La Conferenza sul clima si mette in moto a rilento

2 / 12 / 2011


L'organizzazione mondiale per la meteorologia, agenzia delle Nazioni Unite, ha diffuso le sue preoccupazioni sull'aumento delle temperature. Dalla metà del 19° secolo il decennio più caldo è stato quello appena finito.

L'aria di Durban è pesante. Il cielo non è terso; del resto si tratta di uno dei maggiori poli petrolchimici del continente africano. Appena atterrati in aereoporto le pareti, i pavimenti, persino i soffitti danno il benvenuto ai delegati che arrivano alla spicciolata per la Conferenza Onu sul Clima. Un cartellone gigantesco affiancato al poster del vertice dice: “Better Mining, Better People”. A destra campeggia lo sguardo luminoso e sorridente di un minatore di colore che sembra felice. L'audace campagna pubblicitaria è di una impresa mineraria anglo-sudafricana, complice del regime di apartheid che ha mortificato la dignità degli abitanti di questo paese fino a venti anni fa. Proprio qui, lunedì, ha preso il via la 17° Conferenza delle parti dell'Onu sul Clima.
Dopo quattro giorni di lavori le novità non sono molte. Ieri il Wmo, l'organizzazione mondiale per la meteorologia, agenzia delle Nazioni Unite, ha diffuso le sue preoccupazioni sull'aumento delle temperature. Dalla metà del 19° secolo il decennio più caldo è stato quello appena finito, i livelli sono tali da allarmare la scienza che ammonisce: o si agisce in fretta o sarà difficile contenere entro la soglia di 2° l'aumento della temperatura globale. Di tale avviso, oltre al Wmo sono anche l'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico e l'IPCC, l'Intergovernative Panel on Climate Change. 
La segretaria della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici - UNFCCC - Christiana Figueres, ha in tal senso richiamato l'attenzione sugli impegni dei paesi industrializzati, definendoli “la vera questione centrale di questo summit”. É chiaro alla scienza, alle organizzazioni sociali e a molti dei governi del G77 che occorre un impegno concreto che vada oltre gli interessi nazionali e cerchi una soluzione reale a un problema che è globale e che minaccia tutti, paesi del nord del mondo compresi. Un auspicio espresso varie volte dalle organizzazioni sociali arrivate fin qui per partecipare alle giornate di discussioni e di mobilitazioni parallele al vertice ufficiale. Le reti internazionali che lavorano sulla giustizia ambientale e climatica denunciano che nell'ambito del vertice ufficiale si sta discutendo di poco: dei Redd+ ad esempio, e delle altre false soluzioni messe sul tavolo da governi durante gli ultimi inconcludenti vertici.
Se nell'individuazione e applicazione di misure concrete i tempi sono dilatati e non certi, gli effetti degli sconvolgimenti climatici sono invece immediati, e gravi. Minacciano già oggi la vita di milioni di persone in tutto il mondo, specialmente delle comunità rurali. Lo hanno testimoniato le donne riunite ieri per l'apertura della 2° assemblea delle donne contadine africane, che si concluderà sabato nel campus dell'università. La sovranità alimentare non è solo un diritto, è anche una soluzione per raffreddare il pianeta, hanno ripetuto, riprendendo il lemma de La Via Campesina. Le mobilitazioni entrerranno nel vivo sabato, mentre i negoziati con i delegati dei governi inizieranno il prossimo 6 dicembre. Nei prossimi giorni saranno centinaia di negoziatori a sedersi ai tavoli per preparare il round finale. “Speriamo che sul tavolo mettano anche dell'arrosto, oltre al solito fumo” dice un attivista del C-17, il comitato sudafricano della società civile che coordina le attività delle organizzazioni sociali. Staremo a vedere.

Associazione A Sud