L’ascesa del fascismo a Bolzano e la scomparsa della sinistra istituzionale

Riflessioni dopo le votazioni amministrative dell’otto maggio

10 / 5 / 2016

2529 è solo un numero ma, dalla tarda serata di ieri, un numero inquietante per la città di Bolzano; 2529 sono infatti i voti che CasaPound ha raccolto in questa ultima tornata elettorale per l'elezione del sindaco in una città che, negli ultimi anni, vive contraddizioni insanabili. E i risultati elettorali di domenica 8 maggio sono la fotocopia di una città diventata "laboratorio" politico per il piano nazionale. La disfatta, per la sinistra, o quello che ne rimaneva, è stata epocale e talmente drammatica che, con buona probabilità, segna la fine di un ciclo travagliato.

Il 2015, a Bolzano, aveva visto la “vittoria di Pirro” del già sindaco Spagnolli, quota PD, che aveva ben pensato di scaricare l’ala sinistra all'ultimo momento, allearsi con forze di centro, strizzare l'occhio alla destra, in particolare a quella interna all'SVP, senza però fare i conti con i numeri. A distanza di qualche mese, e dopo non poche guerre interne (e fratricide), la vacillante maggioranza si era sgretolata su se stessa facendo il gioco delle destre e lasciando il Comune in mano ad un commissario, Penta, che per una decina di mesi ha scherzato a fare lo sceriffo in città (vedi ordinanze contro gli accattoni) inasprendo il clima, in verità già teso ben prima dell'arrivo del "super commissario".

Le elezioni di domenica lasciano in eredità un ballottaggio (22 maggio) tra Renzo Caramaschi, un attempato settantenne che guida una coalizione PD, SEL e civiche varie, e Mario Tagnin, un forza-leghista sostenuto a tutto spiano da Salvini, venuto in prima persona a chiudere la sua campagna elettorale. Totale la disfatta a sinistra, come già detto, eccezione fatta per i Verdi (verdi tedeschi, quindi poco a che spartire con la sinistra italiana), vittoria elettorale per le destre e l'estrema destra, non solo CasaPound.,

Ma cosa è successo in una città che fino a qualche mese fa aveva una giunta di centro sinistra con una serie di assessori che spaziavano da Rifondazione Comunista ai Verdi? Cosa ha comportato una rivoluzione così repentina e disarmante?

In primo luogo Bolzano è ritornata, suo malgrado, ad essere una città di confine e, nel contempo, di passaggio: la "rotta mediterranea", percorsa dai migranti fino alla fine del 2015, e probabile via di fuga a partire dal 2016, vista la chiusura della “Balkan Route”, ha fatto dell'Alto Adige un punto di ritrovo di tutti coloro che puntano verso il Nord Europa per scappare da guerre e povertà. La gestione del passaggio, perché di questo si tratta, è stata schizofrenica, sia da parte della ricca Provincia sia da parte di tutte le istituzioni che avrebbero dovuto gestire la situazione in maniera pacata e senza allarmismi. Si è infatti, fin da subito, parlato di emergenza, pericolo e degrado dando adito ai rigurgiti più nostalgici in una città già percorsa da una conflitto etnico, peraltro mai sopito, tra italiani e tedeschi.

Buon gioco per le destre che, a forza di parlare alla pancia della gente, hanno raccolto una valanga di voti a discapito di un numero di profughi bassissimo (che si è tra l'altro stabilizzato negli ultimi mesi) e gestibile con poche risorse.

E il PD? Come a livello nazionale, una volta subita la compressione renziana, ha cominciato a correre dietro all'ideologia della sicurezza, del degrado, del "prima gli italiani”, cercando di mettersi in competizione con contenuti molto cari alle destre e, proprio per questo, difficili da gestire e discutere. Anche se oramai esiste una vera e propria bibliografia sull'argomento (a partire dalla fallimentare esperienza dei "sindaci sceriffo" dell'allora Ulivo prodiano), il PD ha insistito su questa linea tanto che un suo emerito esponente, guarda caso uno tra i candidati più votati, ha lanciato l'idea di militarizzare la zona ferroviaria facendo uso della tanto decantata operazione "Strade sicure" utilizzata dai militari italiani per mettere in mostra muscoli e fucili di nuova generazione. Plauso delle destre, CasaPound in primis, che hanno rincarato la dose.

E la sinistra "estrema"? Sopita su se stessa, devastata dalla guerra interna tra gruppuscoli di ultracinquantenni, ha corso divisa, una parte con il PD (SEL e pezzi di Rifondazione), una parte in alleanza con i Verdi. Morale? Die Linke (riferimento politico di SEL), in accoppiata con il PD, è scomparsa (565 voti), Rifondazione si eclissa a 601 voti non riuscendo a portare in Consiglio comunale nessun candidato. Spaventoso, ma immaginabile. 

Al di là della risposta caritatevole, la sinistra bolzanina ha sempre trattato la questione migranti in maniera istituzionale, senza mai fare un braccio di ferro con una Provincia che ha sempre visto i profughi come un problema più che una risorsa. Rifondazione, che ha perso i pezzi negli ultimi mesi, ha candidato pochissime persone conosciute e politicamente valide, molti attempati, poche donne, quasi tutti ancorati alla vecchia idea di sinistra, completamente scollegata a tutte quelle lotte dal basso patrimonio di molti movimenti italiani e, in parte, tedeschi. Se si è fuori dalla storia si resta fuori anche dal governo di una città!

Ma il problema, evidentemente, non è solo politico. L’intero territorio altoatesino ha subito la crisi scoppiata nel 2008, vivendo una spirale dove “mamma Provincia” ha cominciato a tagliare fondi (ovviamente non quelli “istituzionali”, il Presidente della Provincia Kompatscher continua a guadagnare più di 20 mila euro al mese), prima elargiti a pioggia, in una società che già aveva nel turismo una incredibile fonte di ricchezza. La risposta, di rimando, è stata la guerra tra poveri cavalcata abilmente dai partiti di destra e, manco a dirlo, dai “fascisti del Terzo Millennio”. E la città è repentinamente cambiata. Apertura alla costruzione dei grandi centri commerciali, su tutti il progetto Benko, vittorioso in un referendum-farsa, e alle grandi catene multinazionali per dare una patina di finta armonia al centro storico e, perché no, distogliere la popolazione dai veri problemi, una gentrificazione che si basa sull’assioma degrado uguale profughi, tanto caro al capitalismo rampante del cibo gourmet di Eataly.

A dare fuoco alle polveri, la scellerata politica austriaca di chiusura dei confini (su tutti quello del Brennero) con l’indiretta percezione che il territorio altoatesino possa diventare una grande “jungle”, l’Idomeni del Nord Italia.

Non ci si poteva aspettare molto di più da queste ultime elezioni comunali, ma il quadro che ne è uscito è peggiore di qualsiasi nefasta aspettativa.

CasaPound, movimento dichiaratamente fascista e che proprio per questo non potrebbe candidarsi alle elezioni (per apologia di fascismo, reato secondo la Legge Scelba), ha superato il 6% dei voti (nel 2015 faticò ad arrivare al 2,4%) portando in consiglio comunale ben 3 consiglieri, fascisti della prima ora. L’incremento dei voti è andato di pari passo ad un aumento indiscriminato della violenza da parte dei membri di CasaPound e, quel che è peggio, uno dei denunciati per le ultime violenze (il pestaggio di un ragazzino nel gennaio 2016), è diventato rappresentante circoscrizionale con quasi 300 preferenze sfiorando lo scranno in Consiglio Comunale. Tutto questo è il frutto di una campagna d’odio contro l’antifascismo, in crisi da parecchi anni ma minato alle fondamenta dai sempre più numerosi revisionisti, e da un atteggiamento alquanto buonista della maggior parte del mainstream provinciale (ma lo stesso discorso si potrebbe fare a livello nazionale) che ha sempre trattato i “fascistelli del Terzo Millennio” come bravi ragazzi, forse un pochino maneschi, ma in fondo ordinati, puliti e sorridenti.

Il resto della destra può stare ben allegra. La Lega Nord ha guadagnato 5 consiglieri, Unitalia, partito costruito dalle ceneri del defunto MSI, si porta a casa 3 consiglieri comunali. Se la matematica non è un’opinione, siamo a 10 personaggi della destra estrema (su 45 consiglieri totali) che rappresenteranno istanza xenofobe e razziste. Un futuro a tinte fosche. A cui si aggiunge, purtroppo, una netta affermazione del Movimento 5 Stelle (finora a Bolzano non era riuscito ad attecchire), indice che il populismo è oramai all’apice.

Resta a questo punto da capire cosa succederà al ballottaggio del 22 maggio e quali saranno le nuove alleanze che porteranno alla difficile governabilità di una città che è piombata nel periodo più buio dalla fine del terrorismo identitario sudtirolese.