Mentre guardiamo Genova

22 / 7 / 2011

Esercizio complicato e necessario, quello del provare a ricostruire collettivamente il senso e la portata delle giornate di genovesi di dieci anni fa. Complicato per rilevanza, ricchezza qualitativa e straordinaria eterogeneità di quel movimento, e anche per l'enorme mole di emozioni profondissime e divergenti che ci accompagna, tutti, ogni volta che proviamo a fare i conti col potenziale di liberazione e col dramma, d'immaginario e fisico, di quel Luglio.

Necessario per molteplici ragioni. Appare fondamentale provare a riflettere, collettivamente, intorno a quelle giornate innanzi tutto perché il movimento di Genova aveva – nel merito delle riflessioni intorno ai prevedibili disastri della globalizzazione economica – assolutamente ragione. I rischi allora paventati si sono puntualmente verificati. Ne è testimonianza, su tutto, l'ampiezza e la profondità della crisi che neoliberismo e continua finanziarizzazione dell'economia hanno prodotto.

Poi, perché capacità e maturità nel fare sintesi comune, praticando le differenze di formazione dei molteplici e variegati soggetti che componevano quel movimento come elemento di ricchezza per tutti resta ancora non solo l'orizzonte verso cui dovremmo cercare – tutti - di mirare ma deve diventare, oggi più che mai, il paradigma dei nostri continui scambi quotidiani, la cornice dentro la quale provare a costruire, ancora di più, forme di vita diverse e straordinarie.

 

Le problematiche sopra enunciate diventano ancora più di difficile risoluzione mette a sistema con la circostanza per la quale la maggior parte di noi dieci anni fa, per ragioni anagrafiche, non era in via Tolemaide. Proprio per quest'ultima circostanza, l'urgenza di provare a trarre collettivamente sintesi intorno a quel movimento diventa una necessità non più rinviabile. 

Nonostante non c'eravamo a Genova – o, forse, proprio per questa circostanza – rabbia dolore e morte di quelle giornate ci hanno formato, intimamente, per sempre. A dieci anni di distanza riteniamo doveroso provare a compiere un significativo passo in avanti. Vogliamo provare a rendere i sentimenti e le suggestioni intorno al Luglio genovese non più - meglio, non solo- elemento indelebile di formazione individuale, ma anche esercizio collettivo di studio e di approfondimento.

Per questo, come Cloro Rosso, cercheremo di agire in due modalità, che inevitabilmente si intrecciano. Innanzi tutto questa volta a Genova ci saremo. Ci saremo non per commemorare alcunché, nè per mettere in piedi liturgie e cerimonie più o meno laiche. Certo, ci saremo perché Carlo ce lo portiamo dentro. E anche per questo, per Carlo e per tutti noi, cercheremo di vivere le giornate di Genova nella direzione sopra indicata. Cercheremo di valutare, con tutte e con tutti, cosa sono state quelle giornate, cosa è andato via e cosa ci resta.

Poi, vista la circostanza per la quale il trarre linee di ragionamento complessive slegate dai rispettivi luoghi geografici di riferimento rimane un'attività importante ma poco funzionale al cambiamento proporremo nella nostra città, di ritorno da Genova, per la giornata del 28 Luglio un pubblico dibattito con alcuni protagonisti di quelle giornate. Anche questa opportunità, lungi dal voler essere una sterile commemorazione e/o celebrazione di quei giorni e di quel movimento, proverà a trarre invece tracce di ragionamento complessive per capire in che direzione stiamo andando oggi.

 

In ultimo, proprio perché le riflessioni collettive hanno significato se vanno di pari passo con l'azione e la prassi, fin da subito, con un bagaglio personale e collettivo sicuramente arricchito, ci riproponiamo di ripartire. Con la forza e il coraggio praticato nelle mobilitazioni dello scorso autunno insieme alla Fiom, nelle manifestazioni universitarie, nel 14 Dicembre romano, nello straordinario percorso dei comitati referendari, nella degna resistenza della val di Susa. Con un fondamentale elemento di riflessione in più. La ricchezza del movimento di Genova risiede, forse in maniera assoluta, nella sua capacità di essere ipotesi di alternativa fin da subito. Ecco, riflettere attorno alla pratica dell'alternativa può potenziare – a dismisura – la portata delle nostre relazioni e azioni quotidiane. 

Cercheremo di farlo tutti insieme, per provare ad afferrare l'altro mondo. Che non solo è possibile e necessario ma che è anche, continuamente, intorno a noi.


Le attiviste e gli attivisti del Cloro Rosso