Padova: Analisi e richieste sulla crisi abitativa

Un documento del Collettivo Universitario Spina. Giovedì 13 ottobre nuovo Presidio sotto al Rettorato.

12 / 10 / 2022

Martedì 11 ottobre il Collettivo universitario Spina di Padova è andato a Palazzo Bo per portare all'attenzione del Senato Accademico il documento di analisi e richieste all'Università per risolvere la questione abitativa. «La scorsa settimana, durante la mobilitazione al Rettorato, abbiamo richiesto chiaramente che la Rettrice e il Sindaco ci concedessero un incontro per discutere della situazione: ci hanno assicurato che sarebbe avvenuto, ma noi non abbiamo ancora ricevuto una data né una risposta. Abbiamo quindi consegnato alla prorettrice e all'ufficio del sindaco il seguente documento di rivendicazioni scritto dal collettivo spina insieme all’Assemblea per il diritto alla casa “No place is Home” che racchiude non solo un'analisi ma anche delle proposte concrete a breve e lungo termine per risolvere o almeno arginare l'emergenza abitativa». Giovedì 13 ottobre è previsto un altro presidio, alle 16 davanti a Palazzo Bo.

Introduzione

Siamo il Collettivo Spina, dall’inizio dell’anno accademico abbiamo costituito un’assemblea studentesca che si concentra sulla vita all'interno dell'Università e in particolare sull'accesso alla casa nella città di Padova.   

Attualmente moltissime persone, tra noi e al di fuori del nostro gruppo, non hanno un posto dove stare: questo problema colpisce in maniera particolare la popolazione studentesca fuorisede e proveniente dall'estero.

La situazione non è nuova, ma quest'anno è diventata drammatica. Trovare casa a Padova ormai è impossibile e l'università deve assumersi un ruolo centrale nella soluzione del problema. Da più di vent’anni l'Ateneo si adopera per crescere in competitività e aumentare le iscrizioni: è successo anche durante la pandemia, e quest’anno la didattica è tornata in presenza, con il risultato che molt3 più student3 sono arrivati in città. In questi anni, l’Università ha investito molte energie nel suo sviluppo, ed ha accresciuto il suo prestigio con sempre più iscrizioni, apparentemente senza preoccuparsi della capacità abitativa di residenze e alloggi studenteschi che ora sono al collasso: quest’anno sono 24 mila le nuove matricole di cui 2300 internazionali di fronte a quasi 70 mila student3. Da questo deriva una diminuzione dei servizi essenziali (aule, mense, residenze) e una pericolosa speculazione sugli affitti.

Nell’ultimo anno, infatti, il costo degli affitti a Padova è aumentato del 40% e, se aggiungiamo all'equazione il rincaro dei prezzi e dell’energia, è subito palese quanto ormai il percorso universitario sia di fatto possibile solo per i pochi che possono permetterselo.

La situazione si ripete e peggiora anno dopo anno: ormai sono inutili le soluzioni-palliativo ed il problema ha assunto dimensioni abnormi. L’Università, sulla base del suo ruolo istituzionale, deve riconoscere le proprie responsabilità ed affrontare il problema insieme ad ESU, Comune e Regione, per assicurare alla popolazione studentesca delle risposte strutturali e non emergenziali. Si sa che le persone hanno bisogno di un tetto sulla testa, e non è possibile pianificare senza questo importante dato. La città è un sistema complesso e l'Università muove decine di migliaia di persone che cercano case, spazi e servizi.

L’Università è quindi il primo interlocutore a cui ci rivolgiamo, perchè è l'Istituzione che deve garantire la possibilità di studiare a Padova.  Senza un posto dove stare, non possiamo studiare.  Crediamo che, in un contesto come quello che affrontiamo, “diritto allo studio” e questione abitativa vadano trattati insieme.

Attualmente ci sono 700 posti nelle residenze universitarie, un numero irrisorio a fronte dei circa 25000 che servirebbero ad accogliere chi arriva da fuori città. I più colpiti da questa emergenza abitativa sono gli studenti internazionali: circa il 10% delle matricole iscritte denunciano di non riuscire a trovare un posto. Inoltre, moltissimi proprietari si rifiutano di affittare a persone non italiane.

Anche alla luce degli sforzi che UniPd sta compiendo per attivare programmi di scambio internazionale, riteniamo che proprio l'Università dovrebbe prendersi in carico lo studio di una risposta, concreta e condivisa, a questa crisi per tutelare la popolazione studentesca e preservare la sua immagine. L'entità del problema rende indispensabile la presa di coscienza che non basta solo creare sodalizi tra Atenei. L3 student3 non sono solo numeri da spostare su una geografia: i loro bisogni vanno presi in considerazione, specie di fronte a problematiche tanto complesse il cui rimpallo non è più possibile.

Le istanze che muoviamo come Collettivo universitario Spina insieme all’Assemblea universitaria per il diritto all’abitare ‘NoPlaceIsHome’ riguardano sia richieste a breve termine, per far fronte al carattere emergenziale della situazione in cui l3 student3 si trovano ora, sia opzioni a lungo termine. 

Richieste e proposte nel breve termine

Il rimborso totale delle spese affrontate per alloggi temporanei come airbnb e hotel. L'apertura temporanea di stanza di hotel o airbnb come stanze per student3.

1.Il rimborso totale delle spese affrontate per alloggi temporanei come airbnb e hotel.

2.L'apertura temporanea di stanza di hotel o airbnb come stanze per student3.

3.L’abolizione del termine fissato al 25 ottobre 2022 per l’inserimento del “contratto abitativo della durata di 10 mesi” per ottenere la borsa di studio nella sua interezza, e l’eliminazione in toto della clausola dei 10 mesi.

4.La reintroduzione provvisoria della didattica a distanza, per lo meno per la durata del primo semestre accademico. Questo servirà a permettere a chi non trova posto, di poter comunque seguire le lezioni e procedere nel percorso di studi.

In particolare: 

Rimborsi per alloggi temporanei

Anche nell'anno accademico 2021/2022 la crisi abitativa era presente e si è fatta sentire soprattutto per le centinaia di student3 internazionali che hanno avuto difficoltà a trovare una casa. Quest3 nel migliore dei casi hanno dovuto ricorrere ad alloggi temporanei per riuscire a studiare a Padova, mentre nel peggiore sono dovut3 tornare nei rispettivi paesi poiché era ancora garantita la didattica a distanza. 

Dopo sollecitazioni a riguardo l’Università di Padova ha pattuito dei contributi come rimborso ma, dati alla mano, questo non è abbastanza. 

Il contributo a sostegno dell3 student3 per le spese di alloggio in strutture ricettive quali alberghi e Bed & Breakfast è stato stabilito in un importo massimo giornaliero di 50,00 euro e per un importo massimo complessivo di 500,00 euro lordo. L'ammontare massimo disponibile era di 1 milione di euro.

Le borse erogate l’anno scorso sono state 91 a causa del limite di budget e dei criteri necessari per accedervi: sicuramente non è abbastanza per sopperire alle mancanze ingenti dei più di 2000 studenti senza alloggio. 

La manovra attuata lo scorso anno accademico dall’Università, oltre a mettere a disposizione una cifra irrisoria, non tiene conto della reale situazione abitativa a Padova: sono centinaia i locatari che affittano in nero e troppo spesso non è possibile, per chi è alla disperata ricerca di un tetto, chiedere un contratto. Questo, esclude troppe persone dalle Borse di Studio.

 Chiediamo dunque all’Università di risarcire chi si è trovato a vivere in airbnb e hotel, i cui prezzi medi sono rispettivamente 50 euro a notte ca e 100 euro a notte ca. 

I beneficiari di questo bonus devono essere tutte le persone che dimostrino di vivere in alloggi temporanei. L’importo messo a disposizione non può essere analogo a quello dello scorso anno accademico: la cifra deve essere maggiorata considerato il rincaro dei prezzi e l’aumento nell’anno corrente dell3 student3 senza casa e deve coprire le spese per tutto il tempo che l3 student3 hanno passato in alloggi temporanei.

Segnaliamo in particolare le enormi difficoltà di student3 da Iran e Siria che non possono trasferire denaro dal loro paese.

Coordinazione con strutture ricettive locali

La città di Padova non è in grado di accogliere il numero di persone iscritte quest'anno accademico, e la crisi abitativa che la città vive ne è una prova. Scarseggiano i posti nelle residenze e gli appartamenti studenteschi, che spesso raggiungono prezzi inaccessibili. 

L’offerta di hotel e aribnb riesce ad accogliere una buona parte delle persone che arrivano a Padova ma a causa del loro costo elevato non sono economicamente sostenibili come alloggi permanenti.  

Attualmente sono presenti circa 400 posti in B&B e 5000 in hotel, perciò, chiediamo all’università di coordinarsi con alcune di queste strutture al fine di aprirle temporaneamente per ospitare studenti senza casa, dando così la possibilità anche a loro di accedere alle agevolazioni economiche.

Scadenza del 25 ottobre e clausola contrattuale di 10 mesi

L’università di Padova offre all3 iscritt3 una borsa di studio regionale con l’obiettivo di contribuire alla copertura delle spese di mantenimento sostenute nell’arco di almeno dieci mesi per ciascun anno di corso.

Una volta completata la procedura per concorrere alla borsa di studio, le persone che rientrano nello status di ‘fuori sede’, devono consegnare la ricevuta della registrazione o del subentro del contratto di locazione. Il contratto in questione deve prevedere la possibilità di attestare un minimo di 10 mensilità e deve essere caricato entro il 25 ottobre 2022. 

Il contributo in questione, relativo all’intero anno accademico, consiste in un importo che va dai 7.081,40 ai 3.078,87 euro. In caso di mancato caricamento, verrà erogato in prima assegnazione il solo importo di borsa previsto per lo status di pendolare che consiste in un importo che va dai 4.138,29 agli 899,63 euro, importo decisamente minore.

Data l’attuale situazione abitativa nella città di Padova, crediamo che la clausola dei 10 mesi di contratto per ottenere i contributi per l’alloggio debba essere tolta: le tempistiche per trovare uno spazio sono infatti dilatate, e spessissimo si deve ricorrere a soluzioni presso altre città come Vicenza o Mestre.

Pensiamo sia necessario che questa borsa di studio venga erogata, a maggior ragione, anche senza la presentazione da parte dell3 student3 di un contratto di affitto in quanto le persone che non hanno ancora trovato una casa e sarebbero idonee alla borsa di studio sono spesso student3 internazionali che non hanno trovato una casa a causa delle discriminazioni razziste che hanno subito.

Chiediamo inoltre che l’Università faccia da garante con i Locatari per evitare situazioni di discriminazioni razziste, sessiste e omofobe che colpiscono soprattutto la popolazione studentesca straniera.

DAD

Con la fine dello stato di emergenza nazionale e il venir meno delle restrizioni, e dopo due anni di modalità duale per frequentare le lezioni e sostenere gli esami, che ha portato ad un boom di iscrizioni, l’Ateneo ha abolito senza mezze misure o un ragionevole preavviso questa possibilità. 

Il nuovo regolamento non tiene in considerazione il fatto che l’emergenza sanitaria non sia effettivamente finita e nemmeno della precarietà economica dilagante a cui fa seguito la crisi abitativa attuale. L’ateneo dovrebbe perciò garantire la DAD fino a che la crisi abitativa non sarà risolta, usufruendo degli strumenti installati per i sistemi live streamig per cui sono già stati investiti 3 milioni di euro.

La modalità blended di apprendimento è prevista per studentesse e studenti internazionali al primo anno, o su specifica richiesta di persone con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento, ma tutto ciò non basta: la crisi abitativa colpisce indiscriminatamente, e una didattica di questo tipo non può essere definita inclusiva.

Basti considerare gli studenti e le studentesse Iraniani, impossibilitati anche se volessero a seguire le lezioni online data la drammatica situazione politica in cui l’Iran si trova attualmente.

Chiediamo quindi all’università la reintroduzione della modalità di apprendimento ‘duale’ e quindi della possibilità di seguire le lezioni online ma esclusivamente come misura emergenziale.

Richieste e proposte nel lungo termine

1.Limitare la possibilità per i privati di speculare sulla popolazione studentesca con la costruzione di residenze pubbliche.

2.Aumentare la capacità e l’offerta di residenze pubbliche, accessibili e dal prezzo calmierato.

Residenze private e loro contraddizioni

Sul lungo termine, vogliamo che venga incentivata la costruzione di studentati pubblici, a prezzi accessibili a tutt3, impossibile se la costruzione e la gestione di questi viene appaltata ai privati. 

A Padova c’è in progetto la costruzione di 7 studentati privati per un totale di 7 mila posti. Gli studentati verranno costruiti con i fondi del PNRR. Investimenti per almeno cento milioni di euro, che apriranno su Padova almeno duemila nuovi posti letto: finanziamenti pubblici dei quali usufruiscono anche i privati senza scopo di lucro, come collegi universitari e fondazioni, che però devono riservare il solo 20 per cento dei loro posti a studenti idonei. Il PNRR dal 2012 stabilisce la possibilità di un utilizzo “flessibile” delle residenze, quindi di affittare i posti letto anche ad altri utenti come i turisti, “quando non necessari all’ospitalità studentesca”. Quindi, i posti negli studentati pubblici non bastano, e negli studentati privati che hanno beneficiato del cofinanziamento PNRR non è dato sapere quanti letti siano destinati effettivamente agli studenti e a quali canoni.

Il limite degli studentati privati, oltre ai prezzi troppo alti per quello che può permettersi lə studentə mediə, è che alcuni (come Camplus) esigono un colloquio conoscitivo per accertarsi che l3 student3 siando idonei all’alloggio: questo genera una selezione tra student3 basata su possibilità economiche e meriti di studio. L’Università sembra dirci che se non siamo abbastanza brav3 o abbastanza ricch3, non possiamo studiare qui. 

La privatizzazione delle residenze è l’altra faccia della stessa medaglia che vede un aumento esorbitante di hotel e airbnb, che cavalcando l’onda del turismo monopolizzano un mercato degli affitti che non lascia spazio alle necessità dell3 student3. Il superbonus 110% ha permesso di investire in moltissime opere di ristrutturazione di fatto mai iniziate né tanto meno concluse, il che rende moltissimi edifici inagibili perché soggetti a lavori in corso. Padova è piena di edifici sfitti in condizioni abitabili, vogliamo la riconversione di questi ultimi in residenze pubbliche invece di riconversioni d’uso che aumentano esponenzialmente i prezzi d’affitto. 

ESU Padova

La difficoltà degli studenti e delle studentesse nel trovare casa è dovuta alle insufficienze dell’ESU e dell’Università nel mettere in atto una seria politica abitativa per l3 student3. 

Le residenze attive a Padova per student3 che non siano Erasmus o galileiani, cioè per l’assoluta maggioranza, in questo momento sono solo 7, con una capienza di 650 studenti. Come conseguenza di ciò, viene coperto solamente circa un terzo di coloro che, per ISEE e merito, hanno diritto a un aiuto nel trovare un alloggio. Ad oggi gli studenti idonei non assegnatari sono oltre 900. La Regione Veneto e l’ESU, quindi, riescono a coprire solamente il 46% delle domande degli aventi diritto a residenze abitative pubbliche. 

Negli ultimi anni gli interventi si sono concentrati nella realizzazione di alloggi per gli studenti e le studentesse della Scuola Galileiana, che attualmente risiedono nel Polo di psicologia – Nord Piovego, ma per i quali è prevista la ristrutturazione della ex-Fusinato (via Marzolo) per un importo di 14,5 milioni. Risulta necessario notare come l3 galileian3 siano meno di 150, rappresentando quindi lo 0,2% della popolazione studentesca dell’Università di Padova, ma, nonostante ciò, i maggiori investimenti siano stati indirizzati verso questa porzione di student3. Ancora una volta, sembra che il diritto allo studio vada garantito per pochi eletti e non per l’intera comunità studentesca. 

Conclusione

La crisi abitativa non si risolverà da sola, ma, come si è visto con il passare degli anni, senza un intervento tempestivo, essa continuerà a peggiorare. 

Alla luce dell’analisi qui presentata e delle richieste sottoposte, ci preme sottolineare che questo documento è frutto di un confronto con decine di student3 che nelle ultime settimane hanno dovuto sostenere delle spese altissime e hanno dovuto sopportare discriminazioni (soprattutto razziali, ma anche per orientamento sessuale) e sfruttamento nel mercato degli affitti. Student3 che stanno affrontando questa situazione da sol3 e che hanno bisogno di soluzioni tempestive. A questo si è aggiunto un drammatico carovita che ci impone delle bollette sempre più costose, portando a un costo mensile complessivo insostenibile anche per l3 student3 che riescono a trovare un lavoro, nella maggioranza dei casi precario e sottopagato. 

La situazione è insostenibile e inaccettabile: in queste condizioni, il diritto allo studio è un miraggio, l’Università non sta adempiendo alle sue funzioni di garante. Non possiamo studiare senza un posto dove stare, non possiamo studiare se la nostra possibilità di avere un alloggio è condizionata alla nostra nazionalità e alle nostre capacità economiche. 

Queste richieste sono l’inizio di un percorso che vogliamo portare avanti affinché l’Università rimetta al centro l3 student3, che ne garantisca il benessere e il diritto a studiare, senza discriminazioni e compromessi al ribasso. 

Non possiamo dormire per strada, ma, ad oggi, questa appare la nostra unica prospettiva: senza diritto all’abitare non esiste diritto allo studio.

Collettivo Universitario Spina e Assemblea per il diritto alla casa “No place is Home