La vicenda dell’occupazione delle magistrali e del conferimento di
svariati giorni di sospensione ai numerosi studenti implicati – il
numero di giorni complessivi di sospensione comminati è senza
precedenti nell’Italia repubblicana –, oltre a segnalare le
contraddizioni di una riforma scolastica, quella Gelmini, che
disinveste, licenzia e chiude invece di investire, assumere ed aprire
la scuola pubblica alle necessità formative permanenti del territorio,
propone a noi educatori anche una seria riflessione sull’idea di scuola
che queste sanzioni veicolano.
Sul Piano dell’Offerta Formativa dell’Istituto Matilde di Canossa si
legge che: “L’identità educativa dell’Istituto si fonda sulla
centralità dello studente”. Tra le finalità dell’Istituto è compresa
anche quella di “contribuire alla crescita personale degli studenti”
attraverso “un processo di orientamento che valorizza e chiarifica
specifiche scelte ed inclinazioni, aiutando ad elaborare le proprie
scelte valoriali e a proiettarle nel futuro attraverso strumenti di
analisi e di giudizio critico”.
A fronte di quanto accaduto e di là da qualsiasi valutazione
sull’iniziativa degli studenti, da educatori non possiamo non porci
alcune domande.
Siamo sicuri che le sospensioni comminate abbiano un’effettiva valenza
educativa che vada nella direzione espressa dal Piano dell’Offerta
Formativa dell’Istituto? I provvedimenti sanzionatori che sono stati
presi non sembrano avere piuttosto, un intento repressivo finalizzato a
sconsigliare qualsiasi presa di posizione critica, di qualunque tipo,
rispetto a ciò che accade nella scuola?
Noi pensiamo non si possa rimanere insensibili di fronte a iniziative
punitive di queste dimensioni. Pensiamo che esse, invece di favorire
“la maturazione di soggetti consapevoli della loro autonomia e del loro
situarsi in una pluralità di rapporti naturali ed umani”, come recitano
le indicazioni didattiche più avanzate, intacchino i ristretti margini
residui attorno a cui gli studenti, con tutti i loro limiti ed
ingenuità, tentano di formarsi una coscienza critica e sociale.
Crediamo inoltre che il ruolo di noi educatori sia di accompagnare gli
studenti nel loro percorso di crescita cercando di fornire gli
strumenti più adatti per favorirlo, non quello di condannare e
reprimere.
Gli studenti abituati a ragionare in maniera critica ed antidogmatica
possono causare problemi, pensiamo tuttavia che lo sviluppo di fattori
di autonomia di giudizio nelle giovani generazioni possa consegnarci
futuri cittadini consapevoli ed avveduti.
Silvia Mastronardi - insegnante
Fausto Boni - insegnante
Fabio Cicero - insegnante
Barbara Bertani - insegnante
Federica Bagni - insegnante
Annalisa Govi - insegnante
Giuseppa Vizzini - insegnante
Giovanna Panigadi - insegnante
Ettore Bianchini - insegnante
Paola Mistrali - insegnante
Lisa Mammarella - insegnante
Maurizio Vergallo - insegnante
Antonio Potì - insegnante
Giorgio Boccolari - bibliotecario
Giuseppe Terranova - insegnante
Paola Mastronardi - insegnante
Stefano Raiola - insegnante
Enrico Mansutti - educatore
Giovanna Grillo- insegnante
Nunzia Varvazzo, insegnante
Lucia Pergreffi - insegnante
Antonietta Rubbo, assistente amministrativo
Marco Moschetti - insegnante
Gerardo Gherardini, assistente amministrativo
Lucia Gozza - insegnante
Elisa Zampolini, educatrice
Giorgio Carratta - insegnante
Marco Cosentina - insegnante
Donatella Caruso, insegnante
Cesare Grazioli - insegnante
Mario Atanasio, insegnante
Silvia Veroni, insegnante
Margherita Chiarenza, insegnante
Teresa Lo Presti, educatrice
Maria Capparelli, insegnante
Gianluca Pietri - insegnante
Gigliola Venturini, insegnante
Roberto Galantini - insegnante
Sergio Leone - insegnante
Franco Coppoli - insegnante
Lorenza Franzoni - insegnante
Massimo Ambrogi, educatore
Flora Esposito, insegnante
Orazio Sturniolo, insegnante
Giovanna Cagliari - insegnante