Nord e sud uniti nellacasa. Che non c'è

A Cosenza e a Torino mobilitazioni congiunte sull'emergenza abitativa

14 / 12 / 2013

Ven­ti­mila stanze vuote, oltre cin­que­cento palazzi disa­bi­tati nell’ampia area urbana di Cosenza, decine di milioni di tasse non ver­sate dai palaz­zi­nari, cen­ti­naia di fami­glie vivono in edi­fici fati­scenti, otto­cento sfratti ese­cu­tivi nel 2012. Una volta tanto, con­cor­dano i dati for­niti dal mini­stero dell’Interno, dalle pro­cure della Repub­blica, dagli esperti di urba­ni­stica e dai movi­menti spon­ta­nei che pra­ti­cano il con­flitto sociale: a Cosenza l’emergenza abi­ta­tiva è lo spec­chio della ric­chezza e del disa­gio. C’è la ric­chezza osten­tata, alla fac­cia della «crisi», da poche fami­glie che lucrano da decenni gestendo il cal­ce­struzzo bene­detto dalla ‘ndran­gheta. E c’è il disa­gio di tan­tis­simi che non pos­sono per­met­tersi né un mutuo né un affitto.

Tre i palazzi resti­tuiti all’umanità, 51 i nuclei fami­liari, per un totale di circa 120 per­sone, che ade­ri­scono al comi­tato «Pren­do­casa» e vivono all’interno di edi­fici occu­pati. L’ultimo è stato «recu­pe­rato» il 31 otto­bre scorso, pro­prio in occa­sione della con­fe­renza Stato-regioni tenu­tasi a Roma sul diritto all’abitare. È un ex isti­tuto delle Canos­siane, abban­do­nato da tre anni, già in ven­dita, sul quale si con­cen­trano gli appe­titi degli impren­di­tori delle cli­ni­che pri­vate. Ed è pro­prio qui che in que­sto week end si terrà una delle due assem­blee nazio­nali della rete «Abi­tare nella crisi», pro­mo­trice, insieme ad altre strut­ture, della mobi­li­ta­zione dello scorso 19 otto­bre con­tro la pre­ca­rietà, l’austerity e le grandi opere, a favore del diritto all’abitare. L’assemblea per il sud si svol­gerà a Cosenza, quella set­ten­trio­nale a Torino. Il docu­mento che con­voca il duplice incon­tro, parla chiaro: «La que­stione dell’uso delle risorse, una sola grande opera casa e red­dito per tutti e tutte, inte­ressa molte realtà sociali impe­gnate nelle città e nei ter­ri­tori, non solo quelle impe­gnate tout court nell’emergenza abi­ta­tiva tra sfratti, pigno­ra­menti e sgom­beri, ma anche coloro che lot­tano con­tro lo sver­sa­mento sel­vag­gio dei rifiuti e la gestione dell’igiene ambien­tale, l’invasività di infra­strut­ture o eventi costosi inu­tili, la cemen­ti­fi­ca­zione e lo sfrut­ta­mento di intere aree geo­gra­fi­che. Per non farla lunga, non pos­siamo imma­gi­nare que­sti momenti solo come con­fronto nella lotta per la casa ma come decli­na­zione più larga di quel diritto all’abitare negato dalla Val di Susa a Palermo e nell’affermazione di pra­ti­che di riap­pro­pria­zione e sovra­nità sociale diffusa».

Ogni ter­ri­to­rio pre­senta tratti comuni, pur con­fer­mando con­te­sti sociali dif­fe­renti. Lo spie­gano gli atti­vi­sti del comi­tato «Pren­do­casa» di Cosenza: «Il nuovo dato, quello dav­vero sor­pren­dente per le nostre lati­tu­dini, è la con­ta­mi­na­zione tra fami­glie occu­panti migranti e ita­liane. In pas­sato un feno­meno del genere sarebbe stato impos­si­bile. Qui la gente era abi­tuata ad occu­pare nel silen­zio, in forma disor­ga­niz­zata e silen­ziosa, col bene­pla­cito di qual­che ‘amico’ interno alle isti­tu­zioni. Adesso invece, gra­zie all’organizzazione, riu­sciamo ad imporre riven­di­ca­zioni e solu­zioni ai rap­pre­sen­tanti politici».

Il Comune ha rece­pito dopo anni di bat­ta­glie le istanze dei movi­menti. «Per esem­pio – pro­se­guono quelli di Pren­do­casa — la ride­sti­na­zione d’uso dei palazzi in pre­ce­denza asse­gnati all’università, che erano stati ristrut­tu­rati con fondi di Edi­li­zia Resi­den­ziale Pub­blica, però solo par­zial­mente uti­liz­zati. Nel mese scorso sono ini­ziate le prime asse­gna­zioni e, non appena dispo­ni­bili, altri otto palazzi saranno asse­gnati in base alle gra­dua­to­rie per le case popo­lari. Per risol­vere l’emergenza abi­ta­tiva, senza con­su­mare suolo con nuove costru­zioni, baste­rebbe requi­sire gli immo­bili pri­vati inven­duti e uti­liz­zare l’immenso patri­mo­nio pub­blico in via di dismissione».