Lotte sociali e nuova organizzazione di classe, contro l’autonomia del “politico” istituzionale

15 / 2 / 2016

La lotta di Adl-Cobas contro i supermercati Prix (e non solo!) , la sua estensione territoriale in vari punti del Triveneto, sostenuta dai centri sociali e da altre realtà indipendenti, ha un valore assolutamente strategico. In essa sono contenuti una grande varietà di significati dal punto di vista della lotta di classe. Si colloca su un punto alto della contraddizione tra capitale e lavoro come se fossimo in presenza di una nuova accumulazione originaria selvaggia, simile alle prime fasi della rivoluzione industriale, ma spostata sul terreno della globalizzazione e della sussunzione reale dislocata su un terreno completamente diverso e nuovo. Strano ed interessante cortocircuito spazio-temporale, ma, lo sappiamo, ricominciare non significa tornare indietro, facendo tesoro delle esperienze della storia , quelle più positive e potenti del movimento operaio rivoluzionario, dall’autorganizzazione al mutualismo, dalla solidarietà militante alla costruzione di alternative societarie.

Non si tratta qui di utilizzare in maniera tautologica terminologie e categorie del lessico classico marxiano: solo un’interpretazione sclerotizzata ed oggettivistica del concetto di classe può pensare che la “la classe” sia qualcosa di dato in sé e per sé e non un processo di “ soggettivizzazione”, ovvero un prodotto delle lotte e del conflitto. La “classe” non è…si fa! Si costituisce in un potere costituente aperto, che misura il suo grado di potenza nello scontro con i padroni e lo Stato. Cambiano le composizioni rispetto alle crisi-ristrutturazioni del capitale, nuovi soggetti sfruttati entrano in scena, nuove povertà, ma la contraddizione di classe si allarga a tutta la sfera della riproduzione sociale e del tempo di vita! Nelle lotte contro Prix stiamo assistendo ad una mole enorme di passione nella lotta per la giustizia sociale, i diritti, il reddito, la dignità e quanta forza. Stiamo assistendo ad una determinazione dei lavoratori e della loro organizzazione, che va ben oltre la pur fondamentale vertenza sindacale e che contiene  un significato immediatamente politico! Corpi di uomini e donne, nuovi proletari ed operai sociali che resistono, bloccano la “circolazione produttiva” delle merci, interrompono in più punti la catena della “ fabbrica sociale”.

Marx ha individuato questo processo:  sussunzione reale, circolazione produttiva, intreccio sempre più profondo tra produzione e riproduzione; ciò che oggi possiamo chiamare globalizzazione e comando bio-politico del capitale sui corpi e forme di vita. Aver costruito una lotta a difesa dei diritti dei lavoratori sfruttati, sotto l’egida delle famigerate cooperative e delle nuove élite imprenditoriali, esprime un punto di vista di classe. Un punto di vista che attacca i grandi meccanismi della distribuzione alimentare, dove peraltro si nascondono prodotti di scarsa qualità, provenienti da incontrollabili filiere, esattamente all'opposto del km 0 e delle produzioni locali.

Non solo: è la prima significativa lotta contro il Jobs Act di Renzi che va valorizzata non solo per la sua estensione territoriale, ma soprattutto per la sua “ intensità”  che ne misura il “ grado di potenza”. Intensità significa che uomini e donne si mettono in gioco, usano i loro corpi per resistere, si compongono in una forza comune, aumentano la loro “ potenza di agire”, aprono contraddizioni nei nuovi meccanismi di comando del capitale sul lavoro. Le feroci cariche del blocco operaio e sociale alla Prix di Grisignano svelano il significato della rottura di ogni mediazione tra lotte operaie e capitale in maniera assolutamente chiara e mettono in luce la vera essenza del “Bonapartismo” di Renzi e della nuova forma-Stato che si sta configurando in Italia ed in Europa.