Life vs Capital. Capire la crisi, cambiare il mondo

24 / 9 / 2019

La presentazione della scuola di formazione, organizzata a Napoli dal 2 al 4 ottobre da Fridays for Future Napoli e Ecologie Politiche del Presente, di cui Globalproject.info sarà mediapartner.

Siamo appena tornati dai giorni intensi del Climate Camp di Venezia dove abbiamo discusso della crisi climatica, dell’estrattivismo, di alleanze e alternative. Dove abbiamo mischiato le mille lotte territoriali per la giustizia ambientale con la lotta globale per la giustizia climatica. Dove ci siamo presi il Red Carpet per accendere i riflettori sulla crisi del pianeta per chiedere che la transizione la paghino i ricchi e non chi è sfruttato dal capitale, costretto spesso a scegliere tra reddito e salute. 

Il 5 ottobre ci rivediamo tutte e tutti a Napoli per l’assemblea nazionale di Fridays for Future. In una terra segnata profondamente dal Biocidio, dove il capitale ha realizzato profitto sulla morte degli ecosistemi e degli umani, l’assemblea nazionale di Fridays for Future diventa una duplice sfida: una sfida a quel modello di accumulazione, per immaginare un mondo diverso, e una sfida per riuscire a collegare le lotte territoriali, ormai storiche, e le nuove mobilitazioni climatiche. 

Per questo gli attivisti e le attiviste napoletane hanno deciso di accompagnare l’assemblea nazionale di FFF con una scuola di auto-formazione e co-produzione di saperi ribelli. La questione non è solo che la scuola, il sistema universitario e la ricerca sono decisamente indietro su questi temi (quanti corsi universitari sono stati cambiati radicalmente per mettere al centro la questione climatica?); piuttosto, crediamo che ci sia bisogno di un sapere alternativo, che non cerchi di costruire soluzioni con gli stessi strumenti che hanno costruito la crisi. Come diceva la scrittrice femminista Audre Lorde “non si può distruggere la casa del padrone, con i suoi attrezzi”. Abbiamo bisogno di nuovi attrezzi, di nuove teorie e pratiche epistemologiche che mettano a nudo i legami tra la produzione e riproduzione di sapere e la privatizzazione e messa valore del vivente. Il modello è quello delle scuole zapatiste di auto-formazione, quelle ConCiencias por la Humanidad che le comunità ribelli del Chiapas propongono come alternativa ai saperi coloniali, patriarcali e capitalistici. 

Ad esempio, la crisi climatica può essere interpretata come un errore nel sistema, da correggere. Essa non è necessariamente un brutto affare per il capitalismo, anzi. L’emersione di un capitalismo verde rivela come, al di là del folklore dei negazionisti più radicali, il grosso delle élites si sta riposizionando, cercando di trarre profitto dalla riconversione “ecologica” che la crisi richiede. Non ci vorrà molto che il capitalismo più “hard,” à la Trump per intenderci, abbandoni il negazionismo per sposare piuttosto l’ingegneria planetaria di chi propone di controllare il clima terrestre con grandi investimenti tecnologici che legano ancora una volta scienza, economia e complesso securitario-militare. Già sono in tanti quelli che predicano un ritorno generalizzato al nucleare come via di salvezza dalle emissioni di CO2. Poco male se il nucleare porta con sé alte dosi non solo di radiazioni e pericoli ma anche di militarismo e scarsa democrazia. “Bisogna salvare il pianeta ad ogni costo”, ci ripetono questi signori; ma a guardare bene sembrano più interessati a salvare il capitalismo e i loro privilegi. Per questo con la nostra scuola diciamo che il mondo lo vogliamo cambiare e non (solo) salvare.  

Per noi il cambiamento climatico, il collasso imminente degli ecosistemi terrestri e la sesta estinzione di massa sono manifestazioni del fallimento del sistema economico e sociale dominante. La crisi ecologica globale è il risultato di una lunga storia attraverso la quale una minoranza ha costruito il suo benessere sulla estrazione di ricchezza dalla natura e dal lavoro (salariato e non) dei subalterni. La crisi climatica è la più  drammatica espressione del fallimento di quel sistema e richiede un ripensamento radicale della società. L’emersione del movimento studentesco FFF ha segnato una svolta nel dibattito pubblico ponendo per la prima volta il cambiamento climatico al centro di un grande movimento di massa. Con questa scuola intendiamo fornire elementi analitici sul cambiamento climatico e su ciò che esso implica per la società, l’economia e la produzione di sapere. Per tre giorni circa venti ricercatrici e ricercatori, attivisti e attiviste si alterneranno per discutere con i/le partecipanti alla scuola di cambiamenti climatici e città, femminismo ed ecologia, colonialità e crisi ecologica, energie rinnovabili e fuoriuscita dal fossile. Nel corso della scuola ci saranno interventi video da Barcellona, New York, Rio De Janeiro, dal Rojava e dall’Amazzonia. 

Logistica

La scuola sarà gratuita ma invitiamo chi è interessato a registrarsi così da poter gestire più facilmente la logistica. Per registrazioni e info


Ci stiamo organizzando per dare ospitalità al maggior numero possibile di partecipanti. Chi ne ha bisogno può contattarci all'indirizzo: [email protected]

Programma:

Workshop 1: Cambiare la scuola per cambiare il sistema

2 ottobre 15:00-18:30 sala del Capitolo, Complesso di san Domenico Maggiore Napoli

Workshop 2: Crisi climatica e fonti energetiche: dall’emergenza alle alternative

3 ottobre 10:30-13:00 sala del Capitolo, Complesso di san Domenico Maggiore Napoli

Workshop 3: Decolonizzare la terra/corpo/territorio. Lotte anti estrattive e per l’eco-autonomia 

3 ottobre 14:30-17:00 sala del Capitolo, Complesso di san Domenico Maggiore Napoli

Workshop 4: Femminismi e lotte per il comune: terreni per nuove alleanze

4 ottobre 10:30-13:00 Università, Napoli (da confermare)

Workshop 5: Occupy Climate Change! Emergenza climatica e movimenti urbani

4 ottobre 14:30-17:00  Università, Napoli (da confermare)