L’inchiesta sull’eolico e le dimissioni di Cosentino. Scenari da unità nazionale

Malvento

di Antonio Musella

14 / 7 / 2010

Circa un’anno e mezzo fa, alcuni giudici di Avellino fecero emergere dopo lunga indagine, una truffa sugli impianti eolici che riguardava l’azienda leader di produzione di energia eolica in Italia, la IVPC dei fratelli sanniti Ciro ed Oreste Vigorito. Venivano incassati i contributi del conto energia, veniva anche attribuito alla IVPC un pagamento per una quota di energia immessa nella rete del gestore nazionale. Immissione mai effettuata perché gli impianti, situati nei parchi eolici ai confini tra Campania e Puglia non era collegati alla rete.

Fu la prima inchiesta significativa sulle truffe legate al mercato delle energie rinnovabili. Già alcuni mesi fa segnalammo dalle pagine di Global Project come le lobby energetiche e criminali del paese si erano divise “gli intereventi” specifici da effettuare. Le classiche lobby dell’energia da combustibile fossile si coalizzavano verso la gestione delle nuove centrali nucleari che, semmai vedessero la luce, saranno pronte tra venti anni, mentre le lobby criminali si concentravano sulle fonti alternative che sono in grado – almeno fino al 2011 – di garantire soldi subito. E tanti. Sia provenienti dagli incentivi, denominati “conto energia”, sia per quello che viene detto “scambio sul posto” ovvero l’immissione in rete dell’energia in eccesso di produzione, che viene venduta al G.S.E.

L’inchiesta sull’eolico in Sardegna parte sicuramente da questa attenzione delle lobby piu’ aggressive legate all’area di governo, che avevano intrapreso una delle tante strade per garantirsi, attraverso la costruzione di mega centrali eoliche in Sardegna, guadagni immediati e cospicui. Un sistema evidentemente collaudato, che con il cambio di governatore in Sardegna, da Soru a Cappellacci, ha cambiato anche gli attori dell’affare. Nelle intercettazioni sulla cosiddetta “P3” infatti viene sottolineato come… “Soru aveva promesso a De Benedetti 2.000 megawatt!”. A Soru succede Cappellacci , ed a De Benedetti subentra Flavio Carboni, il faccendiere noto per il coinvolgimento in innumerevoli scandali, dal crac Ambrosiano all’omicidio di Roberto Calvi, ad almeno un’altra decina dei misteri che caratterizzano la storia contemporanea dell’Italia. Con Carboni, ed in combutta con Cappellacci anche attraverso la nomina dei nuovi dirigenti dell’ARPA Sardegna – agenzia regionale per l’ambiente – anche altri due faccendieri Pasquale Lombardi ed Arcangelo Martino.

Lombardi è irpino anch’egli, chissà se avrà preso spunto da quello che avveniva ai margini della provincia irpina per ispirarsi in merito alle truffe sull’eolico. Lombardi è un ex esponente democristiano con amicizie molto influenti, ex sindaco di Cervinara (Av) è legatissimo all’estabilishment nazionale e campano del Pdl. Di Arcangelo Martino invece abbiamo avuto modo di parlare in diverse inchieste della rubrica Malelingue di Global Project. Attualmente ha la qualifica di imprenditore, in quale settore non si specifica. Costruzioni….sembra essere la risposta ufficiale. Ex assessore all’annona – licenze commerciali – del Comune di Napoli è tra i protagonisti della tangentopoli napoletana del 1992. Legato in passato a Giulio Di Donato, è in area Pdl da alcuni anni vicino a Nicola Cosentino. I terminali di questa associazione a delinquere sembrano essere Denis Verdini, presidente della banca Credito Cooperativo Fiorentino e coordinatore nazionale del Pdl, Marcello dell’Utri, senatore per il quale sono inutili le presentazioni e Nicola Cosentino, sottosegretario all’economia, presidente del CIPE – comitato interministeriale per la programmazione economica – coordinatore campano del Pdl, terminale di riferimento del presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro e di decine di sindaci, assessori locali, regionali, provinciali, e di presidenti di province.

La storia di Nicola Cosentino è stata largamente raccontata su queste colonne, i suoi rapporti con i Casalesi, fino alla richiesta di arresto respinta dalla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati, per concorso esterno in associazione camorristica. Cosentino e Dell’Utri possono tranquillamente essere definiti come personaggi legatissimi al premier Silvio Berlusconi. Così come sono vicini agli interessi criminali in Campania e Sicilia. Di Cosentino e Dell’Utri si è scritto molto, ma non si è approfondito moltissimo ancora il ruolo di potere di Denis Verdini. Il coordinatore del Pdl, originario di Fivizzano e compaesano di Sandro Bondi, oltre ad essere presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, ha un ruolo decisivo, quello di stabilire le liste elettorali del Pdl e mantenere gli equilibri interni del partito del premier. Gli danno il merito di essere riuscito a istituire un metodo da fare invidia a quello Cencelli. Verdini distribuisce posti da sottosegretario, i coordinatori locali, gli assessori regionali, ma soprattutto decide chi va in Parlamento nel Pdl. Ma non solo. Verdini, detto anche il “gioioso tagliatore di teste” o il “berluschino toscano” , è azionista de “Il Foglio” di Ferrara ed editore dell’inserto toscano de “Il Giornale” della famiglia Berlusconi, sul suo curriculum un ruolo diretto anche nella “cricca” di Bertolaso, Balducci ed Anemone, una partecipazione anche del fratello Ettore e del figlio Tommaso sui benefit della cricca, un tentativo di scalare il cda del Monte dei Paschi di Siena attraverso l’appoggio diretto ad un ex diessino candidato a sindaco della città del palio, affari legati a finanziamenti pubblici su alberghi e ristoro…insomma la vicende che riguardano Verdini sono davvero tante.

Ciò che qui ci interessa però è il ruolo di Verdini di sostanziale coordinatore unico del Pdl – gli altri sono Bondi e La Russa già ministri – e quindi il suo peso nella scelta dei candidati governatori alle recenti regionali. Infatti lo scopo di questa “P3” ovvero Lombardi – Martino – Carboni, è quello di favorire uno dei loro terminali, ovvero Nicola Cosentino, alla candidatura a governatore della Campania, messa a rischio dalla richiesta di arresto per Cosentino da parte della Procura di Napoli che ha messo in subbuglio i finiani da sempre ostili, attraverso Italo Bocchino, all’onnipotenza di Cosentino e dei suoi amici della provincia di Caserta sugli enti locali campani.Tutti si adoperano per fare pressioni sulla consulta che in autunno doveva decidere per la costituzionalità del Lodo Alfano. La consulta decise diversamente dalle speranza dei lobbisti riuniti intorno a Carboni, ma loro ce la misero tutta.

La loro idea era quella di favorire Berlusconi rispetto alla decisione della consulta sul Lodo Alfano ed avere in cambio la Presidenza della regione Campania per Nicola Cosentino. Coinvolti il sottosegretario alla giustizia Caliendo ed il capo degli ispettori del ministero della giustizia Arcibaldo Miller, più volte indicato come possibile candidato a sindaco del Pdl a Napoli e già rimosso in passato dalla Procura napoletana perché furono dimostrati suoi contatti con boss della camorra. Contatti da lui stesso ammessi. La sua, indispensabile, rimozione è coincisa con una promozione a Roma come capo degli ispettori del Ministero. Dopo la decisione della Consulta sul lodo Alfano, per loro negativa, tutta la banda, Carboni, Martino, Lombardi, Cosentino, Dell’Utri, Verdini, si spostano su un altro obiettivo: screditare Stefano Caldoro, socialista, diventato il candidato Pdl in pectore per la Regione Campania proprio a danno di Nicola Cosentino. Qui Martino e Lombardi si danno da fare per costruire finti dossier con tanto di timbri originali della Dia e del Ros dei Carabinieri per costruire un falso scandalo a base di coca e trans in cui il protagonista fosse Stefano Caldoro. Verdini è il primo a fare pressione chiedendo a Caldoro un passo indietro. Interverranno tutti su tutti, pressioni su Gianni Letta, su Berlusconi. Pressioni di Verdini e direttamente anche dei faccendieri, i quali intanto continuavano a gestire i loro affari in Sardegna sull’eolico con Cappellacci e Dell’Utri.

Era così importante avere Cosentino presidente della Campania ? Assolutamente si.Il sottosegretario in odore di camorra è già presidente del Cipe, decide il bello e cattivo tempo e gli eventuali appalti sulle grandi opere. La presidenza della Campania dal punto di vista degli interessi economici sarebbe stata l’optimus per trovare nei fondi europei un’ulteriore meccanismo di aggressione affaristica da legare direttamente agli interessi criminali territoriali. Ma soprattutto bisognava andare contro Italo Bocchino e la sua idea di candidare Stefano Caldoro, sostenuto anche da Mara Carfagna.Bocchino, come è noto, è stato vittima di aggressioni politiche pesanti da parte di Berlusconi in quanto braccio destro di Gianfranco Fini ed in quella che è l’opposizione interna del Pdl. Sulle vicende legate alla candidatura alle presidenza della Campania la battaglia tra finiani e berlusconiani fu assolutamente cruenta, e le vicende che riguardarono le accuse e le mosse della procura contro Nicola Cosentino furono determinanti per Caldoro.

Il presidente ex socialista, eletto poi governatore è stato costretto – anche a causa del suo scarso peso politico sul territorio – a nominare una giunta fatta sostanzialmente da altri e nominata direttamente da Roma. Tanto che uno dei suoi detrattori nel falso complotto su trans e coca, Ernesto Sica, sindaco di Pontecagnano (Sa), se l’era trovato anche in giunta. Si è dimesso pochi giorni fa. Si stringe sempre di più il cerchio intorno a Silvio Berlusconi. Mentre si fanno sempre più pressanti le voci su un governo di unità nazionale, proposto da Pier Ferdinando Casini, mentre il cardinal Bertone e Gianni Letta fanno summit privati sui destini del paese, i poteri forti hanno messo nel mirino le grandi lobby berlusconiane.Oggi i ruoli di maggioranza ed opposizione nel paese si esprimono tutti nell’ambito del Pdl, Berlusconi maggioranza, Fini opposizione, il resto sono spettatori, salvando la buona pace di qualcuno che prova ad immaginare rinascite possibili da sinistra. Ed è in questo clima, in un tentativo di dare colpi a Berlusconi che deve essere letta l’inchiesta sull’eolico. Altro colpo a Cosentino ed altro colpo a Dell’Utri, dopo la conferma della condanna a 7 anni.

Sullo sfondo emergono le figure dei “giusti”: Italo Bocchino, Mara Carfagna, Stefano Caldoro, vittime “innocenti” di un Pdl cannibale e criminale …fatto dai Cosentino e dai Dell’Utri.Come se gli interessi dell’editore Italo Bocchino fossero materia su cui non si potrebbero scrivere litri di inchiostro…Uno scontro tra poteri forti che accerchia Berlusconi e che vede l’area “dell’interesse nazionale” capace anche di fare pressione sulla magistratura per ottenere i tempi giusti delle rivelazioni e dei provvedimenti. Verdini si dimetterà ? E Cosentino ? Stavolta, dopo la mozione di sfiducia presentata da Idv e Pd, dopo le imbarazzanti dichiarazioni del ministro per i rapporti con il parlamento Elio Vito al question time e dopo la presa di posizione della Lega, per Nicola O’Mericano sembra davvero giunta l’ora di mollare l’osso. E le dimissioni da sottosegretario sono arrivate poco dopo la presa di posizione di Bossi. Resta coordinatore del Pdl in Campania, vuole comunque rafforzare il suo ruolo di "indispensabile" per Berlusconi, nonostante lo sconquasso avvenuto nel Pdl campano dove intere sezioni si stanno rivoltando contro il leader casalese, e lo stesso Stefano Caldoro, fino a pochi giorni fa anonimo presidente di regione eletto con i voti degli altri, acquisisce ora un ruolo diverso.

Qualche testa rotolerà e stavolta sarà inutile guardare all’opposizione rispetto alla strumentalizzazione dei giudici, ma bisognerebbe guardare in casa propria. Dopo Scajola e Brancher ora il turno di Cosentino….tutto in pochi mesi. In ogni caso il disegno non è quello di far cadere qualche testa, ma di costringere Berlusconi alla resa. Il nervosismo sale sempre di più tra Fini, sostenuto dall’area di "interesse nazionale" fatta da pezzi di Confindustria, da Montezemolo e da Casini, e Berlusconi che interroga il Vaticano, anch’egli duramente colpito dalle inchieste della magistratura, sul futuro. Quel sound of silence, quell’assenza di indignazione popolare davanti alla corruzione, che immaginavamo da sinistra e capace di superare il giustizialismo, viene canalizzata invece in questo scontro, tutto interno, alla compagine di governo.
E l’opposizione?
N.p.