Mario Monti architetto rinascimentale?

ICI & IMU e la questione territoriale

11 / 12 / 2011

Se dovessimo pensare a dare una veste tipologica all’immagine di cui Guido Viale [il manifesto del 6 dicembre] si serve per localizzare “mercati dittatoriali” e “cittadini disarmati” facendo lui riferimento a piani “alti e bassi”, come non pensare immediatamente ad una casa? Ad uno di quei palazzi – si incontrano in tutte le città - in cui i singoli livelli sembravano essere stati costruiti per star lì a segnare con le pietre, a seconda dei piani occupati, l’appartenenza sociale degli abitanti . Non dunque al “grattacielo”. Questo puntando le proprie lamine scintillanti dritte verso il cielo, ha abbandonato il desiderio d’assaltarlo. Ha optato alla costruzione della Torre di Babele introducendo nella città un incontrollabile alfabeto di segni scompigliati.

Pensiamo, dunque, al palazzo. Il “piano nobile” era lì a indicare, in quella partizione intermedia tessuta tra la massa muraria dal disegno di finestre e decorazioni, che l’ “abitare proprietario” doveva avere il controllo sulla strada. Dominarla dall’alto. Far alzare la testa di chiunque verso quell’ininterrotta fila di postazioni di comando affacciate su strade e slarghi cittadini. Ai piani alti le schiere degli addetti “confinati” oltre il tetto che diventava così limite invalicabile; solo anche per affacciarsi su quello che accadeva sotto. In basso, spingendo fin sotto terra, i “dispositivi” per raccogliere, dalle dispense, alle cucine, ai ripostigli, quanto necessario a far funzionare l’abitare. Da tenere occultato.

La dittatura della finanza, che ha scelto di non aver un proprio luogo fino a fare della de-territorializzazione e della delocalizzazione il proprio progetto di comando, scopre ora, però, d’aver improvvisamente bisogno della casa; di edifici di riferimento: di prendere nuove misure. Per perseguire il progetto di sprofondare ognuno di noi sempre più in basso. Ad impedirci anche di alzare la testa dalla strada verso quella casa, rappresentata dai mercati dittatoriali che tende ad allontanarsi dalle forme di quella catastrofe economica che loro stessi hanno costruito.

Ecco allora che serve chiamare l’architetto. In Italia è Mario Monti. A seguire il disegno della sua “manovra” lo si direbbe un seguace dell’Alberti. Di Giovan Battista Alberti, il teorico rinascimentale, che vedeva la casa come una piccola città ["palazzo in forma di città"] e la città come una grande casa [ "città in forma di palazzo"]. Un seguace solo in parte però. La manovra di Monti, sembra accettare, infatti, la definizione della casa come città [il tutto] rappresentando le tasse sulla casa da lui introdotte oltre un terzo delle nuove entrate complessive richieste al paese [i sacrifici]. Non sembra permettere tuttavia alla città la circolarità del teorema rinascimentale: pensarsi e rappresentarsi come una grande casa. L’architetto Mario Monti ha progettato di reintrodurre dell’ICI (ora IMU) scegliendo di intervenire sulle case, ma non sulla città. 11 i miliardi di euro per anno saranno, conti alla mano, prodotti da questa tassazione. Di questi solo il loro 18% quelli che andranno a depositarsi nelle casse dei comuni. Un dispositivo alchemico esattoriale attento a non intaccare in nessun modo la rendita. Né intervenendo su quei meccanismi che la rendono possibile territorializzandola attraverso i piani urbanistici. Né tassando la “rendita” che la stessa manovra produce.

L’ICI/IMU fissa, infatti, una maggiore aliquota d’imposta, per seconde e terze case. Proprio per quella tipologia insediativa che è tra le principali cause del dissennato consumo di suolo, del conseguente e progressivo dissesto ambientale,dell’insorgenza nel nostro paese di una vera e propria questione territoriale. Gli introiti che deriveranno da queste devastanti tipologie saranno così allontanati da quelli stessi luoghi da dove - se non lì, quando e dove altrimenti ?- si potrebbe iniziare quella forma di risarcimento territoriale rappresentata dal promuovere il ritorno a un grande progetto di restauro per la cura del territorio stuprato. Ne, ancora, si è pensato a introdurre misure in qualche modo capaci di puntare al recupero del costruito [tanto] in città al posto del consumo [ininterrotto] di suolo con l’esenzione, per esempio per chi presenti un progetto di recupero, dell’Ici , per un tempo legato, a tre anni dalla fine lavori. In perfetta solitudine, condizione propria dell’architetto, Monti si è guardato bene dal colpire le forme della rendita immobiliare. È intervenuto con un dispositivo che, non toccando gli estimi [ovvero la base di calcolo per determinare la rendita di ogni casa], ma rivalutando i moltiplicatori per determinare l’imponibile su cui si applica l’aliquota tassativa, non comporta nessun aumento della percentuale d’imposta sulle compravendite. Si tassa la casa che si abita e che non produce rendita. Resta inalterata l’aliquota percentuale di tassa sulla negoziabilità di un bene che la stessa manovra rivaluta. Sarà così possibile vendere/comprare una casa, il cui valore sarà maggiore del 60%, tassando la conseguente transazione finanziaria con la medesima misura d’imposta [10%] che pur in presenza di un così forte incremento resta inalterata, come se questo non fosse accaduto.

Per fare, ora, cassa e soprattutto per non mettere in discussione ne dopo ne mai ci mancherebbe altro! i fondamentali per continuare con il “ ballo del mattone”. Per lasciare le cose come stanno; per non pensare alla fragilità idrogeologica del nostro territorio; per continuare a dispiegare le proprie forme di comando secondo un modello di sfruttamento della vita. Dal più debole al più ricco. E’ l’accumulazione nelle mani di pochi a produrre un gigantesco reddito. A portarli ad attaccare ogni forma di resistenza territoriale. Ad infiltrarsi ovunque per dire che se non si facesse così - se non faremo così - si fallirebbe. Ci siamo tirati fuori[sic!] per una questione di ore dicono. Hanno bisogno di crederci per cercare di farci sprofondare sempre più giù. All’interno di una catastrofe per cercare di renderci impossibile riuscire di prendere il largo. Sanno bene che puntiamo non verso “i piani alti”, ma verso la costruzione di una visione politica alternativa di lungo periodo, al fine i produrre un ordine diverso. Al loro palazzo del possesso opponiamo la straordinaria città dell’essere.