La strage silenziosa

14 / 9 / 2019

Ancora morti sul lavoro. Sembra non volersi placare la tragica scia di sangue che sta colpendo l'Italia nelle ultime settimane. Soltanto dall'inizio di agosto sono state ben diciotto le vittime di incidenti sul lavoro. 

Il 7 agosto un uomo è morto nel Ferrarese per il cedimento di una cinghia mentre installava una pesa. Appena due giorni dopo, altre due vittime: un muratore colpito da un tondino di ferro in provincia di Bergamo e un operaio che a Cremona stava scaricando delle travi d'acciaio. Il 14 agosto un operaio ha perso la vita schiacciato da una pedana in provincia di Bergamo. Lo stesso giorno una donna è caduta dal quarto piano di un palazzo mentre stava pulendo dei vetri. Il 16 agosto un operaio è precipitato da una scala in una azienda di logistica alle porte di Piacenza. Il 17 agosto un operaio è morto nel Cosentino in un cantiere, incastrato con la testa tra un container e la cabina comandi. Il 20 agosto un muratore è precipitato da una terrazza nel Catanese; nello stesso giorno nel Riminese una donna è morta cadendo da una scala mentre era impegnata nella manutenzione di una giostra. Il 26 agosto nell'Aquilano un uomo ha perso la vita schiacciato dalla pedana di un mezzo pesante che stava riparando. Il 30 agosto nel Frusinate un operaio è morto travolto da metri di terra in un cantiere. Nello stesso giorno a Varese un operaio è rimasto schiacciato da un rullo. Il 4 settembre un operaio edile è caduto da un ponteggio a Latina. L'11 settembre nel catanzarese un uomo è rimasto schiacciato da un trattore. 

A queste morti, denunciate dall'Inail, si devono però aggiungere le vittime del lavoro nero. Come nel caso di Pasquale Fusco, 55 anni e con tre figli di Varcaturo in provincia di Napoli. Probabilmente a stroncarlo è stato un infarto. L'uomo è morto mentre raccoglieva meloni in una serra, che con le alte temperature dei primi giorni di settembre era diventato un vero e proprio forno. L'uomo lavorava in nero, tra sudore e fatica, per guadagnare meno di 40 euro al giorno. Nulla rispetto alla quantità di fatica e allo sforzo fisico impiegato.

Nel 2019 può accadere anche questo, morire per lavorare. Come è accaduto ieri, 12 settembre, quando quattro uomini sono morti annegati in una vasca di liquami a Pavia.

A perdere la vita sono state quattro persone di nazionalità indiana: due fratelli, di 48 e 45 anni, che da più di cinque anni avevano rilevato l'impresa, e due loro dipendenti, di 29 e 28 anni.

I quattro stavano lavorando vicino a una vasca per il compostaggio dei fertilizzanti vicino a una stalla. Improvvisamente uno dei quattro è finito nella vasca. Da quanto è emerso i due dipendenti stavano caricando un'autobotte con i liquami, che poi avrebbero dovuto spargere nei campi. Forse a causa di un problema nel funzionamento della vasca, un operaio si è calato all'interno e non è più riuscito a risalire. Gli altri tre, secondo la ricostruzione, sono a loro volta caduti nel vano tentativo di recuperare il loro connazionale.

Non c'è età, non c'è colore della pelle e come in quest'ultimo caso non c'è differenza se tua sia l'imprenditore o il dipendente. In Italia si muore ancora di lavoro.

Il 2019, fino a questo momento, è stato uno dei peggiori anni per quanto riguarda le morti sul lavoro. Al momento, si sta registrando un possibile nuovo aumento degli incidenti rispetto al 2018, che aveva già segnato un rialzo di oltre il 6% di morti bianche rispetto all'anno precedente. Lo scorso anno le denunce di infortunio con esito mortale sono state - secondo i dati resi noti da Inail - 1.218, contro le 1.148 del 2017 e le 1.154 del 2016. Ma nei primi sette mesi di quest'anno le denunce sono state 599, 12 in più rispetto ai primi sette mesi dell'anno precedente.

L'Agricoltura rimane il settore in cui gli incidenti sul lavoro sono maggiori. Soltanto in questi primi mesi dell'anno sono stati ben 78 gli incidenti registrati.

È un’escalation che ci deve preoccupare. E non solo perché non è possibile che nel 2019, in un Paese dell’Occidente sviluppato, anche una sola persona possa morire mentre lavora. Ma perché questi infortuni, al di là degli incidenti, raccontano un Paese che sta lentamente scivolando all’indietro.

I governi in questi anni hanno dimenticato di tutelare un pezzo importante della società. Operai, facchini, muratori, braccianti: a morire sono i lavoratori più umili, quelli che spesso nemmeno ci ricordiamo che esistono, quelli che soffrono ogni giorno. Sono quei lavoratori vittime del ricatto costante, del prendere o lasciare, della mancanza di ogni tutela. A morire, spesso, sono i lavoratori in nero, senza alcun tipo di contratto e con retribuzioni che rasentano il limite della schiavitù.