La salute mentale non vale meno della salute fisica

22 / 3 / 2020

La quarantena che stiamo vivendo dal 9 marzo è sicuramente una risposta necessaria per fermare il dilagante contagio del Covid19, ma stare a casa non significa ignorare come stiamo noi e chi ci sta intorno. La quarantena può avere su chiunque enormi ripercussioni psicologiche, legate anche alla situazione di incertezza finanziaria, sia durante il periodo di quarantena che dopo.

Uno studio condotto da Lancet sulla quarantena messa in atto durante l’emergenza Sars del 2015 dimostra infatti che il disturbo più frequentemente diagnosticato, alla fine della quarantena, è stato quello acuto da stress che si caratterizza da un periodo di ricordi intrusivi che si manifestano entro quattro settimane, in seguito a un evento traumatico cui si è assistito o che si è vissuto in prima persona (qui uno studio fatto da un’equipe di ricercatori cinesi sulla prevalenza e i fattori di rischio dei sintomi acuti di stress post-traumatico durante il COVID-19)

I sintomi possono essere: ansia, invadente e ricorrente; ricordo angosciante dell'evento; sogni inquietanti ricorrenti riguardo ad alcuni eventi; reazioni dissociative; sofferenza psicologica o fisiologica intensa quando ricorda l'evento; persistente incapacità di provare emozioni positive; ipervigilanza e irritabilità o scoppi d'ira.

Nel post quarantena il disturbo che più si è manifestato è stato invece quello del post traumatico da stress, che si manifesta in conseguenza di un fattore traumatico estremo, che avviene quando la persona ha vissuto ha assistito o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte o minaccia di morte o gravi lesioni o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri.

Le persone affette da PTSD manifestano difficoltà al controllo delle emozioni, irritabilità, rabbia improvvisa o confusione emotiva, depressione e ansia, insonnia, ma anche la determinazione a evitare qualunque atto che li costringa a ricordare l’evento traumatico.

La perdita economica, inoltre, diventa un problema serio e logorante durante la quarantena, le persone incapaci di lavorare e che devono interrompere obbligatoriamente le proprie attività professionali, senza una pianificazione futura, hanno più probabilità di cadere in depressione rispetto ai soggetti ai quali è in qualche modo garantito un reddito.

Gli effetti psicopatologici di questa situazione sembrano durare anche dopo la quarantena per un periodo molto lungo.

Entreremo in un periodo storico mai visto prima dove l’equilibrio psicologico, insieme a quello economico di sussistenza, dovrà essere messo al primo posto (sempre su Lancet, un paper sui servizi di salute mentale online attivati in Cina durante l'epidemia di COVID-19). Dove i professionisti della salute mentale dovranno combattere contro un picco esponenziale di disturbi mentali. Dove psicologi e psichiatri saranno chiamati, come non mai, a preservare l’integrità psicofisica della popolazione generale, anche qui ci troviamo davanti ad una categoria di precari e sottopagati che in questo momento di criticità stanno mettendo comunque disposizione le proprie abilità gratuitamente in via telematica per supportare chi si trova in difficoltà.

Sarà dunque prioritario ridurre al minimo il tempo dell’isolamento per non demoralizzare le persone e aggravare il senso di frustrazione, garantire i beni di prima necessità e una garanzia economica e una rapida e affidabile informazione di quello che sta succedendo

Non dobbiamo nemmeno dimenticare il valore dell’altruismo: essere consapevoli che il proprio isolamento domiciliare serve a tutti può aiutare a renderlo più sopportabile, ma soprattutto una cooperazione dal basso, la spesa fatta al vicino ad esempio (seguendo le norme igienico sanitarie adeguate), può rivelarsi più vantaggioso per chi lo fa oltre che per chi lo riceve, l’aiuto dal basso ci farà sentire ancora interconnessi non solo virtualmente.