Le città sono di chi ama davvero!

A Padova disobbedienza di massa ai diktat della questura. Il corteo antifascista viene caricato, con due attiviste fermate e due ferite.

30 / 3 / 2019

Un corteo di centinaia di antifasciste e antifascisti che si muove a mani alzate, volto scoperto, mani nude, con una testa composta per la maggior parte da donne. Una carica violenta dove rimangono ferite tre persone, due compagne fermate e poi rilasciate. Due delle compagne ferite sono rimaste fino a tarda notte in ospedale per i traumi prodotti dalle manganellate.

Sintetizzando: una manifestazione con temi femministi e antifascisti finisce con due ragazze fermate e due ferite.

Questo ciò che l'assurda gestione di piazza da parte del questore Paolo Fassari ha provocato ieri sera a Padova, per garantire una misera parata di Forza Nuova che manifesta contro l'aborto. Manifestazione che prova a sfruttare il clamore mediatico del World Congress of Families, proprio mentre decine di migliaia di persone sono in procinto di raggiungere Verona, per contestare l’apoteosi del pensiero reazionario.

Da un lato una città intera che si mobilita, la piazza che si riempie in fretta, lo sdegno comune per il pretesto della sfilata, l'indignazione per l’assurda azione dettata dal questore. Dall'altro una decisione già assunta, uffici che immaginiamo polverosi e copioni già scritti, l’incapacità completa di capire le condizioni politiche di Padova in questo tempo. La provocazione poliziesca è arrivata fino al punto che, non contenti di aver spedito due ragazze in ospedale a forza di manganellate alla testa, gli stessi picchiatori si presentano in pronto soccorso e hanno intimidito una compagna in sala d'attesa.

La presenza di Forza Nuova e il pretesto della manifestazione antiabortista - già ampiamente respinto il 9 marzo - hanno suscitato ampie reazioni negli scorsi giorni, anche da parte dell'amministrazione comunale. Il Questore ha ritenuto di calpestare anche i pronunciamenti istituzionali, determinato nella sua inspiegabile azione.

La città ha risposto nell’unico modo possibile: raccogliere il guanto di una sfida antidemocratica e duellare. «La giornata di oggi (ieri ndr) ci consegna un dato inequivocabile: quando si mettono in moto processi aperti e assembleari, quando la determinazione è collettiva, quando la posta in gioco è la difesa dei diritti non ci sono diktat che tengano» scrive il centro sociale Pedro in una nota a fine corteo. Centri sociali, collettivi, polisportive, associazioni, singolarità: il corpo sociale vivo della città è sceso in piazza per dare voce al proprio essere, ai propri slogan, alle proprie ragioni sociali, alla voglia di libertà contro chi vorrebbe negare l'autodeterminazione femminile. «Padova ha dimostrato di saper aprire dal basso spazi di libertà, di movimento, di agibilità pubblica e politica. Lo ha dimostrato per l’ennesima volta in questo meraviglioso mese di marzo. Questo è il bene più prezioso per la città, che ci impegneremo a difendere e moltiplicare» prosegue la nota del Pedro.

E mentre parte una campagna pubblica per chiedere le dimissioni del questore, tutte le realtà antifasciste rilanciano la manifestazione di oggi a Verona, ennesimo tassella di una lotta collettiva di libertà.