Mitragliate al barcone dei presunti scafisti, spunta un altro video

15 / 1 / 2015

È il 26 Marzo 2014, al termine di una conferenza stampa tenuta alla Camera dei deputati dall’ex deputato radicale Maurizio Turco e da Luca Comellini, segretario del Pdm (Partito diritti dei militari) viene diffuso un filmato della durata di dieci minuti, girato da alcuni militari a bordo della nave Aliseo durante l’operazione Mare Nostrum. 

Quelle immagini parlano da sole. Dimostrano l’inseguimento avvenuto in alto mare tra la fregata della Marina militare italiana e un barcone con a bordo sedici presunti scafisti che ha appena abbandonato 176 profughi siriani su un peschereccio al largo di capo Passero, nel canale di Sicilia. È il pomeriggio del 9 novembre 2013, sono le ore 16.42. Il filmato destò impressione soprattutto perché mostrava le centinaia di colpi di mitragliatrice browning sparati da due marò posizionati a una quarantina di metri dalla poppa del barcone - bersaglio.

Il fuoco azionato dai marò al largo del canale di Sicilia rischiò di gettare pesanti ombre sulla conduzione dell’intera operazione umanitaria Mare Nostrum, nonostante le migliaia di vite salvate già allora. Fu aperta un’inchiesta da parte della procura militare di Napoli, e furono sollevati diversi interrogativi (rispetto alle regole di ingaggio dei militari) da una interrogazione parlamentare presentata all’indomani della diffusione del video da Luigi Manconi, presidente della commissione diritti umani del Senato. Dell’episodio se ne parlò un paio di giorni sui maggiori quotidiani. Poi, non se ne seppe più nulla.   

Ora, spunta un altro frammento video, della durata di cinque minuti, che racconta quel pomeriggio drammatico. È stato pubblicato lo scorso 25 ottobre direttamente sul canale youtube dallo stesso Luca Comellini. Ma nessun quotidiano aveva riportato la notizia, stavolta. Eppure, dalla visione delle immagini sembrano emergere nuovi inquietanti particolari sulla vicenda. In primis, si comprende che il filmato - composto da tre parti - è stato girato rispettivamente alle ore 18.16, 18.18 e 18.24. E dunque a conti fatti i colpi sparati sono stati molti di più rispetto a quelli che si pensava (dato che sono passate due ore da quando i marò hanno cominciato a sparare, e ciò si evince dal precedente filmato diffuso a marzo 2014 durante la conferenza stampa alla Camera). Non solo. Il nuovo materiale video disponibile, infatti, sembrerebbe smentire la versione dei fatti richiamata dal Ministro della difesa Roberta Pinotti, la quale, il 16 ottobre 2014, - rispondendo nell’aula del Senato all’interrogazione presentata diversi mesi prima da Luigi Manconi - aveva sostenuto che: “ per quanto concerne le regole d’ingaggio impartite che hanno indirizzato l'attività dei marinai, premesso che le stesse sono utilizzate in scenari di possibile contrapposizione militare; nell’ambito dell’operazione Mare nostrum, i comandanti delle unità della Marina militare si attengono alle normative internazionali, le quali prevedono l’uso legittimo delle armi allo scopo di vincere una resistenza, assumendo ogni possibile precauzione per non mettere a rischio la vita delle persone e intimando il fermo, dapprima con comunicazioni verbali, sonore e con segnali e manovre cinematiche, e infine, quale extrema ratio, con l’uso delle armi improntato ai principi generali dell’uso della forza minima, ragionevole, necessaria e proporzionale”.

Se si sia trattata di forza minima, ragionevole, necessaria, e proporzionale, questo lo deciderà la procura militare di Napoli, che in seguito all'esposto presentato dal Pdm ha aperto un'inchiesta per accertare se ci siano state eventuali responsabilità penali. Mentre attualmente è in corso presso la Corte D'Assise di Catania il processo a carico dei sedici presunti scafisti - tra cui tre minori - che il 9 novembre 2013 furono oggetto di “tiri disabilitanti, indirizzati nello specchio poppiero della nave madre per colpire il timone o le eliche, che è probabile possano aver determinato dei fori sotto la linea di galleggiamento” così come ha dichiarato il comandante della nave Aliseo Massimiliano Siracusa davanti ai giudici della procura distrettuale antimafia di Catania che lo hanno interrogato, e come la stessa Pinotti ha riferito in Senato. 

Tradotto dal linguaggio militare e con l’ausilio delle nuove immagini diffuse: mitragliate, ripetute, feroci, che al di là di ogni paventata considerazione di realpolitik avrebbero potuto uccidere presunti scafisti, o presunti pescatori, chissà. In fondo, non è già successo?

Leggi qui il precedente articolo sulla vicenda.