Pubblichiamo, tratto da Meltingpot.org, un commento alla tentata strage fascista di Macerata fatto dall’Ambasciata dei Diritti di Ancona.
Si sta scrivendo molto in queste ore sulla strage razzista
di Macerata, sappiamo tutto dell’attentatore fascista e leghista Luca Traini,
ma non sappiamo quasi nulla delle vittime. La narrazione dell’episodio accaduto
nella cittadina maceratese è essa stessa avvelenata dal clima razzista che si
respira nel nostro paese.
Come già qualcuno ha osservato
basterebbe invertire il colore della pelle dei protagonisti per ottenere una
narrazione completamente capovolta, tutti parlerebbero di un terrorista che
semina panico in una città dove i bambini sono costretti a restare chiusi nelle
scuole e delle vittime sapremo tutto: nomi, cognomi, abitudini e sogni. Tutto
questo creerebbe una naturale relazione empatica tra le vittime ed il lettore.
Non è così in questa vicenda, l’attentatore è l’unico protagonista e non troppo
tra le righe viene detto che «tutto sommato qualche ragione l’aveva pure
soprattutto dopo il crudele assassinio della ragazza da parte di un nigeriano
spacciatore».
Semplificare gli eventi di Macerata in questo modo è pericolosissimo.
A gennaio quando, il candidato leghista del centro destra, Attilio
Fontana dichiarò «che la razza bianca va difesa dagli immigrati» in realtà
non fece una gaffe come di li a poco si sbrigò a giustificare, ma fu il frutto
di una semplificazione razzista, verbale e concettuale in atto da tempo nel
nostro paese.
La semplificazione storica del razzismo funziona benissimo nei social ed in
generale nell’epoca digitale dove per esporre la propria opinione non serve
argomentarla ma è sufficiente usare dei buoni slogan per sostenerla; purtroppo
questo meccanismo ha un altissima capacità di propaganda tanto è vero che
oramai le fake news hanno la stessa veridicità di notizie reali poiché la
finalità è quella di sostenere una teoria di parte.
La semplificazione razzista è
tremendamente efficace, il nemico è negro, spaccia, ruba il
lavoro, violenta le donne, la soluzione proposta è altrettanto facile, vanno
difesi i confini, tutelata la razza bianca a qualsiasi costo. Se in molti casi
queste illazioni restano verbali in altri casi danno origine come nel caso
della cittadina marchigiana a comportamenti orribili.
La matrice ideologica di questo pensiero razzista è ampiamente conosciuta e
riconducibile a formazioni di estrema destra (Casa Pound, Forza Nuova) e ad
alcuni partiti politici italiani (Lega, Fratelli d’Italia ) che hanno legami
stretti tra loro. Karim Franceschi il noto attivista marchigiano che ha
combattuto l’ISIS in Siria fin da subito ha sottolineato come la strage di
Macerata abbia una chiara connotazione terroristica.
E’ chiaro come il circolo vizioso odio, razzismo e terrorismo si autoalimenti, in un contesto che ha perso gli anticorpi naturali alla rinascita dell’ideologia fascista. L’ampio sdoganamento ottenuto dalle fazioni di estrema destra non solo dal ridicolo supposto che tutti in democrazia possono dire la loro ma anche dagli organi di informazione, va fin da subito arginato prima che si arrivi ad un punto di non ritorno. A pochi chilometri di distanza da Macerata ben ha fatto il sindaco di Ancona a vietare una sala pubblica a Casa Pound e lo stesso diniego è stato ribadito da un hotel a cui la fazione di estrema destra si era rivolta in seconda battuta.
Tornando alle vittime
di Macerata in quelle ore concitate si sono intrecciate anche storie
di eroismo ed amore, come quella che ha visto protagonista Jennifer una
ragazza di 25 anni che ha rischiato di morire solo per il suo colore delle
pelle, un proiettile l’ha centrata tra spalla e seno e solo per pochi
centimetri non l’ha uccisa grazie anche al soccorso del suo fidanzato.
Wilson ha solo venti anni anche
lui tra i sei feriti, come Omar 23 anni tutti pensavano di aver
ritrovato rifugio in Italia finalmente al sicuro dalle violenze dei loro paesi
, dalle torture della Libia e dall’incubo della morte in mare ma ora fanno i
conti con un nemico più viscido ma altrettanto letale la xenofobia.
Il 32enne Festus Omagbon ospite
in una struttura di accoglienza del Gus ferito dall’attentatore al braccio
aveva appena iniziato a frequentare un corso da operaio carrellista, un piccolo
sogno che si stava realizzando ha rischiato di essere spezzato da un
proiettile.
Omar colpito di striscio inizialmente non era andato all’ospedale perché non
capiva bene quello che stava succedendo e chi ce l’aveva con lui e per quale
motivo, fortunatamente gli amici lo hanno convinto a curarsi ed evitare
conseguenze cliniche peggiori.
La paura è stata talmente devastante che alcune vittime non
sono neanche andate in ospedale, infatti le persone che hanno chiamato i
soccorsi sono più di quelle che si contano negli ospedali . Oltre al trauma
fisico l’aspetto più rilevante è il trauma psicologico n uno dei ragazzi feriti
non riesce a darsi una spiegazione, «non
ho fatto nulla di male, ho lavorato in un supermercato sto cercando di farmi
una nuova vita qui, perché qualcuno ce l’ha con me?».
La risposta caro Gideon è
paurosamente semplice qualcuno ce l’ha con te perché hai la pelle nera, o
peggio perché sei negro. Ma una
fiammella di speranza è rimasta accesa alimentata da tantissime persone che
nella quotidianità combattono il razzismo, si oppongono ai confini, danno la
loro solidarietà agli ultimi del pianeta, guidati dalla saggezza e dalla
consapevolezza di stare dalla parte giusta. Consapevoli che la razza è una sola
quella umana e che ogni individuo è tuo fratello o sorella a prescindere dal
colore della pelle e dalla provenienza.