«La sanità territoriale dovrà essere la sanità della post-pandemia». Intervista a Giorgio Devigili

Rubrica "Note sulla pandemia".

30 / 8 / 2021

La pandemia ci ha posto e continua a porci di fronte a problemi di ordine sanitario e sociale su cui occorre riflettere per poter in seguito svolgere un'elaborazione di ordine politico. Per questo abbiamo deciso di aprire la rubrica Note sulla pandemia e intervistare diverse figure professionali del settore, al fine di raccogliere riflessioni e pratiche che riteniamo interessanti perché propongono elementi utili ad affrontare la pandemia e alle sue conseguenze.

Abbiamo incontrato il dottor Giorgio Devigili, responsabile del Centro Sanitario di Mezzolombardo (TN), al banchetto che ogni sabato mattina, mentre è in corso il mercato, allestisce nella piazza del paese, mettendosi a disposizione per fornire informazioni in merito alla vaccinazione contro il Covid-19.

Della sua iniziativa qui in Trentino hanno parlato giornali e Tg. A noi aveva colpito come la sua azione sia volta ad aiutare le persone a superare l'esitazione a vaccinarsi, mentre l'informazione mainstream e il dibattito pubblico (anche "a sinistra") sembrano concentrarsi unicamente su chi si oppone alla vaccinazione (i no vax). L'agire di un medico che si mette a disposizione della propria comunità e fornisce informazioni all'interno del rapporto di fiducia medico/paziente crediamo sia una pratica importante da conoscere e divulgare per elaborare concretamente quella che chiamiamo "società della cura".

Per questo abbiamo posto al Dottor Devigili alcune domande:

In cosa consiste la sua iniziativa? 

Ogni sabato mattina dalle 9.00 alle 13.00 sulla piazza di Mezzolombardo, sotto un gazebo con tavolino e computer, sono a disposizione delle gente che sul virus Covid-19 e sulle vaccinazioni vuol sapere qualcosa di più e di preciso nel mare di informazioni e disinformazioni che ogni giorno vengono diffuse sui media e sui social. A fianco del mio tavolo di lavoro ho messo un cartello con il titolo della mia iniziativa “Io prenoto e tu vaccinati”.

Perché ha preso la decisione di intraprenderla?

Un giorno, alla fine di aprile, trovo un amico che voleva vaccinarsi ma era senza il telefono e il computer. Gli risposi: va bene, ci penso io. Poi avevo già raccolto da parte di altri conoscenti i dubbi e le ansie di chi voleva vaccinarsi. Così ho deciso di andare incontro alla gente e mettermi a disposizione per spiegare, in un rapporto diretto col cittadino, che cosa significa vaccinarsi.

Quale tipologia di persone si rivolge a lei? 

Ogni persona bisognosa di chiarimenti e di certezze, ovvero tutti coloro che cercano un rapporto di fiducia col medico. Io ascolto, la gente decide in piena autonomia se prenotare direttamente il vaccino.

Che tipo di domande le pongono?

La maggior parte delle domande riguardano problemi sanitari, ad esempio sull’interazione dei farmaci e il vaccino, le reazioni allergiche, particolari malattie pregresse o fattori genetici trombofilici, ma anche un semplice contatto umano, un aiuto emotivo, la gente vuole parlare e farti parlare. A tal proposito vorrei dire che non serve spaventare ma si deve spiegare con dati oggettivi, grafici semplici e parole gentili e rassicuranti. 

Quali sono state le reazioni alla sua iniziativa?

Non sta a me dirlo, ma in questi mesi sono state centinaia le prenotazioni del vaccino che ho effettuato al mio gazebo. La gente ascolta e poi decide in piena autonomia. 

Quale è la sua visione del ruolo del medico e del rapporto tra medico, paziente e comunità?

Partiamo da un dato semplice: la vaccinazione è un atto medico. Quindi, è compito dei medici vaccinare la popolazione e prendere in carico la situazione di ogni singolo indeciso: la sua storia, le sue ragioni, le sue decisioni. La mia testimonianza è una piccola dimostrazione di come la sanità territoriale dovrà essere la sanità della post-pandemia. Dobbiamo investire sulla centralità del fattore umano ( la buona sanità è in primo luogo fatta dalle donne e dagli uomini della sanità competenti ed empatici), sulla digitalizzazione dei servizi e delle competenze e su una cooperazione reale e virtuosa di tutte le componenti della sanità. Insomma, più efficienza, più umanità e più spazio alla responsabilità dei cittadini.