La pandemia in America Latina: estrattivismo, autoritarismo e risposta dei movimenti. Intervista a Raul Zibechi

11 / 9 / 2021

L’OLtrEconomia Festival 2021 “Altri Mondi Possibili” è iniziato il 10 settembre a Trento al Parco Santa Chiara e sarà attraversato, come in altre edizioni dalle voci di chi in questi mesi non ha mai taciuto le contraddizioni che stiamo vivendo, di chi ha denunciato e scritto contro lo sfruttamento del pianeta e la messa a profitto di tutti i corpi (umani e non), e la finanziarizzazione della Terra, di chi ha continuato a lottare e costruire piattaforme di critica immaginando una società della Cura come spazio rivoluzionario e del cambiamento.

Raul Zibechi parteciperà a uno dei dibattiti (la conferenza Economie, disegualianze, cura) da remoto, in diretta da Montevideo, insieme alla ricercatrice e giornalista indipendente Cristina Morini. Raul Zibechi facendo riferimento al recente libro uscito italiana nella versione curata da Yaku e altre realtà territoriali “Tempi di collasso – i Popoli in movimento” (ed Nova Delphi libri) analizzerà gli impatti della pandemia in America Latina e la risposta dei movimenti sociali alla repressione causata dalle misure di distanziamento sociale e dalla militarizzazione dei territori messe in atto dai governi.

Di seguito la nostra intervista a Raul Zibechi

 

OltEconomia Festival: In epoca di pandemia in Sud America come i governi hanno approfittato per restringere gli spazi di agibilità democratica?

Raul Zibechi: La pandemia è la scusa perfetta per aumentare la quantità di forze di polizia nelle piazze, per attuare misure di controllo e restrizione senza il minimo dibattito pubblico, imponendo una specie di dittatura tecnico scientifica attraverso misure autoritarie.

Quanto abbiamo visto in Sud America è un rafforzamento unilaterale dello Stato, degli apparati repressivi ma anche un’intensificazione della violenza parastatale: gruppi paramilitari che operano in totale libertà in Colombia, Brasile e Messico, maggiore attività del narcotraffico, spesso alleato con i paramilitari. Una violenza a sua volta causa di un aumento degli assassinii tra i popoli originari e “negros,”tra i contadini e gli abitanti delle periferie urbane.

In Colombia i casi di violenza parastatale hanno innescato la rivolta dei giovani di Bogotà lo scorso settembre, che ha provocato l’incendio di circa 20 commissariati di polizia. In Messico la permanente aggressione alle comunità zapatiste nelle zone di Aldama negli Altopiani del Chiapas, silenzio del governo di Lopez Obrador, un silenzio complice della violenza paramilitare.
In parallelo, e in forma meno visibile ma non meno incisiva, sono aumentati i progetti estrattivisti, in particolare dello sfruttamento minerario, e le grandi opere infrastrutturali. In Cile, il popolo Mapuche sta contestando decine di progetti approvati senza che fossero interpellati e tanto meno con il loro consenso, dal momento che la pandemia impedisce la partecipazione a riunione ampie, secondo l’applicazione dell’accordo 169 della OIT (Organizzazione Internazionale del Lavoro). In sintesi: la pandemia ha intensificato la militarizzazione, la repressione, e le economie estrattiviste, come un giogo stretto al collo dei movimenti per immobilizzarli e impedirne la resistenza.

OEF: Qual è stata la migliore risposta dei movimenti ai restringimenti degli spazi democratici e alle misure autoritarie di governi?

RZ: I popoli e i movimenti si sono mobilitati per spezzare il giogo in cui sono stati stretti in diverse maniere: in Cile e in Bolivia è avvenuto attraverso elezioni di massa oltre ogni previsione. E’ necessario ammettere che i contadini indigeni boliviani hanno spinto verso le elezioni con un’impressionante mobilitazione e blocchi stradali, perché il governo golpista ponesse una data alla sfida elettorale; in Cile la vittoria del referendum è stata sostenuta da un’ampia mobilitazione nelle piazze.

In Colombia, soprattutto a Bogotá, abbiamo assistito a una militanza rabbiosa, spontanea, contro la violenza della forze dell’ordine culminata con l’incendio di commissariati e distaccamenti di polizia dopo l’assassinio di un avvocato le cui modalità hanno ricordato quelle di George Floyd negli Stati Uniti.
Gli indigeni Nasa del Cauca della Colombia si sono invece mobilitati attraverso una marcia che iniziata a Santander di Quilichao e conclusa a Cali e Bogotá, dopo aver percorso 500 chilometri in dieci giorni, per condannare gli episodi di violenza.

Allo stesso modo la Minga Indigena, Negra e Contadina non ha rivendicato nulla al Governo – come ha fatto in altre occasioni – se non la fine della violenza, denunciando gli assassinii da parte dei militari, paramilitari e narcos.
E’ importante sottolineare il ruolo delle guardie indigene, negre e comunitarie (ne esistono già 70 mila unità) che proteggono i loro popoli e le loro mobilitazioni;
E infine il caso zapatista: l'iniziativa epocale di un loro viaggio in diversi Paesi europei previsto per questo autunno è un modo per intraprendere un’iniziativa politica in un momento in cui i movimenti si trovano sulla difensiva. Un’iniziativa che presuppone un’ampia alleanza con decina di collettivi europei per liberarci insieme dai molteplici gioghi che ci impongono i media mainstream, la polizia, i sistemi economici, patriarcali e coloniali.

Inoltre quanto successo in Colombia, a partire dal 28 aprile del 2021, è altresì impressionante: milioni di persone hanno manifestato per le strade, soprattutto giovani. Però non solo hanno manifestato per la strade, ma hanno anche occupato piazze, parchi pubblici, e molti altri spazi aperti, dandogli nuovi nomi e significati: il Parque Rellena di Cali è stato ribattezzato il Parco della Resistenza; solo in questa città si sono formati 25 “spazi di resistenza” controllati dai giovani che hanno dato vita a nuove forme di relazioni, hanno organizzato mense popolari, biblioteche, ambulatori popolari per soccorrere I feriti provenienti dalle manifestazioni, ma anche giochi e danze notturne. Tutto ciò assediato violentemente dai militari e paramilitari che hanno assassinato circa 60 persone e almeno 300 persone sono risultate disperse in tutta la Colombia a causa delle aggressioni. E' stato la più importante rottura del cerchio militare/sanitario istituito della Stato

OEF: Rispetto all’economia del profitto alla luce della pandemia e dell’ennesima crisi e stato di emergenza, è possibile – per non ritornare a un passato causa del presente – contrapporre una “Società della Cura”, in cui la cura del sé, il mutuo aiuto, e i percorsi di autonomia solidale siano la soluzione al collasso, verso la prospettiva di un mondo altro?

RZ: La Società della Cura è una buona soluzione alla crisi che stiamo vivendo a condizione che non sia una politica dello Stato, ma un cammino intrapreso dai movimenti, dal basso, nella società, e in opposizione a quanto è imposto dal capitalismo e dai governi.

Mi spiego: in alto, il potere e il capitalismo stanno intensificando il controllo e il sistema di accumulazione, e adesso hanno acquisito un sostegno sociale importante per paura della pandemia. Questa è la loro grande opportunità. Attraverso la paura vogliono disciplinare una parte, isolare i più ribelli, e ottenere un sostegno in larga parte passivo. Per questo sono sicuro che la “Società della Cura” non comincerà dall’alto, ma contro coloro che sono in alto. Secondo me la migliore risposta alla pandemia, al giogo dei governi e del capitalismo è quanto messo in campo dai movimenti.

In Cile le assemblee e le iniziative comuni (più di 500) si rivolgono direttamente ai contadini, oltrepassando i supermercati, cucinando e mangiando in forma collettiva. In Colombia i popoli originari organizzano i mercati del baratto dove scambiano patate, mais, e frutta. Già lo facevano, ma adesso tali mercati si sono moltiplicati come le quantità di prodotti che ogni famiglia scambia secondo le proprie necessità. Le comunità inviano alimenti a le città che le ricambiano con prodotti sanitari. Il movimento Sem Terra del Brasile ha donato migliaia di tonnellate di alimenti alle periferie urbane, e nello stesso momento le aiuta ad organizzarsi. Inoltre si moltiplicano gli ambulatori comunitari in tutto il continente, mescolando la medicina occidentale con quella tradizionale dei popoli indigeni. In questa “Società della Cura” i valori d’uso predominano sui valori di scambio, del mercato. Molte famiglie si alimentano, si documentano sulla situazione sanitaria, e si occupano delle loro necessità effettive attraverso il mutuo aiuto, la solidarietà e le pratiche solidali tra i popoli e le persone. Ciò che sta succedendo è parte di quanto le nostre società abbandonate dagli Stati stanno facendo per non morire: vivere e prendersi cura di sé.

OEF:  In Italia il green pass sta progressivamente facendosi obbligatorio nella sostanza, (e con esso il vaccino) dal momento che è necessario nella maggior parte dei casi esibirlo per accedere al lavoro e agli eventi pubblici (con tante eccezioni e particolarità). Che ne pensi? Quale è la situazione nel tuo Paese?

RZ: la situazione qui è abbastanza simile. Il vaccino non è stato reso obbligatorio perché siamo in una “democrazia”. Però se non ti vaccini non puoi andare alla stadio per una partita di calcio, né ad un evento musicale, né salire in una aeroplano e molte altre cose. Ciò che stanno facendo con il green pass in Italia e in altri Paesi dell'Europa è quello di istituire un sistema di apartheid, basato sulla discriminazione della salute invece che del colore della pelle.

Ciò che dobbiamo domandarci è perché in questo determinato momento storico il sistema ha bisogno di modalità escludenti proprie dell'apartheid. La mia risposta è che il sistema ha bisogno di accrescere il controllo sociale della popolazione, con qualsiasi mezzo. E ne ha bisogno perché esiste un ampio processo di rafforzamento “desde abajo”: donne, migranti, popoli indigeni e afrodiscendenti, che lottano contro un modello che esclude gran parte della popolazione, tanto nel Sud del mondo quanto nel Nord.  

Per mantenere il controllo di quella gran parte della popolazione che non ha futuro, la prima misura di cui si avvale il potere è il massivo controllo operato dalle forze dell'ordine. Quando questo non è sufficiente si applicano altre forme di controllo, ma l'obiettivo è sempre lo stesso. Il fatto che si utilizzi la salute o il vaccino è di per sé di poca importanza se si considera come nel corso della storia i metodi di controllo siano cambiati nel  tempo pur mantenendo e rafforzando i loro obiettivi. Il “controllo” è ancora più necessario da parte del sistema quando si fa strada il timore della rivolta, della ribellione, della perdita dei privilegi. Questo è l'unico problema reale. Dopo quanto è successo in Colombia il quadro si è fatto fin troppo chiaro: se in Colombia o in Messico o in Brasile non ci fossero stati i narco-paramilitari i popoli avrebbero già vinto.

Raul Zibechi è pensatore, analista, giornalista e scrittore dei più apprezzati in America Latina, dove ha svolto la maggior parte dei suoi studi sulle lotte sociali e le pratiche alternative di resistenza “de los de abajo”. A livello globale è punto di riferimento per la sue sue analisi disincantate e indipendenti sui movimenti sociali. In Italia quello di Zibechi è un pensiero critico riconosciuto che alimenta la crescita di ogni percorso di lotta e resistenza.Ha iniziato la carriera giornalistica nel 1985 in Spagna. Poi, tra il 1987 e il 1991, ha percorso il Perù, l'Ecuador e la Colombia, dove ha avuto lunghi rapporti con le comunità indigene locali. Dal 1992 vive di nuovo a Montevideo, dove inizia una collaborazione con diversi periodici. Attualmente è redattore del settimanale uruguayano “Brecha”. I suoi articoli vengono pubblicati su diversi giornali cartacei e siti web di vari paesi. Ricordiamo in particolare la collaborazione quindicinale con il giornale messicano “La Jornada”. È autore di  molti libri. Gli ultimi pubblicati sono: “Política & Miseria. Una propuesta de debate sobre la relación entre el modelo extractivo, los planes sociales y los gobiernos progresistas(2011); “Brasil Potencia. Entre la integración regional y un nuevo imperialismo”(2012). In Italia, dove l’autore ha avuto una lunga collaborazione col settimanale Carta e ora con il sito www.comune-info.net, sono stati pubblicati:"Alba di mondi ALTRI” Mutus Liber; “Il paradosso zapatista. La guerriglia antimilitarista nel Chiapas”, Eleuthera; “Genealogia della rivolta. Argentina. La società in movimento”, Luca Sossella Editore; “Zapatisti e Sem Terra”, Zero in condotta; “Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano, Carta”. Con Nova Delphi libri e a cura di Yaku ha pubblicato in Italia Il Mondo Altro in Movimento” movimenti sociali in America Latina (2018) e “Tempi di Collasso – i popoli in movimenti”.