Aggiorniamo su quanto accade alla Coca-Cola di Nogara (VR), attraverso testi e materiali multimediali tratti dal sito di Adl Cobas.
Prosegue da più di tre settimane la mobilitazione dei
lavoratori di Adl Cobas alla Coca-Cola di Nogara (Vr), di fronte al
ricatto inaccettabile di tutti i soggetti coinvolti nella filiera produttiva e
logistica[1] che, utilizzando lo
strumento del cambio d’appalto e dei nuovi dispositivi concessi loro dal Jobs
Act, hanno licenziato i lavoratori ritenuti “scomodi” dalle aziende. La
settimana scorsa si era aperto un tavolo di mediazione voluto dal sindaco di
Nogara, al quale Adl Cobas si è presentata portando una proposta che prevedeva
il rientro immediato dei 29 lavoratori, a cui era stata promessa la
riassunzione, la cancellazione
della lista di proscrizione di 14 lavoratori e la disponibilità a
discutere di una soluzione al problema degli esuberi, introducendo il criterio
della volontarietà da parte dei lavoratori di accettare un’eventuale incentivo
all’esodo o una ricollocazione. Il Consorzio ha risposto che la lista è
intoccabile ed ha posto la condizione prioritaria di «risolvere il problema dei
14 lavoratori indesiderati», prima di parlare del reintegro dei restanti 29, i
quali potrebbero tornare al lavoro con un reinserimento scaglionato nel tempo
fino a giugno.
A questo ricatto i lavoratori hanno risposto con l’occupazione del tetto e del piazzale interno dello stabilimento della
Coca Cola nella mattinata di martedì 28 marzo, nonostante l’intervento dei
carabinieri antisommossa e delle guardie della sicurezza interna, che ha
necessitato la chiamata dell’ambulanza per soccorrere un lavoratore a causa dei
colpi subiti.
Il giorno dopo è successo un episodio gravissimo. Mentre i lavoratori e le famiglie stavano entrando nel piazzale interno per portare dei viveri alle persone sul tetto, sono stati violentemente aggrediti dalle guardie private pagate dal Consorzio Vega, che hanno anche utilizzato delle pistole elettriche Taser verso chi cercava di entrare. Ancora una volta è stato necessario l’intervento dell’ambulanza per prestar soccorso ai lavoratori rimasti colpiti.
Questo il commento delle giornate di lotta, da parte di Roberto Malesani (Adl Cobas Verona-Vicenza)
Ieri si è assistito all’ennesima provocazione della Coca Cola, che ha attivato le procedure per la cassa integrazione straordinaria in seguito alle proteste dei lavoratori iscritti ad Adl Cobas. Riportiamo un breve comunicato dalla pagina facebook di Adl Cobas Verona-Vicenza
Denunciamo il
tentativo da parte della multinazionale di scaricare le proprie responsabilità,
cercando di dividere i lavoratori e di mettere i propri dipendenti contro i
loro colleghi, dipendenti della cooperativa impiegati nella logistica, in lotta
per difendere il proprio posto di lavoro.
Ci vuole coraggio a sostenere che l'occupazione del tetto da parte di 6
lavoratori porti al blocco della produzione. In questi giorni di presidio fuori
dai cancelli, non è stato bloccato l'accesso degli altri lavoratori e abbiamo
visto un continuo flusso di camion all'interno dello stabilimento, anche
durante l'occupazione del piazzale interno.
Ribadiamo ancora una volta che questa situazione è stata generata dal tentativo
di eliminare attraverso una lista nominativa di 14 presunti “esuberi”, una
presenza sindacale, Adl Cobas, che in questi anni ha portato la conquista di
alcuni diritti fondamentali, come la piena applicazione del contratto
collettivo nazionale di riferimento e la denuncia e la cacciata di un caporale
all'interno del magazzino.
Questo attacco politico verso Adl Cobas viene attuato attraverso lo strumento
del cambio d'appalto. Se Coca Cola accettasse la nostra richiesta di
inserimento della clausola sociale di salvaguardia in caso di cambio d'appalto
(ossia la garanzia di riassunzione di tutti alle stesse condizioni), non si
sarebbe verificata questa situazione.
Non è vero che nessuno è stato licenziato, infatti in questo momento è partita
la procedura di mobilità per i 45 lavoratori, iscritti ad Adl Cobas, che non
hanno accettato il ricatto di Coca Cola, dei consorzi e delle cooperative
subappaltanti.
Quando Coca Cola invoca il ripristino della legalità all'interno della propria
fabbrica, non capiamo come mai non faccia riferimento all'utilizzo di pistole
elettriche Taser, da parte di alcune guardie private, contro i nostri
lavoratori, fatto gravissimo avvenuto all'interno della sua proprietà privata.
[1] La logistica dello stabilimento è affidata alla multinazionale svizzera Kuhene Nagel, la quale a sua volta appalta al Consorzio Soluzioni Globali, il quale a sua volta la affida al Consorzio Vega, che, tramite la cooperativa “Zetajob”, sua consorziata, subentra nell’appalto alla Cooperativa Smart, facente parte del Consorzio Soluzioni Globali, vedi articolo Coca Cola Zero