Omicidio Aldrovandi: le motivazioni della sentenza

6 / 10 / 2009

Il giudice Francesco Caruso ha depositato in questi giorni le motivazioni della sentenza: quasi 600 pagine per dire fondamentalmente una cosa, cioè che Aldro è morto, ucciso dagli abusi di potere di quattro poliziotti, morto senza una ragione a meno di 20 anni.

"Tanti giovani studenti, ben educati, di buona famiglia, incensurati e di regolare condotta, con i problemi esistenziali che caratterizzano i diciottenni di tutte le epoche, possono morire a quell'età. Pochissimi, o forse nessuno, muore nelle circostanze nelle quali muore Federico Aldrovandi: all'alba, in un parco cittadino, dopo uno scontro fisico violento con quattro agenti di polizia, senza alcuna effettiva
ragione."

Una sentenza che  ha portato alla condanna a tre anni e sei mesi Enzo Pontani, Monica Segatto, Luca Pollastri e Paolo Forlani, i quattro poliziotti che hanno causato il decesso del ragazzo, ma una sentenza arrivata dopo un'indagine molto difficile, come viene espressamente detto nelle motivazioni:

"Nell'esposizione della vicenda processuale si potrà agevolmente intendere quanto
difficile e complesso sia stato il percorso dell'accertamento giudiziario, quante le
 obiettive difficoltà, quanto grande la contraddizione rispetto agli obbiettivi di
giustizia di un indagine giudiziaria di rango penale, affidata inizialmente non tanto e non solo ai colleghi d ufficio di coloro che sono stati poi imputati e riconosciuti
responsabili di avere cagionato la morte di Aldrovandi ma agli imputati stessi, autori della iniziale ricostruzione del caso posta a base di tutte le successive indagini. L'indagine nasce, quindi, con un vizio di fondo che si concreta nel paradosso dei principali indiziati di un possibile grave delitto che indagano su loro stessi, come se il gioielliere che ha sparato sul ladro in fuga fosse autorizzati a indagare sull'effettiva consistenza dell'invocata legittima difesa. Un paradosso che il semplice senso comune avrebbe dovuto prevenire. "

Eppure, i giudici pur riconoscendo la difficoltà incontrata nelle indagini, le reticenze da parte dei colleghi e anche le minacce subite dai testimoni raccolte nel blog della madre che ha di fatto aperto questa indagine, non sono andati oltre una condanna di facciata, una condanna che non impedisce ai colpevoli di omicidio di continuare a fare il proprio lavoro e di continuare la loro vita per quelle strade dove Aldro è morto. 

La madre giustamente nel suo blog riprende lo slogan lanciato dai familiari della strage di Bologna: "LA CERTEZZA DELLA PENA ESISTE SOLO PER LE VITTIME E PER I LORO FAMILIARI."

Le intere motivazioni sono scaricabili dal blog federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/