La guerra civica

21 / 1 / 2011

Negli incontri, spesso notturni , ad Arcore e Palazzo Grazioli – quelli politici - , Berlusconi e Bossi non devono avere mai compulsato “La tradizione civica nelle regioni italiane”, il classico di Robert Putnam che mostra, come tanti altri studi, che il vero cuore dell'autogoverno locale risiede nei comuni. E' l'Italia dei Comuni la vera patria del nostro federalismo, l'invenzione più originale e innovativa, tutt'ora, della nostra lunga e travagliata storia politica.

Il centro del conflitto che sta opponendo in queste ore l'Anci e il governo, uno scontro che attraversa la stessa Lega Nord ( sia pure in forme per ora sotterranee), evoca questa grande secolare esperienza, la incrocia con la nascita (nel 1970) e con l'evoluzione delle regioni fino agli attuali “governatorati” (che tendono a porsi come piccoli o medi stati) e adesso, a quanto pare, l'attuale maggioranza vorrebbe risolverla costringendo l'autogoverno locale nel ridotto di amministrazioni sotto stretta sorveglianza, con poche risorse, al cospetto imponente di nuove entità centralistiche, super fetazioni delle attuali regioni.

Il dissenso dell'Anci dalla proposta di federalismo fiscale-municipale avanzata dal Governo e appunto sancita politicamente l'altra notte a Palazzo Grazioli, si articola in precise, puntuali proposte (e in precisi e puntuali dissensi). Sbloccare l'addizionale Irpef, conferire ai Comuni l'aumento dei tributi e definirne le quote di partecipazione a tributi immobiliari, Irpef e cedolare secca, introdurre la possibilità di contributo di soggiorno per tutti i comuni (cioè assicurare reale autonomia impositiva); definire precisamente il Fondo perequativo (cioè garantire uniformità di opportunità di base); precisare subito la disciplina di Tarsu/Tia sui rifiuti, garantendo che i comuni siano soggetti protagonisti di queste cruciali politiche; specificare di cosa si parla davvero, quando si parla di nuova Imu, l'Imposta Municipale che il Governo vorrebbe lasciare indefinita e, soprattutto, alla discrezione d Roma, ribadendo la subalternità dei comuni.

Queste dettagliate richieste – e quella stessa di incentivare la fusione tra piccoli comuni, semplificando la rappresentanza e rendendola più efficiente ma lasciandola incardinata sul territorio – esprimono specifiche istanze ma sono parte di una tensione che le prescinde.

Il federalismo rivisitato dall'attuale centro-destra è roba da “governatori” e non da “borgomastri”, da regioni-stati o staterelli neocentralisti e autoreferenzuiali in concorrenza l'uno con l'altro (e chi non ce la fa peggio per lui) e non da veri responsabili e solidali autogoverni locali in una vera, responsabile e solidale cornice unitaria.

Lo scontro in corso ha intensi e acuti connotati politici di stagione ma evoca, dunque, e per davvero una vicenda di lunga durata, capace, nel suo sciogliersi in un modo o nell'altro, di segnare profondamente un'epoca. Non va perso di vista, non va sottovalutato, neppure in giorni e notti in cui la politica sembra fare di tutto per farci pensare a tutt'altro,