Nel decreto di fine emergenza in Campania, le misure su Abruzzo e Protezione Civile

La fine e l'inizio

di Antonio Musella

15 / 1 / 2010

Doveva essere il botto di fine d’anno, il decreto legge che sanciva da un lato la fine della “vittoriosa” battaglia contro le calamità naturali e dall’altro la pianificazione dettagliata della costruzione di un blocco di potere permanente.

Ma al 31 dicembre 2009 il decreto di fine emergenza rifiuti in Campania, il Decreto Legge 195, non ha visto la luce. Tutto rimandato. Di poco, anche se non si sa esattamente di quanto. Qualcuno ipotizza il 28 febbraio come data di emanazione del decreto, altri invece parlano di data incerta, visto che si lavora alacremente tra governo ed enti locali per portare al passo tutte le Province della Campania a cui sarà affidato il ciclo integrato dei rifiuti, con la mediazione del sottosegretario all’economia Nicola Cosentino.

Ma il vero regista dell’operazione del decreto di fine emergenza rifiuti in Campania, Guido Bertolaso, aveva già fatto sapere che sarebbe rimasto un altro anno a capo della Protezione Civile, “perché Berlusconi me lo ha chiesto”, ha sostenuto: in realtà perché i tempi di riforma della Protezione Civile sono ovviamente non rapidissimi come il capo dipartimento vorrebbe. Infatti, nella bozza di decreto che verrà nuovamente affrontato nel prossimo Consiglio dei Ministri, scopriamo che il cosiddetto “decreto di fine emergenza rifiuti in Campania” non legifera solo sulla materia del trattamento dei rifiuti in Campania, bensì diventa lo strumento con cui Bertolaso e Berlusconi con la precisa supervisione del segretario della presidenza del consiglio dei ministri Gianni Letta, provano a mettere ordine e programmazione su quattro questioni assolutamente centrali negli assetti di governo e negli interessi economici speculativi : la gestione ordinaria dei rifiuti in Campania, la ricostruzione dell’Abruzzo, la riforma della Protezione Civile Nazionale, la gestione delle emergenze causate da dissesto idrogeologico nel paese.

Un decreto che prende decisioni importanti che in alcuni casi rappresentano una vera e propria rivoluzione amministrativa e che hanno già avuto due effetti: il primo è la rivolta dei Comuni della Campania contro il trasferimento della TARSU (tassa amministrativa sui rifiuti solidi urbani) alle Province, ed il secondo è l’aver gettato nel panico le stesse Province che dovranno gestire l’intero ciclo integrato dei rifiuti attraverso loro società. Il terzo e più importante sconvolgimento amministrativo è senza dubbio la trasformazione della Protezione Civile in una società per azioni pubblica alle dipendenze del Presidente del Consiglio, che attuerà la più grande stabilizzazione di precari degli ultimi anni.

Ma andiamo con ordine per analizzare nel dettaglio tutti i passaggi della bozza di decreto legge 195.

Abruzzo – La principale motivazione del decreto legge, che spende la maggior parte dei suoi articoli sulla chiusura della vicenda rifiuti in Campania, è quella di un cambiamento della destinazione dei soldi del fondo sulle emergenze. Il legislatore infatti individua nella ricostruzione dell’Abruzzo e nelle emergenze dovute al dissesto idrogeologico del Paese i fenomeni “più importanti” su cui investire maggiori risorse, di conseguenza la fase della gestione commissariale del ciclo integrato dei rifiuti in Campania può definirsi conclusa. Nessun cenno o dimostrazione analitica della fine dell’emergenza rifiuti in Campania viene citata nel decreto, in nessun articolo si può leggere “l’emergenza rifiuti in Campania è conclusa perché abbiamo fatto ……”, niente di tutto ciò. Semplicemente dopo 14 anni di flusso di cassa del fondo delle emergenze verso la Campania ora si cambia direzione, con una distribuzione verso l’Abruzzo ed un’altra a pioggia su tutto il territorio nazionale rispetto al dissesto idrogeologico. Il primo articolo del decreto infatti nomina Gianni Chiodi, governatore dell’Abruzzo, commissario straordinario alla ricostruzione. Lo si potrebbe interpretare come un graduale ritorno ad una fase ordinaria, in cui i cittadini ed i comitati hanno in un ente territoriale prossimo ed in un rappresentante istituzionale del territorio la controparte su cui chiedere conto rispetto alla ricostruzione degli alloggi. Invece ovviamente non è così. Chiodi è commissario straordinario per la ricostruzione, ma dalle sue competenze vengono esclusi : il progetto C.a.s.e.,  il progetto moduli abitativi provvisori (M.a.p.) e scolastici (M.u.s.p.). In pratica, solo sui centri storici e sulle attività produttive Chiodi risulta avere la delega commissariale. La durata del commissariamento è prevista per un anno, fino al 2011, ma non si specifica se ci sarà la possibilità o meno di prorogarlo.

Campania -  Per quello che riguarda la fine dell’emergenza rifiuti in Campania ed il passaggio alla cosiddetta gestione ordinaria, il decreto legge disegna uno scenario che cambia in sostanza tutti gli attori protagonisti della vicenda rifiuti in questi anni, tranne, ovviamente, il ruolo sempre centrale della Protezione Civile.

I debiti, innanzitutto. La liquidazione dell’enorme massa di debiti accumulati in questi anni viene affidata ad una Unità Stralcio, che avrà sede nel comando logistico Sud dell’esercito in Palazzo Salerno a Napoli. Questa unità dovrà quantificare e liquidare i creditori e riscuotere i crediti che la Protezione Civile vanta nei confronti dei comuni campani. Quest’ultima questione rappresenta un ostacolo non da poco. La Protezione Civile infatti chiede il conto ai comuni per aver portato via la spazzatura durante il periodo dell’emergenza. Solo dal Comune di Napoli la struttura di Bertolaso vanterebbe 130 milioni di euro! Ovviamente i Comuni campani non hanno nessuna intenzione di pagare per un servizio che già precedentemente e per lunghi 14 anni era sotto gestione di un commissariato straordinario di governo e quindi fuori dall’ordinarietà della gestione dei Comuni. In pratica esattamente come suggerì la Lega nel 2008, i costi della cattiva gestione dei rifiuti li devono pagare i cittadini della Campania, mentre gli speculatori, dagli uomini della Fibe ai politici nazionali e locali, possono avere pacche sulle spalle.

Termovalorizzatori ed ex Cdr. Gli impianti di incenerimento dei rifiuti e quelli di tritovagliatura, ovvero gli ex Cdr ora denominati Stir, verranno gestiti sempre dalla struttura di Bertolaso attraverso l’Unità Operativa, con sede sempre a Palazzo Salerno. Fino al 31 gennaio 2011 l’Unità Operativa potrà, su richiesta delle Province, continuare a gestire il flusso dei rifiuti, il conferimento presso gli impianti STIR e presso l’inceneritore di Acerra, nonché presso le discariche. Sempre l’Unità Operativa, potrà adeguare gli impianti e gestire il coordinamento militare delle operazioni. All’Esercito continuano ad essere prorogati i poteri di ordine pubblico sanciti dal decreto 90 del maggio 2008, quindi la sorveglianza dei siti e la gestione dell’ordine pubblico presso gli stessi, con il corollario delle leggi speciali sul blocco delle discariche e degli inceneritori da parte dei manifestanti. Tali norme sono state rimandate dal Tribunale di Napoli, con sentenza di appena un mese fa, alla Corte Costituzionale.

Solo gli impianti STIR della provincia di Napoli verranno gestiti dall’ ASIA, l’azienda municipale di raccolta dei rifiuti del Comune di Napoli, mentre tutti gli altri saranno gestiti dall’Unita’ Operativa.

In pratica, con la gestione degli STIR e di Acerra e la proroga in materia di utilizzo dei militari e di gestione del flusso dei rifiuti, l’Unità Operativa rappresenta la proroga della gestione commissariale per un altro anno, in attesa che le province si mettano al passo. Altro che fine dell’emergenza! Restano in piedi come poteri straordinari affidati all’Unità Operativa la maggior parte dei poteri detenuti prima dal Commissariato Straordinario.

Acerra. L’impianto di Acerra e la sua gestione rappresentano forse uno dei punti meno chiari della bozza di decreto legge. Il decreto infatti stabilisce che l’inceneritore entro il 31.12.11 dovrà passare di proprietà alla Regione Campania, oppure in alternativa al Dipartimento di Protezione Civile o ad un privato. Il problema è che il prezzo del bene è fissato dall’ Enea e lo si stabilisce, come polemicamente ha fatto notare il governatore Antonio Bassolino “per decreto”. La Regione dovrebbe acquistare un bene con un prezzo fissato per legge. Nelle more di questa quanto mai intricata questione che vede uno scontro tra livelli diversi dello Stato, l’inceneritore è di proprietà della Protezione Civile, che avrà la possibilità di indire una gara di gestione dell’impianto per 15 anni. Insomma, il Governo e la Protezione Civile stabiliscono prima che la Regione deve comprare ad un dato prezzo l’inceneritore, poi si riservano anche la possibilità di fare da soli la gara d’appalto per la gestione dell’impianto per 15 anni.

Province. Alle Province passa le gestione delle discariche previste dal decreto 90, a cominciare da quella di Chiaiano per la Provincia di Napoli. Le Province hanno varato in fretta e furia negli ultimi giorni del 2009 le società provinciali per la gestione del ciclo dei rifiuti, le SAP, a cui passerà dal 2011 tutta la gestione del ciclo integrato dei rifiuti su base provinciale. Le Province cominceranno a gestire le discariche ed avranno la possibilità di fare tutti gli adeguamenti di bilancio fuori dai termini di legge per l’istituzione delle società provinciali. Alle province spetterà anche la decisione sull’eventuale ampliamento delle discariche che potranno anche sconfinare presso altri comuni da quelli interessati attualmente, ma sempre nell’ambito provinciale. Un dispositivo che prefigura scenari funesti per Chiaiano, Terzigno e Sant’Arcangelo Trimonte i cui siti si trovano sui confini con altri comuni. Sempre alle società provinciali sarà affidata la raccolta ed il conferimento dei rifiuti in discarica. Una novità essenziale. Infatti la raccolta ed il conferimento fino ad ora erano di competenza dei comuni che predisponevano le gare d’appalto per la gestione del servizio su base comunale. Ora le SAP dovranno stabilire una gara per la raccolta dei rifiuti su tutto il territorio provinciale, un affare da milioni e milioni di euro in particolar modo per la Provincia di Napoli gestita dal controverso Luigi Cesaro del Pdl, accusato a più riprese di essere in odore di camorra. A tale scopo i proventi dalla TARSU, la tassa sui rifiuti, saranno devoluti alle province e sottratti dalle casse comunali. Un vero e proprio terremoto in termini di afflusso di denaro alle amministrazioni che ha portato l’ANCI, associazione nazionale comuni italiani, sul piede di guerra contro il governo, tanto che i comuni campani si rifiutano di trasferire alle Province i registri e gli archivi di riscossione della TARSU. Non solo Berlusconi e Bertolaso vogliono i soldi pregressi dai comuni per la raccolta durante le emergenze, ma gli tolgono anche i proventi della TARSU. È bene ricordare che dopo la tornata elettorale del 2009 il centro destra gestisce tutte le province della Campania ad eccezione di quella di Benevento. Viene stabilito per decreto anche la metodologia di riscossione coatta, affidata a soggetti privati, dei crediti relativi alla tassa sui rifiuti, compresi quelli pregressi. Insomma una nuova operazione che porterà all’indebitamento dei cittadini della Campania.
Lavoratori consorzi di bacino. Anche la spinosa vicenda dei lavoratori dei consorzi di bacino verrà affidata alle Province. Si tratta di quei lavoratori di ditte private assegnatarie dei servizi di raccolta differenziata e di rifiuti particolari istituita negli anni duemila dai vari commissari che si sono susseguiti e che vedono una presenza massiccia di ditte legate alla criminalità. Per Napoli e Caserta, la SAP assorbirà il personale una volta definita la pianta organica necessaria che sarà approvata dal capo della Protezione Civile, una procedura quanto mai anomala nel caso di specie. Il decreto già parla di esuberi per l’area metropolitana tra Napoli e Caserta e predispone gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge, mentre per i lavoratori delle altre province è previsto l’assorbimento da parte dell’ente.

Protezione Civile – La riforma della Protezione Civile, di cui Global Project aveva già anticipato i contorni, trova posto nel decreto di fine emergenza rifiuti in Campania. Innanzitutto viene istituito un sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le operazioni in materia di Protezione Civile in ambito europeo ed internazionale. Un ruolo dai contorni molto ampi che sembra essere proprio il nuovo vestito su misura disegnato per Guido Bertolaso. La Presidenza del Consiglio dei Ministri sancisce la nascita della società Protezione Civile Servizi S.p.a. a completo capitale pubblico ed alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il cda della nuova società targata Berlusconi, Bertolaso, Letta, sarà nominato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal capo del dipartimento di Protezione Civile e dal segretario della Presidenza del Consiglio dei Ministri, insomma loro tre. Il compito sarà quello dello svolgimento strumentale dei servizi di protezione civile nel nostro paese. A questa società verranno trasferite anche le sedi, il personale, le flotte aeree e navali del dipartimento di protezione civile. Le linee strategiche della società saranno definite in esclusiva dal Presidente del Consiglio dei Ministri sentito il Capo della Protezione Civile. In pratica, l’intera gestione delle emergenze e delle calamità viene coordinata da questa società che è sì a capitale pubblico, ma i meccanismi di sottrazione allo spoiling system la renderanno un blocco di potere legato a Berlusconi e Bertolaso. Infatti il decreto prevede la stabilizzazione a tempo indeterminato dei dirigenti della Protezione Civile, l’assunzione a tempo indeterminato di tutto il personale con contratto a tempo e l’assunzione con contratto a tempo di tutto il personale con contratto Co.co.pro., compreso il divieto per la nuova società di stipulare contratti Co.co.pro. Insomma come già anticipato, una stabilizzazione di massa che vede come regista unico Guido Bertolaso che avrà la possibilità di nominare manager e dirigenti a lui vicini e che non potranno essere sostituiti da un nuovo governo. Anche gli utili della società saranno destinati a riserva, e quindi non saranno reinvestiti nelle spese dello stato. Ci saranno successivi decreti che specificheranno nel dettaglio la riforma del settore, ma è evidente che questa impostazione, seppure con una forma di società pubblica, va verso la privatizzazione del servizio, ovvero il pagamento da parte dei cittadini per il servizio. In questo decreto non è prevista la famosa assicurazione obbligatoria sulla casa, come anticipato dalle precedenti inchieste di Global Project, quel meccanismo per il quale in caso di calamità solo il cittadino che aveva l’assicurazione sulla casa poteva essere assistito nella ricostruzione dallo stato.

Dissesto idrogeologico -  La gestione delle emergenze nel nostro Paese, come ci dimostrano gli eventi degli ultimi anni, rappresenta un affare di grandi proporzioni, per questo c’è anche necessità di estendere la prassi, di allargare ad altri l’accesso a quella dimensione di eccezionalità che garantisce la mano libera per operazioni speculative. Insomma un commissariato straordinario non si nega a nessuno.
La parte del decreto che affronta il tema del dissesto idrogeologico va proprio nella direzione di estensione della prassi dell’istituzione di commissariati straordinari. Il legislatore prevede la nomina di commissari straordinari con il compito di applicare il piano di interventi urgenti contro il rischio idrogeologico nel Paese, stabilito dal Ministero dell’Ambiente, delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Presidente del Consiglio, sentito il capo della Protezione Civile. In sostanza un commissario per l’applicazione di interventi stabiliti dalle linee guida per la messa in sicurezza di aree a rischio idrogeologico, una funzione che potrebbe tranquillamente rientrare nell’ordinarietà dei poteri affidati agli enti locali. I commissari, si legge nella bozza di decreto “ attuano   gli interventi, provvedono  alle  opportune  azioni  di  indirizzo  e  di supporto promuovendo le occorrenti intese tra i soggetti  pubblici  e privati  interessati  e,  se  del  caso,  emanano  gli   atti   e   i

provvedimenti  e  curano  tutte  le  attivita'  di  competenza  delle amministrazioni  pubbliche  necessarie   alla   realizzazione   degli interventi, nel rispetto delle disposizioni comunitarie, avvalendosi, ove necessario, dei poteri di sostituzione e  di  deroga”. L’istituzione in micro scala dello stato d’eccezione. Immaginiamoci quanti commissari straordinari potranno essere nominati in base a questo provvedimento. Ognuno, in base alla conoscenza empirica del proprio territorio, in un Paese dall’altissimo rischio idrogeologico ed in cui le opere di messa in sicurezza hanno ritardi cronici, può immaginarsene innumerevoli.

I soldi -  Tutte queste operazioni hanno bisogno di risorse significative. Per quello che riguarda la Campania una parte dei fondi verrà presa dalla pressione fiscale locale, ma più complessivamente l’intero decreto, su tutti i temi, Abruzzo, Campania, Protezione Civile, dissesto idrogeologico, avrà una spesa ingente.

I calcoli ci parlano di 109 milioni di euro per il 2010, 65 milioni di euro per il 2011, e 35 milioni di euro per il 2012, fatto salvo la necessità già prevista di implementare i fondi nelle successive manovre finanziarie. A questo vanno sommati introiti aggiuntivi frutto del ricavo di diversi crediti, tra cui quelli che i Comuni campani dovrebbero versare alla Protezione Civile per i costi dell’emergenza rifiuti, ed il fitto del termovalorizzatore di Acerra: 2,5 milioni di euro al mese per 15 anni.

Ma da dove vengono tutti questi soldi ?
Quasi esclusivamente dai fondi FAS, fondi per le aree sottoutilizzate assegnati al CIPE , comitato interministeriale per la programmazione economica, per il fondo strategico di sostegno all’economia reale. I fondi FAS, di provenienza europea, dovrebbero essere utilizzati per lo sviluppo del mezzogiorno e per interventi strategici sull’economia di quelle aree. Con i fondi FAS in questo Paese fino ad ora si è pagato di tutto, dagli ammortizzatori sociali per gli operai del Nord, alla costruzione di nuovi Cie, dai costi dell’Osservatorio sul tifo alla riforma della Protezione Civile appunto. Un esproprio senza che i meridionali potessero dire la loro sull’indirizzo della spesa.

Resta l’incognita della data di emanazione del decreto. La diatriba sembra infatti essere dovuta a due fronti. Innanzitutto l’impreparazione delle Province della Campania ad assumere gli oneri del decreto. Mai coinvolte fino ad ora nella vicenda rifiuti, le Province sembrano essere cadute dalle nuvole rispetto alle decisioni del Governo. L’altro fronte invece è quello relativo alla riforma della Protezione Civile e degli equilibri di potere da ricercare sulla nomina del nuovo capo dipartimento della Protezione Civile e dell’esatto nuovo ruolo di Bertolaso.

Intanto il silenzio assoluto delle opposizioni parlamentari su questo decreto testimonia l’assoluta complicità dei democratici in queste decisioni. Solo gli amministratori locali si stanno opponendo al decreto. Appare evidente la capacità di Bertolaso di far coincidere gli interessi dei poli parlamentari. In fondo il posto in un cda o un commissario straordinario non si nega a nessuno. Ed in questo scenario torna alla mente la figura del Duca di Camastra, che nel 1693 aveva supervisionato per conto del Re delle Due Sicilie alla ricostruzione dopo il terremoto siciliano di quel tempo, personaggio descritto magnificamente da Leonardo Sciascia. Una ricostruzione rapida e veloce, in assenza di un parlamento che non si riuniva da tre anni. Sciascia lo utilizzava come termine di paragone rispetto alla scandalosa ricostruzione del terremoto del Belice del 1968. Come concluse Sciascia, “non vogliamo il  duca di Camastra, più semplicemente vorremmo che si ricostruisse bene senza rubare”.

Decreto fine emergenza rifiuti