La rivolta dei cervelli

Un anno di occupazione tra tumulti, nuovo welfare e autogoverno

15 / 2 / 2012

Un anno fa nel quartiere del Tufello a Roma veniva occupato uno stabile comunale ormai in disuso da diversi anni in cui risiedevano vari servizi per i cittadini del IV municipio.

Studenti e precari partendo dal nulla hanno tirato su uno studentato autogestito, corsi d'italiano per migranti, corsi di aiuto scolastico, iniziative culturali e molto altro togliendo un ennesimo stabile dalle grinfie della speculazione edilizia .

Oggi le nostre battaglie culturali hanno fatto si che nascesse il Laboratorio Puzzle.

17 FEB h19:00 @ Puzzle:

presentazione del libro: " LA FURIA DEI CERVELLI"

ne parliamo con:

Roberto Ciccarelli-autore e giornalista de il Manifesto

Giuseppe Allegri-autore e ricercatore della Sapienza

Michela de Palma-FIOM

Giorgina Pilozzi-Angelo Mai/Altrove

Davide Franceshini-artista e mebro di ACTA

h21 a Astra19 via capraia 19

cena meticcia a cura della scuola di italiano di Puzzle

Finalmente un libro che non tratta della "fuga dei cervelli", bensì dei possibili spazi d'indipendenza e autonomia che il "Quinto Stato", sintesi della nuova composizione del lavoro intellettuale e immateriale che viene svolta all'interno delle reti del capitalismo cognitivo, sta già aprendo e praticando all'interno dell'odierno campo sociale, dominato tanto dalla crisi del capitale e del liberalismo, quanto dall'impraticabilità di un "ritorno alla dimensione pubblico-statuale", così come l'abbiamo conosciuta nell'"età dell'oro del capitalismo del benessere". Quell'epoca è defintivamente tramontata ed il "patto sociale" del capitalismo keynesiano - cioè quel "compromesso tra classi" che ha assicurato, per oltre trent'anni dal dopoguerra in poi, prosperità e benessere diffuso, intergrazione nel sistema occupazionale e un sistema di tutele che garantiva a tutti l'accessibilità ai beni e servizi (quello che chiamiamo "Welfare") - oggi s'è spezzato. La "condizione precaria" che caratterizza ormai l'intero ciclo di vita di milioni di uomini e donne oggi è un dato di fatto, al punto tale che quando, col cinismo del tecnico al servizio delle banche e senza l'ipocrisia di chi fa il politico di professione, la Fonero dichiara: "il posto fisso è un'illusione" nessuno più si scandalizza. I movimenti studenteschi e dei ricercatori precari degli ultimi anni, le rivolte urbane europee e americane (dagli "indiganos" spagnoli a "occupy Wall strett", passando per Atene, Londra e Roma), così come le lotte degli intermittenti dello spettacolo che hanno dato vita all'occupazione del teatro Valle a Roma, segnano però un'inversione di rotta e ci parlano direttamente dell'alternativa possibile. In queste lotte, c'è in gioco lo sviluppo di un potere costituente in bilico tra rivendicazione di diritti sociali (nuove forme di welfare) e sperimentazione di nuove "istituzioni del comune", come il "Valle", il "cinema palazzo" o "Puzzle", che sappiano, nell'epoca della dittatura della finanza e della sua esautorazione, reinventare la democrazia e, attraverso la pratica dell'autorganizzazione, produrre quel welfare che le istituzioni pubbliche non sono più in grado di grantire. Può questa, forse, considerarsi la risposta adeguata che la nuova composizione del lavoro vivo nelle sue infinite declinazioni (dal lavoro nel terziario avanzato al free lance, dal lavoro autonomo "di seconda generazione" alle infinità delle condizioni contrattuali "atipiche" in cui si svolge il lavoro cognitivo sotto padrone) ha già lanciato e vive sotto forma di sfida: perché, se è vero che la storia della lotta di classe proletaria è da sempre storia per l'autonomia e l'indipendenza dal lavoro salariato e dal comando capitalistico, è qui - proprio là dove il tentativo di dominare le attività meno sussumibili a questo comando è maggiore (si pensi al lavoro autonomo, alle attività di ricerca scientifica, al lavoro all'interno dei circuiti dell'industria culturale, fino alle innumorevoli attività di servizio e di cura "alla persona") - che può svilupparsi una resistenza alla subordinazione e al comando capace di costruire nuove forme di vita indipendenti e di rimettere in campo, reinventandole, quelle tutele e garanzie che chiamiamo welfare e di cui, con il crollo delle gerarchie e delle distinzioni garantiti/non garantiti e occupati/ disoccupati, abbiamo tutti bisogno."