Padova - Crisi: effetti collaterali

Padova: riorganizzazione dei processi produttivi e iniziative di lotta promosse da Adl-Cobas Usb

1 / 12 / 2010

All'interno dei processi di ristrutturazione e di riorganizzazione del ciclo produttivo, indotti dalla crisi ma sapientemente manovrati per riorganizzare complessivamente i rapporti interni alle aziende, si stanno verificando vari casi in provincia di Padova, che danno l'idea di come viene usata la crisi in linea con la strada aperta da Marchionne & C.

Anche qui in Veneto e in provincia di Padova infatti, piccoli e grandi imprenditori pensano che sui diritti e sulla dignità dei lavoratori si possa far quello che si vuole. Se c’è da tagliare, si taglia e si taglia in modo selettivo a volte anche con criteri di tipo etnico. Oppure si usano le cooperative nella grande distribuzione come strumenti per rendere precario ogni mese lo stipendio, in un gioco di scatole Cinesi mediante il quale i lavoratori non devono capire a chi va attribuita la responsabilità di ritardi nei pagamenti o addirittura di mancati pagamenti per mesi e mesi degli stipendi.

Parliamo della Tecno Steel, in provincia di Padova a Teolo, già IMES, occupava una trentina di operai , di cui 12 di origine magrebina, era entrata in crisi perchè lavorava in prevalenza per un'altra azienda, la Lofra, un centinaio di lavoratori (produceva stufe) entrata in crisi e salvata da un gruppo Iraniano. Dal momento in cui ha ripreso la produzione la Lofra, anche la Imes, messa in liquidazione e divenuta nel frattempo Tecno Steel, riapriva i cancelli assumendo solo i lavoratori italiani pescati dalla mobilità e lasciava a casa tutti gli stranieri adottando come unico criterio per le assunzioni quello della nazionalità. Dopo essersi rivolti ai sindacati confederali e avendo trovato come risposta quella di sentirsi dire che dovevano rallegrarsi del fatto che esistevano gli ammortizzatori sociali, si sono rivolti ad Adl – USB esprimendo la volontà di fare qualcosa almeno per denunciare questa situazione, aggravata dal fatto che, mentre loro sono fuori, i 15 lavoratori che riassunti stanno facendo straordinari tutti i giorni compreso il sabato.

Da più di due settimane i lavoratori sono in presidio permanente fuori dai cancelli dell’azienda, la TECNO STEEL, quella che ha sostituito la vecchia. E sono intenzionati a rimanere lì fino a quando non si aprirà un tavolo anche con il coinvolgimento della Provincia e della Nuova Lofra, per trovare una soluzione alla loro situazione e per porre fine a questa vergognosa discriminazione messa in atto nei loro confronti. Mattina, pomeriggio e sera sono lì col loro gazebo, i loro striscioni che reclamano di “lavorare meno per lavorare tutti”, che dicono basta alle discriminazioni e che siamo tutti uguali, sfidando anche l'arroganza e le provocazione del vero titolare dell'azienda che si è permesso davanti ad un giornalista, di offendere i lavoratori, strappare i volantini gettare l’ immondizia nel gazebo, e, addirittura, con un gesto ignobile si è anche calato le braghe mostrando il culo. Un primo risultato è stato che vi è stato un interessamento dell'Ass.re provinciale al Lavoro che si è impegnato a convocare un incontro per la prossima settimana.

Altra situazione di discriminazione e di esclusione riguarda la Ditta Santinello, grossa ditta edilizia, in crisi e in CIGS da oltre un anno che, pur avendo firmato un accordo che avrebbe obbligato l'azienda a far ruotare tutti i lavoratori, in realtà, un gruppo di 7/8 lavoratori tutti stranieri eccetto uno, non venivano mai utilizzati nella rotazione, senza che i sindacati confederali dicessero nulla. Si sono rivolti all'Adl-Usb e con loro si è deciso di smuovere le acque inviando lettere e minacciando di creare mobilitazioni anche eclatanti per denunciare quanto successo. A fronte di questa iniziativa venivano richiamati e immessi come gli altri nel meccanismo della rotazione.

Altro scenario alla Bartolini di Padova, (180 lavoratori, la maggioranza dei quali iscritti ad Adl) dove nella giornata di mercoledì 24 novembre, i lavoratori della coop. Ben Hur decidevano di entrare in sciopero, in quanto non era stata data alcuna risposta concreta, né da parte della cooperativa, né da parte del Consorzio. per il pagamento degli stipendi, in ritardo già di 5 giorni. e hanno voluto coinvolgere l’ azienda stessa, Bartolini chiedendo che da quel momento la responsabilità per i pagamenti degli stipendi venisse assunto direttamente da Bartolini e non più dalle cooperative. Nella stessa giornata, i dirigenti della Bartolin cercavano di convincere i lavoratori a riprendere il lavoro, sulla parola che gli stipendi sarebbero stati pagati dal Consorzio previo bonifico di Bartolini, ma che ci sarebbero dovuti tre giorni di tempo per poter avere gli assegni. Tutti i lavoratori, riuniti in assemblea davanti ai cancelli, ritenevano del tuitto insufficienti queste garanzie verbali e continuavano il blocco. Dopo circa due ore di sciopero Bartolini si decideva di firmare una carta con la quale si garantiva che gli assegni ci sarebbero stati per il giorno dopo. A fronte di questa garanzia scritta e con l'impegno di fissare quanto prima un incontro direttamente con Bartolini per risolvere una volta per tutte la questione della inaffidabilità delle cooperative e dei consorzi che si sono succeduti in questi ultimi cinque anni: A fronte di tutto ciò, veniva deciso di sospendere lo sciopero e di riprendere a lavorare, con l'impegno di riprendere immediatamente lo sciopero se il giorno successivo non ci fossero stati gli stipendi. La mattina successiva gli assegni arrivavano.

E' a partire da situazioni come queste, che rappresentano la normalità dei drammi che vivono migliaia di lavoratori, che bisogna cercare di costruire forme di lotta che riconducano alla necessità di costruire percorsi di lotta comuni che si pongano anche l'obiettivo di incidere sulle scelte scellerate del Governo.

Per questi motivi saremo il 14 dicembre a Roma assieme a tutti i precari, agli studenti ai migranti, per sfiduciare dal basso Berlusconi.

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Adl-Cobas – Uniti contro la crisi

Presidio lavoratori tecno steel