Dalla protesta dei Sindaci alla mobilitazione contro il raduno padano

La Lega, la manovra e i beni comuni

Un nuovo protagonismo dei municipi, per l'autonomia e l'autogoverno municipale

16 / 9 / 2011

Dall'agenzia ANSA sulla protesta dei sindaci contro la manovra governativa:

 

MANOVRA: ORSONI, LEGA DICA SE E' CON CITTADINI O CON POTERE

 
A MANIFESTAZIONE A VENEZIA ASSENTI SINDACI CARROCCIO

VENEZIA, 15 SET - In piazza San Marco, insieme agli altri sindaci veneziani, nel giorno dell'iniziativa contro la manovra, non si è visto nessun primo cittadino leghista.

"E' l'ennesima dimostrazione - ha commentato il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni - di una posizione non chiara di un partito che gioca su troppi tavoli. Ritengo che sia meglio che la Lega esca allo scoperto e dica se sta dalla parte dei cittadini o dalla parte del potere".

Orsoni ha invece sottolineato con favore la presenza di sindaci sia del centro-sinistra che del centro-destra: "E' il segnale che i sindaci non guardano all'appartenenza politica, ma al compito a loro affidato dai cittadini, e cioé al benessere del territorio. E se ci sono provvedimenti sbagliati, è giusto protestare insieme e far sentire la nostra voce al Governo. Perché la vera essenza della democrazia è data dal fatto che la vera gestione della popolazione sia affidata ai Comuni".

In occasione della manifestazione, sono stati distribuiti in Piazza San Marco volantini in italiano e inglese, per sensibilizzare al problema anche i turisti. (ANSA).

 

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Dal Gazzettino di Venezia di venerdì 16 settembre 2011:

 

DIFENDERE I BENI COMUNI DALLA MANOVRA

 

Con un'ennesima arrogante forzatura da parte della maggioranza parlamentare, la manovra “anti-crisi” di Ferragosto è divenuta legge. Ieri sindaci eletti da ogni schieramento, tranne quei pochi che antepongono la “ragion di partito” al bene comune dei propri concittadini, hanno dato vita ad un'inedita protesta contro i micidiali effetti della stessa manovra per le autonomie locali: tagli, ancora tagli nei trasferimenti a Comuni e Regioni e un ulteriore irrigidimento dei criteri del Patto di stabilità interno.

Drammatiche le prevedibilissime conseguenze sociali dell'operazione: riduzione dei servizi offerti ai cittadini (dai trasporti pubblici al welfare) e contrazione della capacità di stimolare investimenti. Pagano sempre gli stessi – è stato detto non a torto – e vengono messi in discussione non solo diritti fondamentali, ma la possibilità stessa di affrontare la crisi economica e finanziaria con coraggiose risposte alternative.

Nel dibattito pubblico degli ultimi giorni, troppo poco però si è parlato della portata dell'articolo 4 del Decreto governativo convertito ieri. Un articolo che contraddice il pronunciamento di oltre ventisette milioni di italiani (la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto) che, con i referendum del 13 giugno scorso, avevano detto un secco NO alla gestione privatistica del servizio idrico integrato, ma avevano anche segnato una netta inversione di tendenza nei confronti di tre decenni di cultura e pratica della privatizzazione selvaggia di tutto ciò che è patrimonio comune. Un articolo che impone, con la scadenza vincolante del prossimo 31 marzo 2012 e pochissime eccezioni, la forzata vendita (perciò la svendita) della gestione dei servizi pubblici essenziali, che oggi i Comuni, anche attraverso le aziende partecipate, assicurano ai cittadini. Decenni di ubriacatura neoliberista hanno dimostrato come le privatizzazioni non abbiano affatto risolto i problemi di burocratizzazione e spartizione partitica delle vecchie municipalizzate, ma si siano invece tradotte in nuovi monopoli ed oligopoli, che hanno comportato aumenti indiscriminati delle tariffe, peggiore qualità dei servizi e smarrimento di qualsiasi potere di indirizzo e controllo democratico.

Per questo, proprio nel momento in cui sono sottoposti, al pari dei diritti e delle condizioni di vita dei “molti”, al più pesante attacco mai registrato, non solo alle proprie finanze, ma alla capacità stessa di esercizio della propria costituzionale autonomia, e quindi alla possibilità effettiva di autogoverno dei beni comuni da parte delle comunità territoriali, si rivela più che mai necessaria una nuova stagione di protagonismo politico dei Comuni.

Non potrà mai esserci un autentico federalismo, se questo non partirà dalle autonomie. E, qui, da un rapporto di partecipazione diretta dei cittadini al governo locale. Anche da questo può nascere una reale alternativa, sociale e politica, alla crisi che abbiamo di fronte. L'incontro, promosso per questa sera a Forte Marghera dal Comitato “acqua bene comune”, con Gianfranco Bettin e Alberto Lucarelli e la più ampia partecipazione alla manifestazione di domani a difesa di “Venezia bene comune” sono altrettante occasioni per muoversi in tanti verso questa direzione.


Beppe Caccia

* consigliere comunale Lista “in comune” Venezia