Padova, Gioco anch'io Cup

Grande partecipazione al torneo organizzato dalla Polisportiva Sanprecario. Mercoledì 25 aprile la finale allo stadio Appiani

24 / 4 / 2012

Con la campagna “Gioco anch’io” è cominciato un nuovo percorso. Non più solo e sano antirazzismo, ma si è fatto un salto di qualità. Ora si parla di cittadinanza, e nel caso dello sport, si chiede di modificare regole ormai obsolete, fuori dal tempo, che tengono lontano dai campi tantissimi ragazzi.

Leggete e firmate l’appello che trovate proprio su questo sito, per saperne di più, così non mi dilungo oltre. Anche se, permettetemi di dirlo, non è mica una questione che dovrei liquidare così. Ma oggi ho un sacco voglia di raccontarvi com’è andata la prima edizione del Torneo, “Gioco anch’io cup”. Una giornata bellissima.

Diciannove squadre danno il via alle partite che sono da poco passate le dieci. I tempi sono serrati ma non frenetici. Le sfide si susseguono una dopo l’altra, quattro partite in contemporanea. Tutto con estrema puntualità e un clima di festa e di voglia di divertirsi.

Ma non si sono presentate solo squadre già complete. Giovanni ad esempio, ha letto sul quotidiano locale (“Il Mattino”) dell’iniziativa. Si è presentato dicendo “se è qui il torneo, gioco anch’io!”. E’ così è stato! Si sono presentati anche dei ragazzi di un appartamento di studenti che ha sottoscritto sul sito l’appello e hanno deciso di partecipare alla giornata.

Tra le iscritte c’erano due squadre di rifugiati, coordinate da quelli della Zattera Urbana e Razzismo Stop. Una era formata da richiedenti asilo provenienti dal corno d’Africa. L’altra invece da ragazzi del Mali e della Costa d’Avorio, per lo più. Tutti sfuggiti a guerre e alle terribili prigioni (perché di questo si tratta!) in Libia, dove hanno speso mesi in attesa di raggiungere l’Europa con scafi di fortuna. Storie che conosciamo bene. Proprio queste due squadre hanno dato vita a una semifinale davvero bella e combattuta, dove si è visto qualcosa di apprezzabile anche dal punto di vista tecnica, anche se non era questo l’obiettivo della giornata.

Hanno avuto la meglio i ragazzi del Mali (e dintorni..). Era la prima volta che giocavano un torneo con delle divise e un arbitro ufficiale. Saranno i supporters di Sanprecario a giocarsi questa prima edizione del Torneo all’Appiani con loro. Che festa!

Altre compagini arrivavano da Vicenza (Indepiendente), Treviso (collettivo Socrates), Bologna (Hic Sunt Leones), i quali stanno organizzando una gran giornata sempre il 25 Aprile, a Bologna.

C’era anche una selezione di giornalisti padovani (Padova Press), coordinati da Marco Aldighieri de Il Gazzettino, e hanno aderito convinti all’iniziativa.

Tra collettivi, polisportive e il resto, c’erano appunto una ventina di squadre iscritte. La giornata di sole ha contribuito a rendere tutto ancora più piacevole. Tanta gente è arrivata al campo di Vicolo San Massimo, al quartiere Portello di Padova. Un quartiere che è uno dei più belli e caratteristici della città, e che politiche dissennate lo hanno reso un dormitorio. Il week end si svuota di quei pochi studenti che ancora lo abitano. Vedere tutti questi ragazzi che ne hanno animato almeno una parte nella giornata di sabato è si un segnale in controtendenza, ma soprattutto un segnale, lasciatemelo dire, giusto. Un quartiere di cui si parla solo per notizie di cronaca, e di cui si è persa la misura di quelle che sono le sue risorse sociali.

Sarà certo un’altra giornata da ricordare. Ed è bello pensare che dei ragazzi che mai avevano giocato un qualsiasi torneo, i rifugiati centroafricani di cui parlavamo prima, possano esibirsi in una cornice straordinaria come quello dello Stadio Appiani. Lo storico impianto patavino a due passi da Prato della Valle, quella che è da diversi anni la casa della Polisportiva Sanprecario ma che è stata la casa del Padova di Nereo Rocco, tanto per dirne una.

Iniziative come queste saranno sempre più frequenti, ma è importante che tutti coloro che sentono propri questi argomenti non solo sottoscrivano il nostro appello ma lo facciano proprio. Perché comprendere che certe regole, modificate nello sport, possono aprire porte a cambiamenti ancora più importanti nella la società in cui viviamo.

Alcune foto della giornata (altre le trovate su Facebook nella pagina di Sportallarovescia.it)