Degani

Ai Sindaci dei Distretti della Provincia

CARTA DELL'ACCOGLIENZA DEGNA

In queste settimane infiamma il dibattito pubblico intorno alla questione dell'accoglienza nella città di Padova, nella sua Provincia ed in tutto il Veneto.

Ancora, dopo mesi di incontri tra Governo e Regioni, di cabine di regia, di annunci e proclami, sembra inesistente nel nostro territorio un vero piano per l'accoglienza dei migranti fuggiti dalle guerre e da paesi instabili.

Il Piano nazionale per rispondere all'emergenza profughi provenienti dalla Libia, di cui già da tempo ormai si discute, insieme all'assenza di un vero piano per l'accoglienza dei migranti tunisini titolari della protezione umanitaria temporanea (nonostante per decreto ne abbiano diritto), hanno evidenziato in questa Regione, nella Provincia e nella città di Padova, tutti i loro limiti e di conseguenza richiamano l'attenzione sulla necessità di dare risposte concrete ed adeguate.

I limiti e l'inadeguatezza delle strutture e dei progetti di accoglienza non sono certo cosa nuova, come testimonia il grande numero di persone, rifugiati e non, che in passato hanno trovato risposte fuori dai circuiti istituzionali e grazie alle attività ed alle strutture messe a disposizione dall'associazionismo e dal volontariato, sia per quanto riguarda la sistemazione alloggiativa, sia per quanto riguarda i servizi e gli interventi volti all'inserimento nel tessuto sociale.

Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati ha rappresentato per molto tempo l'unico intervento proposto dalle istituzioni e, seppur inadeguato a fornire risposte alla domanda di accoglienza (non una novità degli ultimi mesi), rappresenta ancora oggi un punto di partenza importante che andrebbe sostenuto ed allargato.

Di contro, intorno alla vicenda dell'emergenza Lampedusa, una serie di decreti, ordinanze e disposizioni interne, hanno dato il via ad un sistema parallelo di distribuzione dei migranti approdati sulle nostre coste a sua volta fortemente caratterizzato da una gestione emergenziale.

I soggetti che gestiscono il “piano” sono eccezionali, le strutture che lo dovrebbero attuare sono eccezionali, le modalità di attuazione sono eccezionali, i fondi messi a disposizione sono eccezionali.

Si tratta di un vero e proprio smantellamento degli standards minimi di accoglienza e delle garanzie per richiedenti asilo e rifugiati.

Nel nostro territorio ancora non è trasparente, o è totalmente assente, la progettazione dell'accoglienza. Non sono state indicate strutture idonee ed è assolutamente assente ogni ipotesi di percorsi di inserimento dei migranti. Alcuni Comuni ancora oggi rifiutano di dare seguito al DOVERE di accogliere i profughi, pur previsto dai DPCM del 5 e del 13 aprile, mentre altri si sottraggono a questa responsabilità che è prima di tutto un dovere di civiltà. Tutto ciò avviene a causa di un dibattito politico in cui la contraddizione tra governo centrale e enti locali risulta evidente ma soprattutto paradossale (il Ministro, il Presidente della Regione, della Provincia e molti Sindaci fanno parte della stessa coalizione che governa il Paese), mentre gli amministratori parlano di campi di concentramento e schedature per profughi provenienti dalla guerra.

Anche volendo farne una questione economica i conti non tornano.

Sappiamo che normalmente il “costo” giornaliero per l'accoglienza di un rifugiato è di circa 30 euro. I fondi messi a disposizione dal governo per la gestione dell'”emergenza” sono quantificati in circa 40 euro per l'accoglienza giornaliera di una persona.

Nonostante questo non vengono garantiti gli standards minimi di cui i richiedenti asilo e rifugiati avrebbero diritto secondo i decreti che regolano le procedure della protezione internazionale. Sarebbe stato quindi sufficiente potenziare l'attuale sistema di accoglienza.

Esiste in questa città una enorme ricchezza di attività prodotte dall'associazionismo, dal volontariato, dalle realtà sociali che rappresentano un punto di partenza ed un valore eccezionale per aprire percorsi di accoglienza degna. 

Per questo abbiamo costruito la carta dell'accoglienza degna e intendiamo comprendere come le istituzioni vogliano dal canto loro dare attuazione ai loro obblighi.

Per questi motivi chiediamo alla Prefettura ed agli enti preposti risposte trasparenti. Per lo stesso motivo sottoponiamo alle istituzioni le nostre richieste su cui chiediamo un impegno concreto perché questo territorio dia prova di VERA solidarietà e di civiltà. Perché ancora una volta intorno all'accoglienza di chi fugge dalla guerra o da Paesi instabili non vinca la degenerazione della democrazia e del senso di solidarietà ma invece questo momento di grande trasformazione rappresenti anche per la città di Padova una occasione per progettare il futuro.

CREDIAMO SIA NECESSARIO CHE LA NOSTRA CITTA' SI ATTREZZI ANCHE AL DI FUORI DEL PIANO PREVISTO DAL GOVERNO PER GARANTIRE UN'ACCOGLIENZA DEGNA AI MIGRANTI IN FUGA,

Per questo chiediamo:

·l'apertura di spazi di accoglienza aperti alle associazioni che possano in futuro rimanere patrimonio comune per questa città (ex scuola Gabelli, ex casa dello studente Fusinato, ex sede Agip di Piazzale boschetti, ex scuola Fratelli Bandiera, etc, etc etc,)

·chiarezza rispetto ai numeri dei migranti in arrivo previsti dal Piano di accoglienza

·la garanzia che non verranno utilizzate strutture chiuse e/o tendopoli di grandi dimensioni per l'accoglienza dei migranti

·trasparenza sulle modalità di gestione e garanzie rispetto alla sistemazione alloggiativa per i migranti tunisini presenti a Padova e titolari del permesso umanitario di soggiorno temporaneo, indipendentemente dal luogo di rilascio dello stesso.

·la garanzia per tutti i migranti della possibilità di ottenere l'iscrizione anagrafica nei Comuni “ospitanti”, requisito indispensabile per accedere all'assistenza sanitaria, sociale e per l'iscrizione alle liste di collocamento

·trasparenza e garanzie rispetto alle modalità con cui la Prefettura e gli Enti locali intendono  garantire gli standards minimi dell'accoglienza di cui richiedenti asilo,  rifugiati e titolari di permesso temporaneo di protezione umanitaria hanno diritto anche e soprattutto per incentivare il loro inserimento nel territorio (assistenza sanitaria; assistenza sociale; attività multiculturali; inserimento scolastico dei minori; mediazione linguistica e interculturale; orientamento e informazione legale; servizi per l’alloggio; servizi per l’inserimento lavorativo; servizi per la formazione; operatori con formazione adeguata al ruolo che andranno a esercitare all’interno della struttura; assistente sociale e/o psicologo; educatore professionale; mediatore interculturale e linguistico; operatore legale e/o avvocato; progetti di costruzione e rafforzamento delle reti territoriali, che coinvolgano tutti gli attori locali a sostegno dei progetti di accoglienza nella sua totalità e, al tempo stesso, dei percorsi individuali dei singoli beneficiari; un progetto personalizzato di inserimento; il rilascio del codice fiscale; l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale; colazione e due pasti principali o denaro per acquistarli; buoni pasto nel caso di mensa esterna; vestiti e scarpe o denaro per acquistarli; biancheria per la casa; Un Pocket Money (denaro) per spese ulteriori - strutture di accoglienza che dovrebbe prevedere: max 4 persone per stanza nei centri collettivi; 2 o 3 persone negli appartamenti; uno spazio collettivo attrezzato; 1 bagno ogni 6 persone; deve essere in luoghi abitati e facilmente raggiungibili)

Conferenza stampa: Ass. Razzismo Stop e Melting Pot

Conferenza stampa: Ass. Zattera Urbana