Noi siamo l'Europa

18 / 5 / 2012

Nelle strade e piazze di Francoforte, nelle assemblee in Università, nei cortei, nei blocchi degli istituti bancari, nel rizoma ancora non sviluppato e giovane della ribellione del lavoro vivo tedesco, italiano, francese, spagnolo, greco, sloveno, emerge la costituente dell'Europa che viene.

Ci sono dita che indicano la Luna e parassitismi delle vecchie forme della politica che ne nascondono le tracce ed ambizioni.

Dobbiamo cercare di immaginare e forzare il presente alla luce del futuro prossimo, senza la presunzione dell'autosufficienza, ma invece accellerando sulla necessità di ricerca tanto nella pratiche quando nella parola pubblica sulla fase.

La voglia di rompere i divieti a manifestare, la determinazione dei e delle giovani europei chiama tutti noi a dare potenza e concretezza all'Europa che viene.

Francoforte impegna tutti noi a disobbedire a chi ha ancorato questo continente al vecchio paradigma del comando, all'egemonia della rendita sulla vita, del debito sul redistribuzione della ricchezza socialmente prodotta, della finanza sul suffragio universale, della rappresentanza partitica sulla democrazia e finanche degli abusi polizieschi sulla democrazia reale.

Le giornate di Blockupy sono uno spazio pubblico europeo, cui l'ancient regime risponde con divieti e galera, con un'arroganza ed un arbitrio che indigna tutti i democratici.

Oggi in Paulspatz i democratici di Francoforte si sono autoconvocati per difenderc(s)i portando con sè una copia della costituzione federale. E sono stati messi in stato di assedio, come i corpi dei movimenti in Università.

Siamo uniti nella lotta contro la "democrazia dello spred" e, del tutto parallelamente, contro i nuovi populismi.

Quanto è successo è un passo decisivo in avanti; ed è la migliore risposta ai nostri arresti.

Andiamo avanti senza paura. Perchè sappiamo, oggi più che mai, che non siamo soli. Con noi ci sono milioni di donne ed uomini che non accettano più la politica economica dell'austerity, l'oligarchia commissaria del debito, l'ordine costituito basato sugli accordi di Maastricht e Shengen.

Andiamo avanti, perchè la posta in gioco è il nostro futuro e nessuno se non noi, tutti noi, può prenderne in mano l'esito. Non si tratta, si badi, della redenzione dell'idea di Europa, quasi fosse una teleologia messianica, ma della possibilità concreta di dare corpo ad una coalizione sociale immediatamente generale che confederi, senza riduzione alla sintesi, in uno spazio pubblico e politico nuovo movimenti, soggettività, percorsi anche tradizionali dell'agire politico e sindacale.

La posta in gioco è sovvertire il presente e ribaltare la crisi in un divenire comune potente e mai visto.

Proviamoci fino in fondo. Siamo tutti a Francoforte. Questa mattina bloccando gli istituti bancari, assicurativi e del debito e sabato mettendoci alla prova con una grande manifestazione.

Alla lotta compagn*. RiseUP!