La vendetta è un piatto che va servito ai poveri

15 / 8 / 2011

Una volta che gli incappucciati sono tornati nelle loro tane, che gli incendi si sono spenti e la minaccia è finita, la polizia ha preso pieno possesso delle città inglesi. Per giorni interi, i sedicimila armati mandati dal governo hanno fatto sentire il loro monologo assordante, con colonne di blindati lanciati a sirene spiegate per le strade deserte e pattugliamenti in ogni quartiere.

Cameron aveva annunciato che non ci sarebbe stata pietà, e la pietà obbedientemente ha deciso di sprofondare nel ventre della terra, mentre i tribunali sono rimasti aperti tutta la notte per processare i 2.300 arrestati negli scontri. Le sentenza sono state pesanti. ‘Esemplari’, secondo la definizione dei giornali. Per il furto di due bottiglie d’acqua, del valore di tre sterline, Nicholas Robinson, 23 anni, è stato condannato a sei mesi di carcere. Per il furto di due maglioni, Eoin Flanagan, diciottenne di Manchester, è stato condannato a otto mesi di reclusione. Per aver detto a un poliziotto ‘se non avessi addosso la divisa ti spaccherei la faccia’, Ricky Gemmel, 18 anni, è stato condannato a sei settimane di carcere. E così via, almeno per i più fortunati. Per tutti gli altri, con buona grazia, i giudici hanno ritenuto opportune pene più severe e li hanno rimandati al giudizio delle ‘crown courts’, tribunali regali che hanno potere di infliggere sentenze a oltranza.

Nel frattempo i poliziotti si sono organizzati in squadre e sono andati casa per casa a arrestare le centinaia di sospetti ancora in libertà. Insieme a loro, come i cani da riporto con i cacciatori, si sono mosse anche le torme di giornalisti. Il quotidiano Telegraph, per esempio, trasmette orgogliosamente sul proprio sito il video dell’arresto di Shereka Leigh, single mother di 22 di Tottenham, rea del furto di un paio di scarpe. Il video mostra gli agenti sfondare la porta, entrare in casa urlando, calpestare i giocattoli del figlio di 4 anni e portare fuori la ragazza in manette.

Ma gli agenti non devono fare tutto da soli. A volte anche i genitori danno una mano. Con una dedizione che avrebbe fatto lacrimare Stalin, dopo aver riconosciuto la figlia diciottenne Chelsea nei video trasmessi in TV l’eroica signora Adrienne Ives non ha avuto esitazione nel chiamare la polizia locale. Manco a dirlo, i giornali non hanno saputo trattenere gli elogi per questa straordinaria madre coraggio. Peccato che ai tempi di Saturno non ci fossero i giornali britannici, che avrebbero potuto dare il giusto lustro a chi divora i propri figli.

‘Vi troveremo’, avevano detto giorni fa alcuni agenti sulle loro pagine facebook, ‘e vi faremo sentire tutto il peso della legge’. E così è stato. C’è da augurarsi che non sia un peso così schiacciante da togliere il respiro, come è avvenuto invece qualche mese fa con Jimmy Mubega, il quarantaseienne angolano morto per soffocamento mentre veniva ‘messo in sicurezza’ dagli agenti che lo stavano deportando dall'aeroporto di Heathrow.

Ma il peso della legge, si sa, spesso cade come grandine dal cielo, e a volte capita che distrugga la vita di intere famiglie. Del resto, le colpe dei padri ricadono sui figli e dunque, per proprietà transitiva, quelle dei figli devono ricadere sui genitori. Con determinazione salomonica, David Cameron ha dichiarato che le famiglie degli arrestati che usufruiscono dei benefit statali per i meno abbienti perderanno tutto. Niente più casa popolare, niente più contributi di disoccupazione, niente più ‘house in benefit’, niente più welfare. Intervistato dalla BBC, il segretario di stato per le comunità locali Mr Eric Pickles ha ribadito il concetto. I riottosi e le loro famiglie verranno sfrattati, e le circoscrizioni di Wandsworth, Westminster, Greenwich, Hammersmith, Nottingham e Salford hanno già reso esecutivi gli sfratti.

Ma anche queste disposizioni dal sapore medievale, si teme, non saranno abbastanza. Il problema è molto più profondo, dicono alcuni, è entrato sotto la pelle dei sudditi britannici. David Starkey, noto commentatore BBC, lo ha spiegato chiaramente in diretta televisiva: il problema, in questo paese, è che i bianchi sono diventati negri, hanno perso il senso della dignità occidentale, sono diventati dei selvaggi. Il multiculturalismo, dice Starkey, ci ha cambiato il colore della pelle e il DNA.

Grazie al cielo, il governo non è solo ad affrontare questa sfida biogenetica. Come spesso accade in Inghilterra, l’aiuto è arrivato prontamente dall’alto. Dove per alto, ovviamente, si intendono gli Stati Uniti, la madrepatria di cui la Britannia è fedele colonia. Ispirato dall’esempio americano, David Cameron ha convocato il superpoliziotto Bill Bratton, l’inventore della dieta ‘tolleranza zero’ che ha reso obese tante carceri d’oltreoceano. Il crimine di strada, ha dichiarato Cameron, verrà raschiato via dall’isola, come fosse una macchia scura sulla pelle candida di Albione.

Forse il primo ministro ha scelto per le sue pulizie il cleaner sbagliato. Più che Bill Bratton, Cameron avrebbe dovuto rivolgersi a Conrad Murray, il famoso medico di Michael Jackson attualmente indagato per l’omicidio del cantante. Togliere il nero dalla pelle è un affare difficile e sono in pochi al mondo a saperlo fare. Bagni di mercurio, infiltrazioni di cortisone e applicazioni di hydroquinone sono l’unica cura. Qualche iniezioni di antidolorifici ogni tanto, per ammorbidire il tutto. Soltanto così la candida Inghilterra potrà grattarsi via il negro di dosso. Anche a costo di morirci, se dovesse essere necessario. Del resto, dopo gli splendori del matrimonio reale, soltanto il funerale di un’intera nazione potrebbe offrire al mondo l’evento più spettacolare della prossima decade.

14 Agosto 2011, London