Marghera: rabbia, sogni e fantasia va in scena la Woodstock dei movimenti

In migliaia alla due giorni di dibattiti. "Dopo la rivolta d'autunno non si torna indietro". "Uniti contro la crisi", è il cartello comune

24 / 1 / 2011

Roma - In un centro sociale ai confini del petrolchimico di Marghera si scopre che la grande protesta italiana, innervata nel caldo autunno del 2010, non si è spenta in questo gennaio in cui gli operai hanno incassato l'onorevole sconfitta di Mirafiori e gli universitari inghiottito la legge Gelmini che riforma gli atenei pubblici. Attorno a questi due protagonisti della scena pubblica - i sindacalisti e gli operai della Fiom da una parte, gli studenti medi e universitari insieme ai ricercatori dall'altra - si sono dati appuntamento al Rivolta Pvc i movimenti sociali del paese. "Uniti contro la crisi", è il cartello comune. Ieri e oggi: due giorni di racconti e progetti, parole e cene collettive.

Sono venuti ai confini del petrolchimico di Venezia i comitati vicentini in conflitto con il progetto di una base Nato nel quartiere Dal Molin, dietro la basilica palladiana. Un viaggio più lungo lo hanno affrontato "quelli" dei rifiuti campani. Vivono intorno alle discariche di Chiaiano, Marano, Terzigno e sono contro, violentemente contro, gli inceneritori "che producono diossina". Da Roma periferia sono saliti gli occupanti di Action, loro prendono case vuote per darle agli sfrattati. Ci sono i lavoratori dello spettacolo. Gli Zero punto Tre che hanno appena occupato il Teatro Metropolitan nel centro della capitale, cinema d'essai vicino alla chiusura, ed esponenti del movimento Centoautori. Monopolizzò l'attenzione all'ultimo Festival di Roma.

Ai tre workshop di Marghera si sono iscritti in milleseicento.  Al centro sociale Rivolta, nato nel '93 sotto la guida del disobbediente Luca Casarini, trasformato nel tempo in un bunker tecnologico con una mensa da duemila posti, si ascolta l'economista Guido Viale parlare "dell'irrealizzabile modello Marchionne". E il segretario Fiom Maurizio Landini chiamare i precari di tutta Italia: "Venerdì prossimo sciopereremo in venti città, studenti e ricercatori affiancateci, costruiremo una primavera di resistenza". In serata si vede Fausto Bertinotti. Non c'è Nichi Vendola, verso il quale si sono avvicinati diversi vecchi "no global", alcuni "indisponibili" di questa stagione. La Sala Open Space è dedicata al lavoro, la Nite Park al collasso ecologico, ma è nella Sala Hangar che vecchie parole trovano stili da ultima generazione. Seggiole in circolo, si ascolta Naam, studentessa italo-inglese. Racconta l'assalto alla limousine di Carlo e Camilla nel cuore di Londra e rivela: "Il movimento italiano ci ha offerto ispirazione quotidiana, lo abbiamo studiato su Internet scoprendo i book-block e le prese dei monumenti. Come voi, abbiamo perso: le tasse universitarie sono salite a novemila sterline. Ma non ci scoraggiamo, siamo parte di un movimento di ribellione europeo, Grecia, Francia, Albania, un movimento mondiale, Algeria, Tunisia". Gli appunti del suo discorso stanno tutti sul palmo della mano sinistra.

Da Roma sono arrivati un pullman e dieci auto. "Non vogliamo banche nei nuovi atenei e potremmo opporci alla Gelmini con un referendum". La pratica dell'agire comune, si ascolta. La difesa del pubblico. Dopo vent'anni di riflusso, un isolamento che ha tagliato le gambe alle Pantere, alle moltitudini No global, ora la Generazione Precaria ha trovato il collante naturale con chi li ha preceduti: in nome di una paura comune, la precarietà eterna, gli studenti medi si sono alleati con gli universitari, gli universitari con i ricercatori, tutti con gli operai. A Pisa si studiano azioni comuni con i lavoratori della Piaggio, ad Ancona con quelli della Fincantieri. "Generazione P." è entrata nella società, è bastato un autunno caldo. Gli universitari di Napoli hanno creato il primo centro sociale del movimento, "Ribelle Zero". Le facoltà partoriscono nuove band musicali, i locali di riferimento invitano poeti per serate contro l'oblio. E a Marghera, ecco, il movimento studentesco ha ricucito con i padri: uniti contro la crisi. Già, "dopo questo autunno non si torna più indietro".

Tratto da La Repubblica del 23.01.11