Nomi

Un momento d'onestà sul terremoto de L'Aquila e le accuse alla Commissione Grandi Rischi

14 / 6 / 2010

Ci sono nomi di persona, nomi di eroi o carnefici, che da un momento preciso della storia iniziano ad avere un significato e diventano mito. Negli Stati Uniti ci sono i nomi dei presidenti importanti, quelli che hanno cambiato il volto agli States. Ci sono anche altri nomi. Nomi come Katrina.

Strana storia quella dei nomi degli uragani. Sono previsti 21 nomi ogni anno, riutilizzabili ogni 6 anni, fatta eccezione per i “nomi ritirati”. I nomi degli uragani particolarmente violenti e memorabili. Katrina.

Questo nome è rimbombato nella testa parlando con un professore statunitense, che affermò che “L'Aquila was like Katrina”. Già, L'Aquila come Katrina.

Furono, infatti, chiare fin dal principio le dirette responsabilità politiche e tecniche dei governi (statunitense e italiano) e delle sue agenzie di protezione civile e di primo intervento (Federal Emergency Management Agency e del United States Army Corps of Engineers per gli USA e il Dipartimento di Protezione Civile nazionale per l'Italia) [1].

Chiara è l'applicazione della “shock economy” nei territori colpiti dal disastro. Speculazione e riassetto dei territori, per lo più snaturati dalle loro caratteristiche pre-disastro, imposte a popolazioni approfittando dello shock che l'uragano e il terremoto hanno provocato [2].

Questo processo, in Italia, viene reso possibile grazie all’articolo 5 della Legge n. 225 del 1992 (Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile) che stabilisce lo “Stato di emergenza e potere di ordinanza”. Niente di nuovo insomma. Come ha mostrato Manuele Bonaccorsi in “Potere Assoluto” [3] e Sabina Guzzanti in “Draquila” [4], l’emanazione di legge ad hoc è lo strumento principe per spendere il denaro pubblico aggirando così le leggi che regolamentano la spesa pubblica. La protezione civile non è, quindi, solo una struttura fondamentale per tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. La protezione civile è soprattutto altro. È lo strumento più efficiente per superare l'italica corruzione tentacolare e creare canali diretti per l'erogazione di finanziamenti in “stato d'emergenza” a pochi e fidati “amici”.

E allora, L’Aquila come Katrina?

L'Aquila come Katrina ma solo fino al 3 giugno, quando gli avvisi di garanzia ai vertici della Commissione Grandi Rischi del DPC hanno messo in dubbio i massimi esponenti della comunità geologica e geofisica italiana. Svaniscono gli encomi per aver affermato nella riunione della CGR che “l'unica difesa dai terremoti consiste nel rafforzare le costruzioni e migliorare la loro capacità di resistere al terremoto. Un altro importante aspetto da curare ai fini di protezione civile è migliorare il livello di preparazione a gestire un'emergenza sismica” [5]. Parola dell'ex capo della Protezione Civile e attuale vicario della Commissione, prof. Franco Barberi.

Quindi siamo di fronte a un bivio: o L'Aquila veramente non è più come Katrina, quindi la comunità scientifica è parimenti responsabile del disastro, oppure questa invasione di campo della magistratura negli ambiti scientifici nasconde qualcos'altro. Serve un momento d'onesta e ce lo prendiamo per fare chiarezza su ciò che la comunità scientifica ha fatto o era in grado di fare prima delle 3.32 del 6 Aprile 2009.

Il terremoto aquilano inizia nel dicembre 2008, con uno sciame di eventi sismici che non supera mai la magnitudo 3. Gli eventi maggiori si verificano a partire dal 10 Marzo 2009, con il picco raggiunto dall'evento del 30 dello stesso mese [6]. Il 31 Marzo, oltre alla riunione delle CGR, ci fu una conferenza stampa a cui parteciparono De Bernardinis (responsabile della sezione tecnico-operativa del DPC) e Barberi (consulente scientifico del DPC). In quella conferenza stampa affermarono che un sisma non è prevedibile e che il maggiore intervento sarebbe dovuto essere il controllo degli edifici [7].

Scendiamo in dettaglio su quali erano le conoscenze scientifiche a disposizione della Commissione Grandi Rischi prima del 6 Aprile. Numerosi sono gli studi geologici con la finalità di ricostruire l'attività sismica nelle zone interessate dal terremoto [8] e la natura delle rocce sottostanti le principali zone abitate, con particolare riferimento alla capacità dei terreni di amplificare le onde sismiche [9 e 10]. Che la zona dell'aquilano fosse sismica, come tutto l'Abruzzo e più in generale l'Appennino centrale, è un dato noto a geologi e geofisici, rientrando come Zona 2 nella classificazione sismica dei comuni italiani (zona a medio-alta sismicità) [11 e 12]. I terremoti in epoca storica che furono registrati o che arrecarono danni nella città de L'Aquila e dintorni sono numerosi [13]. Per quel che riguarda le caratteristiche dei terreni su cui è costruita la città de L'Aquila, diversi studi hanno dimostrato la presenza di terreni capaci di amplificare le onde sismiche (il così detto “effetto di sito”), anche se non omogeneamente in tutto il territorio. Questo è legato a differenze nella tipologia di rocce sottostanti [9] e allo spessore di ogni tipo di terreno [10].

Interessante è lo studio condotto successivamente al sisma del 6 Aprile. Ricercatori italiani e stranieri hanno condotto studi sulle risposta alle onde sismiche dei terreni nelle zone con maggiori danni (inclusa la zona della casa dello studente crollata) [14]. Per far questo hanno sfruttato lo sciame sismico post 6 Aprile posizionando i loro strumenti di rilevamento (accelerometri, in grado di registrare le accelerazioni che subisce il suolo al passaggio delle onde sismiche, fattore principale in grado di arrecare danni alle strutture) e hanno registrato dati per un mese (27 Maggio – 24 Giugno). E’ interessante sottolineare due aspetti:

- l'effetto di sito nella zona de L'Aquila è molto variabile e i terreni sottostanti le zone maggiormente danneggiate amplificano molto le onde sismiche.

- per compiere queste indagini ci è voluto un mese di rilevamenti, più il tempo necessario per l'elaborazione dei dati.

Proprio su questo punto serve un momento d'onestà, non della comunità scientifica (con semplice ruolo consultivo a disposizione del DPC) ma di chi aveva a disposizione il potere e i mezzi (per lo più economici) per far approfondire prima questi aspetti in modo così dettagliato. Il Dipartimento della Protezione Civile nazionale ha vari compiti, uno di questi è la previsione e prevenzione dai rischi naturali, la cosiddetta mitigazione dei rischi. Per far questo spende circa 30 milioni di euro l'anno, contro i 1,5 miliardi circa di budget annuale complessivo [3]. Durante la crisi sismica antecedente il 6 Aprile non uno studio di dettaglio è stato rivolto agli effetti di sito dei terreni nelle principali zone abitate dell'aquilano, non un controllo sistematico degli edifici, specialmente quelli pubblici. Perché?

Sopratutto mai una sola idea di integrare tutto ciò per agire in modo mirato nelle zone con maggiori effetti di sito e edifici considerati sismicamente più deboli. Questo atteggiamento è stato evidenziato anche dalla lettera a Bertolaso del Sindaco de L'Aquila successive alla riunione della Commissione Grandi Rischi, in cui sottolineava come gli interventi strutturali agli edifici danneggiati dai terremoti precedenti al 6 Aprile si stavano svolgendo su richiesta e a carico del comune, denunciando inoltre la mancanza di fondi per tale opera. Le responsabilità quindi vanno dirette al governo nazionale e al suo organo preposto, il Dipartimento di Protezione Civile nazionale.

Viviamo nell’epoca dei tagli giustificati dalla crisi globale. Tagli al mondo della formazione, migliaia di precari dell’Università e centri di ricerca saranno mandati a casa. Invece Bertolaso assume per emergenze già concluse, promuovendo e stabilizzando 178 tra dirigenti tecnici e impiegati [15]. Assunzione giustificate grazie a emergenze a cui far fronte, emergenze passate risalenti persino alla fine degli anni ‘90. Ma in cosa si è trasformata la protezione civile? Questo ente ha smesso da tempo di investire nella mitigazione dei rischi, finanziando l'attività di ricerca (stime delle pericolosità) e occuparsi di rafforzare le comunità locali (sia dal punto di vista fisico, ovvero delle strutture, sia che politico-sociale) per prevenire disfacimenti sistemici in caso di emergenze (ovvero la cosiddetta valutazione della vulnerabilità). Chiaro è ormai il ruolo che sta svolgendo nella distribuzione di risorse per le ricostruzioni (ma non solo, vedi i mondiali di nuoto di Roma 2009) direttamente a quelle forze economiche (costruttori in testa) capaci di comprendere il valore potenziale di un territorio prima di un evento. Bassi investimenti prima dello “shock” (il crollo della casa dello studente a L'Aquila è impressa nella memoria collettiva) e massicce risorse a disposizione a posteriori. Risorse che vengono erogate direttamente dal DPC, senza controllo effettivo, evitando che vadano perse nei meandri dell'amministrazione politica locale. Questo grazie alla possibilità di continua emanazione dello “stato di emergenza”, senza nessun vincolo temporale.

Allora torniamo ai nostri nomi. L'Aquila e Katrina sono nomi differenti e il loro significato è molto diverso. Negli Stati Uniti nessun dubbio c'è stato nell'identificare i responsabili, sicuramente tecnici e in parte politici, della catastrofe. Per L'Aquila è diverso. Chi da anni, con meno fondi e sempre più solamente ricercatori precari a disposizione, si prende la responsabilità scientifica e tecnica in ogni emergenza nazionale viene accusato di omicidio colposo, mentre ministri e sottosegretari, gli unici ad avere il potere decisionale durante le emergenze, continuano ad indossare le loro giacche e felpette blu, usando i loro poteri speciali per far ridere gli amici costruttori.

Ma i loro nomi li conosciamo bene e non c'è posto per loro nella storia.

References

[1]Per informazioni sull'Uragano Katrina http://it.wikipedia.org/wiki/Uragano_Katrina e i links contenuti

[2]Naomi Klein, 2007. Shock economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri, Rizzoli, Milano.

[3]Bonaccorsi, M., 2009. Potere assoluto. La protezione civile al tempo di Bertolaso . Edizioni Alegre, 127 p.

[4]Draquila

[5]Verbale della riunione della Commissione Grandi Rischi del 31/03/2009. Documento scaricabile dal sito http://espresso.repubblica.it/ insieme ad altri documenti sull'inchiesta sulla Commissione Grandi Rischi – DPC

[6]Aydan, Ö., Kumsar, H., Toprak, S., 2010. The 2009 L’Aquila earthquake (Italy): Its characteristics and implications for earthquake science and earthquake engineering. Yerbilimleri, 30, 235–257

[7]Conferenza stampa del 31/03/2009 della Commissione Grandi Rischi, (http://www.abruzzo24ore.tv/news/Niente-allarmismo-i-terremoti-non-sono-prevedibili/10340.htm )

[8]Messina, P., Galli, P., Falcucci, E., Galadini, F., Giaccio, B., Gori, S., Peronace, E., Sposato, A., 2009. Geoitalia, 28, 24 – 29.

[9]Blumetti, A. M., Di Filippo, M., Zaffiro, P., Marsan, P., Toro, B., 2002. Seismic hazard of the city of L’Aquila (Abruzzo — Central Italy): new data from geological, morphotectonic and gravity prospecting analysis, Studi Geologici Camerti 1, 7–18.

[10]De Luca, G., Marcucci, M, Milana, G., Sanò, T., 2005. Evidence of Low-Frequency Amplification in the City of L’Aquila, Central Italy, through a Multidisciplinary Approach Including Strong- and Weak-Motion Data, Ambient Noise and Numerical Modeling. Bulletin of the Seismological Society of America, Aug 2005; 95: 1469 – 1481.

[11]http://www.protezionecivile.it/cms/view.php?dir_pk=52&cms_pk=2729

[12]http://emidius.mi.ingv.it/GNDT/IMAX/max_int_oss.html

[13]Rovida, A., Castelli, V., Camassi, R., Stucchi, M., 2009. Terremoti storici nell'area colpita dagli eventi sismici dell'aprile 2009. http://www.mi.ingv.it/eq/090406/storia.html

[14] Ameri, G., Augliera, P., Azzara, R.M., Bergamaschi, F., Bertrand, E., Bordoni P., Cara F., Cogliano R., Cultrera G., D’Alema E., Di Giacomo D. (3), Di Giulio G., Duval A.-M., Fodarella A., Franceschina G., Gallipoli M.R., Harabaglia P., Ladina C., Lovati. S., Luzi L., Marzorati S., Massa M., Milana G., Mucciarelli M., Pacor F., Parolai S., Picozzi M., Pilz M., Puglia R., Pucillo S., Régnier J., Riccio G., Salichon J., Sobiesiak M.,. 2010. Evaluation of the local site effects in the upper and middle Aterno valley. Coordinatori G. Cultrera e L. Luzi

[15]Bianca di Giovanni “E Bertolaso assume per emergenze già concluse”, L'Unità, 9 giugno 2010, http://www.unita.it/news/99763/e_bertolaso_assume_per_emergenze_gi_concluse

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Federico Di Traglia (1), Danilo Di Genova (2), Yago Nestola (3)

(1) Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa

(2) Dipartimento di Scienze Geologiche, Università Roma Tre

(3) Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Parma

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