Napoli choosy side (il lato di napoli che vuole scegliere) è la scommessa di un gruppo di attivist*, di student*, di precarietà di questa città, che, dopo le mobilitazioni di queste settimane contro il rigore e contro le politiche del governo Monti, provano ad aprire un laboratorio permanente contro la crisi in città. Dove? La prima tappa è il palazzo dell’Adisu di Mezzocannone 14, un palazzo bellissimo, ampiamente sotto-utilizzato, tenuto lontano dagli occhi indiscreti degli studenti e della cittadinanza. Occupato l’intero edificio, senza interrompere la normale attività amministrativa, sono immediatamente evidenti le potenzialità enormi di quel cortile (sempre chiuso), di quell’auditorium fittato solo a pagamento. Mezzocannone 14 in pochi giorni è stato attraversato da centinaia di persone, come probabilmente non accadeva da quando la mensa era aperta, oramai 15 anni fa. La permanenza nel palazzo ci ha dato la possibilità di indagare la storia dell’Adisu (l’azienda regionale per il diritto allo studio), le sue innumerevoli trasformazioni e l’enorme quantità di soldi pubblici sperati in questi anni (mentre sevizi e diritti venivano tagliati). Per tutti questi motivi, ci è parso legittimo restare ancora, occupare l’AUDITORIUM, intitolarlo a Carla e Valerio Verbano, per aprirlo ora come in futuro ai suoi legittimi proprietari, che siamo noi. La storia non finisce così. Lunedì notte abbiamo aperto un altro palazzo, contiguo al 14 ma completamente chiuso ed abbandonato dal 2005: mezzocannone 12, un fantasma, il civico di Mezzocannone di cui quasi nessuno era a conoscenza. Una volta aperto abbiamo scoperto un’intera palazzina di due piani, fronte strada, messa a nuovo e mai aperta. Un altro spreco imperdonabile di cui è responsabile l’Università. Ora quella palazzina è occupata e insieme dobbiamo decidere come riempirne gli innumerevoli spazi.
In una città che soffre di carenza di strutture, in cui il “pubblico” e l’”Università” cedono spazi solo a pagamento o tramite impervie strade burocratiche, noi proviamo a praticare un’alternativa all’austerity dal basso, restituendo al centro storico un cortile, un auditorium e uno stabile di due piani.
Programma di questa settimana:
Lunedi' 3 dic h 17, 30: Assemblea pubblica di presentazione dell'"Auditorium Carla e Valerio Verbano" e della palazzina di Mezzocannone 12
Mercoledi' 5 dic. h 16,30: Tavola rotonda”Democrazia vs polizia- tavola rotonda sull’uso dei dispositivi repressivi nella crisi”
h 21:00 Gnut live acustico @mezzocannone 12
Giovedi' 6 dic. : In piazza con la Fiom e con gli studenti
Nasce l'Auditorium Occupato "Carla e Valerio Verbano"
Nella
sede di Mezzocannone 14 c'è un auditorium. Iniziamo così perché questa
semplice informazione per molte persone – fino a due settimane fa – era
un mistero. Un auditorium nuovo, finanziato dalla Federico II e dal
Comune di Napoli, gestito dall'ADISU. Gestito come una preziosa
proprietà privata, da fittare a chi poteva permetterselo e poi
richiudere.
75
euro l'ora, poche associazioni convenzionate (e legate direttamente a
questo o quel partito politico) e nessuna possibilità di accesso né al
corpo studentesco né alla cittadinanza.
Dal 21 novembre quell'auditorium è di nuovo aperto. Aperto a tutti e tutte.
Per
due settimane un gruppo di studenti e precari ha occupato il palazzo di
Mezzocannone 14, portando in quello spazio centinaia di persone che
prima non ne sospettavano l'esistenza.
Un'occupazione
che nasceva dalla volontà di scommettere su una fase di mobilitazioni
che in tutta Italia aveva finalmente archiviato l'incontestabilità del
governo Monti, esprimendo il dissenso in ogni città e in ogni strada con
pratiche radicali e condivise.
Un'occupazione
che, però, provava anche a leggere le contraddizioni concrete del
territorio in cui si muoveva, provando a rompere con alcuni schemi
tacitamente accettati in quella sede universitaria. Un'occupazione che,
più nello specifico, individuava nell'ADISU (azienda per il diritto allo
studio, e non più ente ormai da tempo) un microesempio di gestione del
pubblico nella crisi: aumento della tassa regionale, privatizzazione
delle risorse, compiacenza clientelare della partitocrazia locale,
sottrazione di risorse comuni in nome di un presunto efficientamento dei
servizi (che da sempre vuol dire imposizione di costi insostenibili ed
odiose politiche sul lavoro).
Da
questo'occupazione nascono tante cose: una comunità meticcia, che ha
provato (e proverà) a mettere insieme prospettive diverse, quella
studentesca, quella delle periferie (periferie avvelenate, ma anche
periferie che rifiutano l'idea di una Napoli a più velocità, con
territori di serie A e di serie B), quella artistica e quella del lavoro
precario.
Da
questo occupazione nasce l' "Auditorium Occupato-Carla e Valerio
Verbano". Uno spazio restituito alla città, in cui provare a costruire
momenti di confronto politico, di sperimentazione artistica e di nuova
socialità inclusiva, non ghettizzante, non per chi se lo può permettere.
Dedicato
a Carla e Valerio, perché non esiste liberazione che non sia partigiana
(di parte). Perché – in tempi di presunte neutralità e larghe intese –
noi sappiamo da dove veniamo, sappiamo quale è la nostra storia,
sappiamo dove vogliamo arrivare. Dedicato a Carla e Valerio come se li
dedicassimo a nostra madre e a nostro fratello. Come se li dedicassimo a
qualcuno che ci ha insegnato cos'è il coraggio delle idee, cos'è la
rabbia degna, cos'è la dignità ribelle. A Valerio perché un vile agguato
fascista doveva imporgli il silenzio e, a quell'atto schifoso, si
risponderà sempre continuando a raccontare quelle storie che Valerio
conosceva bene, storie di una lotta di classe che l'attuale governo
vorrebbe archiviare con la stessa violenza di chi trent'anni fa usava i
fascisti come braccio armato della repressione di Stato. A Carla che per
32 anni ha cercato quella verità che non riposa nei processi, ma si
costruisce con la lotta quotidiana contro uno Stato che con un certo
passato vorrebbe non dover più fare i conti, si costruisce con i
compagni e le compagne che in quella lotta incrociano la strada ed
alzano la testa, senza rassegnazione, ogni giorno, perché finché ci
saranno comunità resistenti il fascismo dovrà restare nascosto,
rintanato dove può, vergognandosi senza rimedio e mendicando l'aiuto
delle forze dell'ordine o di una certa parte politica complice, che
prova ad uccidere Valerio di nuovo ogni giorno.
Valerio
e Carla, però, vivono ogni giorno nelle lotte dei loro compagni, vivono
in chi sa di potersi riprendere le strade con la testa alta, con
l'orgoglio di chi non ha nulla da temere e tutto da conquistare, di chi
sa di potersi riprendere le strade perché le strade – sempre – sono di
chi ama, di chi resiste e sa che, proprio quella resistenza, è il primo
atto d'amore.
A
Carla e Valerio perché non sapremmo immaginare la nostra militanza se
non con loro, se non con le loro parole, se non con la loro forza, se
non con quella storia – che è anche la loro – dalla quale veniamo e
nella quale sappiamo e sapremo sempre da che parte stare.
A
Carla e Valerio perché quella giustizia per la quale non hanno voluto
aspettare il paradiso, è quella che proviamo a costruire ogni giorno
noi, che al paradiso non crediamo e un altro mondo lo vogliamo qui e
subito.