Mezzocannone Occupato non si tocca!

28 / 4 / 2015

Leggiamo l'articolo del Mattino che dedica a Mezzocannone Occupato una lunga pagina sull'inchiesta aperta dalla Questura di Napoli relativa agli spazi che, insieme a tante e tanti studenti napoletani, abbiamo riaperto da quasi tre anni. Ci sentiamo di dover rispondere perché riteniamo insopportabile, nel disastro culturale, sociale, politico ed economico della città di Napoli, che le esperienze che dal basso producono cultura, socialità, aggregazione vengano ridotte ad una questione di ordine pubblico. 
Troviamo ancora più surreale che questo attacco, di cui si fregia il vicepresidente Frezza, sia reso pubblico il giorno dopo una discussione di enorme rilevanza culturale – quella con Erri De Luca cui l'articolo accenna – che ha visto transitare nei nostri spazi quasi un migliaio di persone, con cui abbiamo discusso di libertà di parola, inclusione sociale, antirazzismo. Da queste centinaia di persone, però, vogliamo partire, perché sono un segnale evidente del lavoro che, da tre anni, portiamo avanti in quegli spazi. Nel nostro spazio hanno preso vita un progetto settimanale di cineforum gratuito, una scuola di italiano per migranti, uno studio di registrazione aperto agli artisti della città che non possono sostenere gli oneri che gravano sulle autoproduzioni culturali. Nel nostro spazio hanno provato decine di compagnie teatrali che poi, sempre gratuitamente, hanno potuto mettere in scena i loro spettacoli nel nostro spazio. Nel nostro spazio abbiamo discusso pubblicamente insieme a tantissimi comitati campani, ragionando di inquinamento, di anticamorra sociale, di modelli sostenibili di gestione del territori. Nel nostro spazio trovano accoglienza studenti e studentesse delle scuole superiori che – per le scellerate politiche di edilizia scolastica degli ultimi anni – non hanno nessun luogo di socializzazione e confronto interno alle loro scuole. Nel nostro spazio hanno trovato una casa per esibirsi tantissimi artisti indipendenti che vengono normalmente sfruttati dallo sciacallaggio dell'industria dell'intrattenimento cittadino.
Queste attività, che possiamo portare avanti grazie al lavoro, le competenze, la disponibilità GRATUITA di tanti, sono aperte all'intera cittadinanza, cui non chiediamo praticamente alcuna retribuzione.
Perché queste attività – necessarie in una città la cui proposta culturale non è povera, ma proprio inesistente – si svolgano un paio di volte al mese ci attrezziamo per mettere in piedi qualche concerto, vendere a prezzi sociali qualche bibita e finanziare tutto. Questi eventi, offerti agli studenti che abitano il centro storico a prezzi irrisori rispetto alle richieste che fanno i locali privati della città, ci servono unicamente per sostenere tutte le attività silenziose che, ogni giorno, animano i locali di Mezzocannone. Locali che, ci teniamo a precisarlo, erano vuoti da anni (più di dieci nel caso di Mezzocannone 12) o, peggio, utilizzati privatisticamente dall'Adisu, che li apriva sporadicamente e a titolo onerosissimo.
Nel disastro culturale in cui versa la città noi proviamo ogni giorno a fare la nostra parte, per quello che possiamo, provando a migliorare ogni giorno la nostra proposta. Ci verrebbe da chiedere, a fronte di tutto questo, cosa avrebbe fatto il vicepresidente Frezza? Ci verrebbe da chiedere, soprattutto, cosa risponde l'amministrazione – un'amministrazione che si fregia di girare tra le esperienze di autogestione, i parchetti recuperati all'abbandono, di interloquire con le esperienze di occupazione abitativa e con i presidi di cultura prodotta dalle realtà di base – di fronte a quest'attacco?
Ridurre l'esperienza di Mezzocannone Occupato alla reazione securitaria della questura è un insulto al lavoro che troppe persone portano avanti gratuitamente perché la zona universitaria della città non sia un territorio fantasma, che si svuota alla fine dei corsi e non offre niente ai tantissimi che transitano nel centro storico, magari costretti nell'angustia di affitti a nero con cui gli speculatori si arricchiscono grazie all'assenza del benché minimo welfare studentesco (concretamente: assenza di mense, alloggi, trasporti gratuiti, servizi).
Da tre anni una comunità ribelle perché non disposta ad accettare passivamente il degrado della città (degrado che per noi è rappresentato dall'inesistenza di politiche culturali, piuttosto che da qualche graffito o dai ragazzini che bighellonano sul lungo mare di notte) prova a reinventare in quegli spazi un nuovo modo di intendere la democrazia, la partecipazione, la produzione di saperi e di cultura. Una comunità che non sarà disposta a lasciarsi derubricare a "problema di pubblica sicurezza". Chi vuole ci troverà sempre lì dove ogni giorno ricostruiamo pezzetti di welfare lì dove c'era solo abbandono. Ci troverà lì ad organizzare presentazioni di libri, proiezioni di film, laboratori per i bambini, attività coi migranti, dibattiti pubblici. Noi non andiamo da nessuna parte. Ci chiediamo invece, quelli che come il vicepresidente Frezza pontificano sulle pochissime esperienze virtuose della città, dove vogliono andare.

La comunità ribelle di Mezzocannone Occupato (NapoliProject)