Ieri
il nuovo Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca,
Maria Chiara Carrozza è venuta a fare la sua prima passerella a
Napoli.
In un centinaio tra studenti e ricercatori napoletani,
dopo confronti nelle facoltà, abbiamo deciso di lanciare un presidio
sotto la Prefettura in piazza Plebiscito per rivendicare da subito i
diritti che ci vengono negati oramai da anni e per prendere parola
criticamente per quanto concerne i fatti avvenuti due giorni fa
all'Università Statale di Milano: le violente cariche della polizia
contro gli studenti dopo lo sgombero della biblioteca autogestita
Ex-Cuem.
Giunti in piazza troviamo un'altra manifestazione di
protesta: una trentina di ex dipendenti dei consorzi di Bacino. Tra
questi però si sono aggiunti alcuni noti nazifascisti campani.
Questi ultimi non hanno perso l'opportunità di darsi a provocazioni
con saluti romani e lanci di caschi contro noi presidianti. A quel
punto la tensione è salita e la polizia ci ha violentemente caricato
una prima volta ferendo un ragazzo a manganellate e poi una seconda
ferendo e fermando alcuni studenti e dottorandi. L'Assurdità che si
è palesata davanti ai nostri occhi è stata quella di vedere forze
dell'ordine e i fascisti aggredirci insieme.
Abbiamo subito
smentito con forza qualunque ricostruzione della giornata (già fatta
da alcuni giornali, tipo Repubblica) che si sia trattata di una
“rissa tra lavoratori e studenti”. Diversi lavoratori hanno
infatti, in seguito alla duplice aggressione di fascisti e polizia,
dimostrato apertamente la loro solidarietà agli studenti dichiarando
la loro estraneità a quei personaggi.
Dopo aver occupato
temporaneamente il rettorato della Federico II per una conferenza
stampa, abbiamo deciso di volantinare per il centro storico della
città, dove sono dislocate la maggior parte delle sedi universitarie
ma anche degli spazi autogestiti da studenti e lavoratori
dell'immateriale. Durante il nostro volantinaggio abbiamo subito
improvvisamente un'altra carica della celere, solo perché ci siamo
avvicinati a Piazza Bellini dove, nel frattempo, il Ministro era in
visita al Conservatorio.
Questa seconda, violentissima carica,
è testimoniata solo grazie ad un breve video di un giornalista di
Napoli Urban Blog che il vicequestore in persona ha ieri aggredito e
malmenato, non prima di avergli strappato la telecamera. Pochi
secondi preziosi perché testimoniano sia l'assoluta pacificità del
corteo pomeridiano (la testa del presidio era formata da ragazze,
alcune di nemmeno vent'anni, che reggevano uno striscione) e
l'improvvisa e immotivata decisione di caricare, con il solo scopo di
colpire e far male, dato che il presidio era fermo a metri e metri di
distanza dal cordone delle forze dell'ordine.
Della giornata
di ieri ci allarma proprio questo: la totale sproporzione tra il
livello cui si attestava una protesta legittima e l'assurda reazione
della polizia. E' troppo evidente che la connivenza tra fascisti e
forze dell'ordine è figlia della stessa strategia di "repressione
con qualunque mezzo" che il primo maggio vedeva insieme la
polizia e il servizio d'ordine dei sindacati confederali: una
settimana prima si manganellano i lavoratori, quella dopo gli
studenti e poi sotto a chi tocca. E' troppo evidente la volontà -
dopo l'insediamento del nuovo governo e l'inizio delle passerelle
ministeriali - di instaurare da subito un clima di ordine
paralizzante, che blindi qualunque tipo di contestazione alla nuova
fase di larghe intese già sul nascere. E' troppo evidente la
connessione tra la violenza di ieri e le parole del ministro Alfano,
che senza troppi giri di parole ha palesato la necessità di
reprimere qualunque dissenso nasca a causa della crisi e
dell'impoverimento diffuso.
Purtroppo per loro, però, il
gioco del potere è il gioco della resistenza, due termini non
dissociabili. Proprio ieri la città ha dato una risposta immediata e
positiva: nella disponibilità degli studenti di riprendersi da
subito la piazza dopo le cariche nella mattina, nella presa di parola
pubblica di tanti piccoli commercianti del centro storico che hanno
subito difeso gli studenti aggrediti, denunciando pubblicamente
l'assurda gestione della piazza da parte delle forze
dell'ordine.
Napoli, da sempre laboratorio di strategie di
repressione poi riprodotte su larga scala, fotografa bene come -
nella crisi - ci sia un ricompattamento delle forze reazionarie: dai
capibastone della camorra che impongono la serrata per la ztl, ai
sindacati che militarizzano le piazze, alle aggressioni coordinate di
fascisti e polizia.
La sfida, per i movimenti sociali, sarà
allora quella di agire analoghe forme di ricomposizione pattizia tra
tante e diverse forme della precarietà e dell'impoverimento perché
sia chiaro che esiste - a Napoli - un'altra idea di città. L'idea di
chi crede che alla disperazione non si risponda con i manganelli, ma
garantendo il diritto al trasporto pubblico, alla casa, alla salute,
riqualificando le periferie, sperimentando forme di lavoro non
sfruttato e non precario, bonificando i territori avvelenati: solo a
queste condizioni potrà essere prodotta una democrazia reale,
espansiva, che parli la lingua dei tanti comitati territoriali che
ogni giorno, nella nostra città, sollevano le contraddizioni della
crisi contro ogni forma di repressione.
D.A.d.A. (Dipartimento Autogestito dell'Alternativa) – Napoli