Non una violenza di più

Il comunicato di Art Lab Occupato che chiarisce politicamente i termini della vicenda

19 / 12 / 2016

Si è aperto oggi a Parma il processo relativo ad uno stupro di gruppo avvenuto nel 2010 nella sede della RAF. Pubblichiamo il comunicato di Art Lab Occupato, uno degli spazi sociali della città ducale, che chiarisce politicamente i termini di una vicenda che, tra muri di omertà ed isolamento premeditato della ragazza coinvolta, ha assunto livelli di squallore e gravità unici. Ribadiamo che, al di là de clamore mediatico di questi giorni, siamo da sempre stati vicini e solidali alla ragazza, consci del fatto che l'antisessismo è battaglia costitutiva di qualsiasi discorso che parli di libertà ed emancipazione sociale. L'invasività del sessismo nella nostra società, prodotta dai rapporti di potere definiti dal genere e dal capitale, spesso non risparmia neppure i nostri spazi sociali. Per questa ragione è sempre più necessario dotarsi di discorsi e pratiche che rendano l'antisessismo parte di una lotta complessiva e non frammento specifico ed isolato. Per completezza di analisi e visione dei fatti rimandiamo anche all'articolo apparso sul blog Abbatto i muri.

A poco più di un anno di distanza dall’esplosione mediatica sui fatti di via Testi, sentiamo di doverci esprimere di nuovo. Nonostante la nostra posizione rimanga invariata, decidiamo di riaffermarla sulla base dell’evoluzione dei fatti, di un’analisi più solida e di una profonda autocritica.

Infatti sebbene non ci sia stata alcuna esitazione nel condannare la violenza sin da subito, nell’esprimere la nostra distanza dagli ambienti politici in cui si è sviluppata, abbiamo tralasciato il nostro grado di responsabilità nell’incidere e nel modificare la realtà che ci circonda. Perché, anche in questo caso specifico, la violenza di genere non si riduce ad un ambiente politico, ma è una problematica che si iscrive nella nostra società, e per questo ci coinvolge in maniera diretta tutte. Ci incoraggia pertanto vedere che a livello nazionale si stiano esprimendo reazioni di solidarietà e di condanna dell’accaduto. Crediamo che questa vicenda si inserisca in un ragionamento e in una mobilitazione più ampia, che anche noi abbiamo attraversato, quella che ha coinvolto migliaia di persone nella manifestazione Non una di meno. Mobilitazione che esprime una necessità e un’urgenza di cominciare a trattare in maniera collettiva e concreta il tema della violenza sulle donne, sia in ambito di movimento che all’interno della nostra società, per potersi dotare degli strumenti e della consapevolezza che ci permette di reagire a fatti come quelli accaduti a Parma e altrove.

Decidiamo quindi di re-intervenire sulla vicenda che ha coinvolto la nostra città, che si è sviluppata su più livelli di violenza, tutti da condannare. A partire dall’atto in sé, uno stupro di gruppo; la ripresa e la successiva diffusione della violenza esibita come un trofeo; gli insulti, le minacce, l’isolamento riservati alla ragazza che l’ha subita; il tentativo di liquidare il fatto ad una “ragazzata”; il silenzio e l’atteggiamento omertoso e negazionista; la solidarietà agli stupratori espressa da alcun*; il continuo attraversamento di spazi politici e sociali da parte degli indagati, che continuano a camminare sulle loro gambe.

A perpetrare questa violenza hanno contribuito una serie di atteggiamenti quasi metamorfici, volti prima di tutto a una difesa della propria purezza e forse, solo in seconda analisi, orientati a condannare gli individui che ne hanno preso parte, a partire da coloro che lo stupro l’hanno compiuto per finire con chi non si è ancora schierat* dalla parte della ragazza, o non lo ha fatto in modo diretto e inoppugnabile.

Alla base di tutto, un regime inquisitorio e di sospetto nei confronti della stessa che dal tribunale istituzionale viene giudicata moralmente per la sua sessualità e considerata una puttana ( una linea strategica difensiva che ormai è prassi nei processi per stupro) e dal tribunale militante per la mancata ortodossia politica. Tutti questi tipi di violenza fanno parte di un sistema collaudato messo in atto ogni qual volta avviene una violenza di genere per preservare la stessa matrice che le produce, il patriarcato. 

Allora ci sembra fondamentale lavorare per sviluppare una coscienza e sensibilità antisessista, dotandoci di strumenti che ci permettano di affrontare la violenza di genere con forza e senza ambiguità, fuori e dentro l’ambiente militante, affinché quello che è successo non si ripeta mai più.
Esprimiamo piena solidarietà alla ragazza, ribadendole il nostro supporto e la nostra piena disponibilità al confronto e all’ascolto, nel caso in cui lo volesse. Il nostro spazio è aperto. Crediamo nella legittimità e nella veridicità delle parole di chi subisce violenza, perché è violenza quando viene percepita come tale. Questo è l’unico strumento che ci serve per schierarci. Per questo ci impegneremo per allontanare gli stupratori e i loro sostenitori da ogni spazio politico e di socialità in città.

Art Lab Occupato