Nell'emergenza, oltre l'emergenza

Un contributo del CSO Pedro di Padova sulle tante attività cittadine svolte in questa fase

20 / 4 / 2020

Un contributo del CSO Pedro di Padova sulle tante attività cittadine svolte in questa fase.

Qualche mese fa non avremmo pensato di trovarci in questa situazione, quella cioè di una pandemia globale. Quella che ha portato le terapie intensive degli ospedali del nord Italia al collasso, che ha chiuso - forse per sempre - tante attività, che ha bloccato concerti ed eventi culturali e ha messo in ginocchio quelle figure da tempo lasciate senza tutele dalla demolizione del Welfare di base e dalle trasformazioni del rapporto tra capitale e lavoro.

Una crisi che ha eluso fin da subito la sua dimensione puramente sanitaria e che, ancora una volta, evidenzia come le fasce più povere e deboli della società siano quelle a dover pagare il prezzo più alto.

In questi anni abbiamo sostenuto le istanze dei lavoratori e lavoratrici che miravano a emancipare la propria condizione; abbiamo parlato delle richieste di regolarizzazioni dei migranti e delle migranti per accedere a diritti di base; abbiamo sperimentato pratiche di mutualismo, in rete con altre realtà, messe in campo per sopperire alle mancanze del welfare istituzionale.

Oggi ci troviamo in una situazione che è complessa per tutte e tutti, ma che ci pone un quesito importante, cioè come potenziare quella rete sociale e quei legami che per anni abbiamo costruito insieme e come metterli a disposizione della nostra comunità cittadina. 

Abbiamo deciso di aderire a un progetto avviato dal Centro servizi volontariato, dalla Diocesi e dal Comune dal titolo “Per Padova noi ci siamo”. E noi ci siamo davvero, siamo riusciti a incrementare servizi già attivi e proporre in autonomia altri progetti che è importante immaginare oltre il concetto stesso di emergenza. L’obiettivo è quello di costruire collettivamente una comunità solidale, che sia realmente capace di “non lasciare nessuno indietro” e non sia versata solamente al profitto e alla speculazione.

Dopo oltre un mese di isolamento abbiamo compreso meglio che l’isolamento è qualcosa di intrinseco alla società contemporanea, quando non intervengono legami di comunità. Una prassi, quest’ultima, che non si dà di per sé, ma si costruisce anche attraverso processi conflittuali. 

Cos'è una comunità se non molte persone che analizzano i loro bisogni e desideri, li mettono in comune e li trasformano in istanze collettive. Soggetti che si accorgono che altre persone sentono nello stesso modo, provano emozioni simili, che si possono concretizzare attraverso le parole e  le azioni.

È stato complesso analizzare di cosa avessimo bisogno. C'erano e ci sono tante questioni da prendere in considerazione e assemblare. Ci siamo confrontati, abbiamo capito che la cosa più importante è rafforzare il nostro sistema comunitario. Perché è quello che ci permette di cogliere al meglio contraddizioni e possibilità che si aprono dentro questa crisi inedita del capitalismo. 

È stato detto più volte come questa crisi sanitaria contenga al suo interno le distopie del sistema neoliberale. Ed è per questo che diventa sempre più urgente la necessità di un’alternativa, che prenda le mosse dalle tante lotte che in questi ultimi anni hanno trasformato l’agire politico, e gli stessi movimenti sociali. Le lotte per la giustizia climatica e sociale, quelle contro il patriarcato, il razzismo e il colonialismo prima di tutte.

In questo primo mese e mezzo di quarantena molte di queste lotte hanno continuato a vivere nella rete virtuale, grazie alle tante campagne che hanno provato a impattare direttamente la congiuntura che stiamo vivendo. In primis quella per il Reddito di Quarantena e verso il Reddito Universale, una misura fondamentale per riaprire, sul piano nazionale e non solo, una battaglia sulla redistribuzione della ricchezza e sul riconoscimento del lavoro vivo, spesso mal retribuito o addirittura gratuito. Su questo tema abbiamo aperto uno sportello online in collaborazione con ADL Cobas e scritto vari documenti che analizzano la situazione su più livelli, come ad esempio il punto di vista dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo. 

Inoltre, attraverso le nostre associazioni che lavorano nell'ambito delle migrazioni, abbiamo aperto e dato ampio respiro alla campagna “Sanatoria Subito!” per chiedere la regolarizzazione di tutti i migranti e le migranti sul territorio nazionale, attraverso lo slogan “Siamo qui”. Sono tanti i migranti che hanno preso parola nei primi appuntamenti online, a testimonianza della necessità di un nuovo modello di inclusione e cittadinanza. Necessità che parte innanzitutto dall’accesso alla lingua italiana e per questo siamo rimasti attivi online con le varie classi della scuola d'italiano gratuita Liberalaparola e con l'help desk gestito dall'associazione Open your borders. Non solo per dare continuità ai corsi iniziati, ma anche per continuare a far vivere i contatti creati con tanti ragazzi e ragazze, magari arrivati in Italia da poco. 

Rimanere in contatto e in buona salute è il motivo per cui anche la Palestra Popolare Galeano ha deciso di continuare la sua attività con allenamenti online, oltre ad essersi messa a disposizione come spazio di stoccaggio dei prodotti all'interno del progetto “Spesa Sospesa” della città di Padova, che donerà la spesa a tante famiglie in difficoltà. 

E quando si parla di buona salute il discorso ricade necessariamente sull'alimentazione. Se è vero che siamo ciò che mangiamo la nostra lotta è sempre stata quella di promuovere un “cibarsi consapevole” a partire dalla provenienza e dal metodo di produzione di quello che arriva sulle nostre tavole. Attraverso il mercato “Campi Colti” che si teneva ogni sabato nel giardino del CSO Pedro portiamo avanti un discorso sull'agricoltura sostenibile e sulla sovranità alimentare, confrontandoci con esperienze su scala nazionale come “Genuino Clandestino”. I provvedimenti presi in seguito all'esplosione del virus hanno preservato la grande distribuzione ignorando invece tutte le realtà legate ai mercati contadini. Per questo, puntando in prospettiva a riaprire il mercato “Campi Colti” il prima possibile, nel frattempo abbiamo deciso di costituire un Gruppo di Acquisto Solidale, un servizio rivolto a coloro che cercano un alternativa al supermercato, e che serve ad andare incontro ai piccoli produttori rimasti isolati.

Tutti insieme ci siamo messi a disposizione all'interno del progetto “Per Padova noi ci siamo” che, nello specifico, offre servizi di spesa a domicilio per anziani e persone che non possono uscire di casa. Oltre a questo, stiamo svolgendo servizi di accoglienza diurna e prepariamo una volta a settimana la cena presso una struttura di accoglienza per persone senza fissa dimora (dove abbiamo allestito e messo a disposizione un solido gazebo esterno per permettere agli ospiti di passarci le ore diurne). Infine abbiamo messo a disposizione i nostri spazi per la distribuzione delle donazioni ricevute attraverso il progetto “Spesa Sospesa”. 

Non ci siamo fatti bastare tutto questo, perché per noi la socialità, l'informazione, la cultura e la musica fanno parte dell’iniziativa politica. Per questo abbiamo ragionato su quale fosse il modo e lo strumento migliore per continuare a discutere, approfondire e condividere.

E così all'interno di Radio Sherwood sono nate nuove trasmissioni per parlare di  transfemminismo, ecologia, rotte migratorie, internazionalismo, storia, attualità e molto altro. Uno strumento, quello della radio, che mai come ora si sta dimostrando essenziale per portare la nostra voce molto più in là del balcone di casa nostra, ma anche per rompere l’unicità del discorso “istituzionale” sull’emergenza Covid. 

E poi c'è Sherwood Open Live, un progetto che è diventato un'istituzione del mercoledì in questi anni a Padova e che ha dato occasione a tanti artisti del territorio di esibirsi nella sede storica di Radio Sherwood. Oggi va in streaming sulle piattaforme social, in diretta dalle case degli artisti, con il supporto tecnico dei ragazzi e delle ragazze che seguono questo progetto. Anche nel lockdown la produzione indipendente continua a giocare un ruolo fondamentale, sia in termini di immaginario che di critica all’industria culturale mainstream.

No, non ci siamo fermati. Chi è in movimento non può farlo, per definizione. Ma non ci accontentiamo, perché per costruire l’altro mondo possibile c’è bisogno di lotte, di orizzonti e passioni messe in comune. Oggi più di ieri!