La storia alla rovescia: il “ritorno ai principi” della controrivoluzione.

1815 Congresso di Vienna – 2019 XII Congresso mondiale delle famiglie a Verona

3 / 2 / 2019

Se la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa, il previsto Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona a fine marzo, con la partecipazione della peggior catena reazionaria clerico-fascista di tutto il mondo, va preso estremamente sul serio. Si tratta di un attacco complessivo alla libertà, ai diritti, all’autodeterminazione, che tocca direttamente la sfera della riproduzione sociale per ripristinare l’ordine capitalistico, il disciplinamento e assoggettamento dei corpi, il patriarcato, il sessismo, il razzismo come strutture portanti del dominio di classe e dell’accumulazione di capitale. 

Questo congresso si configura come un’operazione politico-culturale che mira all’espropriazione della nostra soggettività, della nostra potenza, delle forme di vita indipendenti e autodeterminate, della libertà del Comune! È espressione fascista del biopotere contro i corpi della moltitudine! Non si tratta dunque solo di un problema di genere, ma di tutti i movimenti, delle forze che oggi resistono e combattono contro  il capitalismo, in varie forme e sotto molteplici aspetti e su tutte le articolazioni del dominio, di razza, di genere, di classe.

Questo congresso in realtà si propone di costruire un’ internazionale nera , sotto l’ombra protettiva di Steve Bannon, stratega e consigliere di Donald Trump e promotore in Europa di “The Movement”, assemblaggio delle peggiori forze nazional-populiste-fasciste e integraliste cattoliche europee.

Basta guardare la composizione dei partecipanti per cogliere immediatamente il senso di questa mostruosa parata: Salvini, Meloni, Pillon, Fontana, Forza Nuova, personaggi dell’Ungheria di Orban e dell’Uganda omofoba. Tema centrale è la famiglia naturale, ma in realtà attorno a questa macro-tematica si diramano molte altre questioni: il problema dei diritti, la codificazione dei ruoli e la loro gerarchizzazione, il concetto di cittadinanza e i rapporti di inclusione/esclusione, il comando sulla riproduzione. Una vera e propria restaurazione dell’Ancien Regime.

Non è solo una boutade: questi signori lo dicono apertamente, bisogna tornare a prima del 1789, alla tradizione medievale e feudale, a quell’ordine teologico-politico gerarchico, immutabile e necessario, che ha sovrastato per lunghi secoli la storia dell’Europa e dell’Occidente e che l’impetuoso vento della rivoluzione francese ha spazzato via.

I riferimenti analogici al Congresso di Vienna del 1815, al di là della suggestione metaforica e metastorica, aprono interessanti riflessioni dal nostro punto di vista. Quel congresso si proponeva una Santa Alleanza tra le principali potenze europee per restaurare il vecchio ordine “naturale” sconvolto dalla rivoluzione francese e dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte. Come obiettivi strategici, il ripristino dell’ordine, dell’autorità, della tradizione, il “trono” e l “altare”, sotto l’egida di un rinnovato clericalismo e di una feroce repressione poliziesca, coordinata a livello internazionale, contro tutti i movimenti autonomi. Si trattò, dunque, non solo di mera reazione, ma di una vera e propria controrivoluzione, nel senso più pieno della parola: distruggere alla radice i principi della rivoluzione e le sue conquiste e nel contempo schierare un apparato preventivo, repressivo, poliziesco, ma anche culturale e ideologico, per spezzare sul nascere ogni tentativo di continuare la rivoluzione, di riaprire la potenza di lotta, il processo insurrezionale, la forza creativa di un nuovo “potere costituente”.

I teorici della controrivoluzione furono in particolare Edmund Burke e Joseph De Maistre: sotto attacco, guarda caso, i principi fondamentali dell’illuminismo e della rivoluzione, la concezione dei diritti universali, appartenenti “per natura” ad ogni essere umano, l’eguaglianza, la giustizia sociale. In particolare, quelle forme di democrazia diretta che hanno caratterizzato la prima fase della rivoluzione francese, provenienti dalle sezioni popolari dei quartieri parigini e dei sobborghi operai, dai club giacobini radicali, dai comitati rivoluzionari di quartiere. Anima e corpo di un potere insurrezionale costituente, che rinascerà più avanti nella breve, ma intensa esperienza della Comune ed ancora più in là nella rivoluzione d’Ottobre, nel rapporto tra organizzazione rivoluzionaria leninista e Soviet. Segnaliamo il protagonismo delle donne nelle fasi più radicali della rivoluzione francese, dove nasce un femminismo rivoluzionario e di genere ancora non ancora studiato profondamente, la loro partecipazione fondamentale nelle fasi iniziali della rivoluzione. Dalla lotta armata alla marcia su Versailles - nei club e circoli sociali, in particolare “La società delle donne repubblicane” - fino all’elaborazione di una vera e propria piattaforma costituente che perfezionava la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino con i diritti della donna e della cittadina. Questo embrione fu represso e rimosso dal potere giacobino, intriso anche nelle sue componenti più radicali di patriarcato e maschilismo: fu una brutta pagina, purtroppo non risolta neppure oggi.

Quindi, il riferimento alla rivoluzione francese dei neo-restauratori di Verona ha, dal loro punto di vista, un senso strategico. Come diceva De Maistre, «la controrivoluzione non è una rivoluzione contraria, ma il contrario della rivoluzione», ovvero lo sradicamento radicale di ogni possibilità di trasformare l’ordine naturale delle cose, voluto da Dio e dalla trascendenza del potere sovrano. Thomas Hobbes più teologia cristiana e autonomia del politico in tutte le sue forme: la figura pienamente dispiegata della nemicità  assoluta verso la democrazia diretta moltitudinaria e le sue espressioni costituenti.

Ma quello che accomuna i controrivoluzionari di allora a quelli di oggi, in questo salto e dislocazione spazio-temporale, è proprio il concetto di “natura”. Questa è concepita come dato immutabile e metastorico su cui viene proiettato, con una classica mistificazione, tutto ciò che è frutto di processi storicamente determinati. Nel mondo della storia, come divenire e continua trasformazione determinata dall’azione degli uomini non esiste una natura eterna ed immodificabile! Certo, il miglior antidoto al pensiero controrivoluzionario di ieri come di oggi è il materialismo storico: uno dei compiti fondamentali di Marx è proprio quello di destrutturare il “naturalismo” dell’ideologia borghese che spacciava per naturale la proprietà privata, la divisione del lavoro, i rapporti di potere e di produzione propri di una formazione sociale storicamente determinata, quella del capitale. Oltre a Marx, l’opera più illuminante sulla decostruzione della famiglia naturale dal punto di vista del materialismo rivoluzionario è quella di Engels Origine della famiglia, della proprietà privata, dello Stato. In essa, dopo la conoscenza da parte di Engels degli studi antropologici di Morgan, viene negata la famiglia monogamica come forma naturale della riproduzione della vita. Essa è il frutto di un processo storico che afferma la proprietà privata contro l’originaria proprietà comune delle più antiche comunità, la divisione del lavoro con la separazione di genere tra uomo e donna e la subordinazione della stessa al dominio patriarcale: è la prima suddivisione in classi e la prima forma della lotta di classe.

Il capitalismo non è altro che la forma più compiuta, sviluppata, complessa di questa radice, di questo embrione, il punto di arrivo storico-epocale della società classista e del sistema di dominazione sulla riproduzione della vita. Ecco perché la controrivoluzione del congresso di Verona tocca alla radice l’essenza stessa della contraddizione: essa è una controrivoluzione rispetto al ’68 e alle sue istanze di liberazione, che in Italia ha avuto una lunga propaggine fino al ’77, con lo sviluppo dell’autonomia operaia e proletaria, con l’espressione di importanti contributi del pensiero femminista, con il sogno, il desiderio, le pratiche sociali di liberazione comunista.

Se vi è un “ritorno ai principi”, la storia rovesciata dei controrivoluzionari, altrettanto è necessario un ritorno ai princìpi della nostra storia rivoluzionaria, il filo rosso che lega il passato al presente, che afferma non tanto un’umanità generica contro la barbarie, ma un nuovo potere costituente del Comune contro il potere costituito. È necessario essere a Verona, stravolgere con tutti i mezzi questo evento, riappropriarci le piazze e le strade, con la forza delle nostre idee, con le idee della nostra forza.

Immagine di copertina: "The congress of Vienna", di Jean-Baptiste Isabey (1819)