La civiltà dello spettacolo

Sogno di una notte di mezza estate

17 / 8 / 2009

Mentre serenamente cerchiamo di abituarci alla media di 32 C° e 68% Rh che costituiscono da noi lo standard agostano BB (che non è una vecchia gloria del cinema francese, ma un ragazzo rumeno che ha deciso di fare qualcosa per migliorare la qualità della sua e dell'altrui vita) esce dal suo sacrosanto spritz della sera per entrare in un film. Solo che non lo sa. Crede che sia la continuazione, o più probabilmente un'appendice, di una simpatica persecuzione iniziata poche settimane prima con un ordine di cattura incomprensibile e una detenzione tanto lunga quanto insensata, conclusasi con un'immotivata consegna all'obbligo di dimora. Quindi perché non seguire questi signori in borghese che dicono di essere poliziotti (e d'altra parte: ci si può rifiutare in una posizione simile?) e verificare che altre notifiche, altre ordinanze, altre prescrizioni, altre rotture di cazzo, non ne siano il prosieguo naturale?
Invece no. E' un film nel film. Ma ancora BB non lo sa. Lo portano al commissariato sulla solita Bravo color rame. Gli mostrano immagini in movimento, Vicenza 4/7: dov'eri, cosa facevi, eri tu, non eri tu, riconosci tizio, quello non è forse caio… BB è rumeno e conosce i fondamentali: a questo punto come nei film - perché adesso BB capisce che è in un film - vuole il suo avvocato.
Arrivati a questo snodo - se fosse un film - dovremmo avere due possibilità di sviluppo della trama.
A) BB è colpevole, annaspa nella rituale richiesta di assistenza legale e verrà in breve assicurato alla giustizia, non prima che adeguati flash back abbiano reso comprensibile allo spettatore la concatenazione delle nefandezze da lui commesse.
B) BB è innocente, e in un gioco di successive approssimazioni lo spettatore scoprirà che un terzo apparentemente insospettabile ( ma noi svegli lo avevamo sgamato…) ha tentato di mettere sotto scacco lui, gli inquirenti in affannosa ricerca della verità, e noi.
Invece è un film nel film. La cosa si complica. Perché - si faccia buon uso della ripetizione - BB è rumeno e conosce i fondamentali, e quindi rende pubblica tutta la faccenda. Stampa, televisioni, centri sociali, compagni, avvocati, web e tutto il resto. Fermo arbitrario e immotivato, abuso di autorità, azione in assenza di disposizioni del magistrato, istigazione alla delazione, utilizzo di materiali di provenienza non certificata, pressioni psicologiche, minacce nemmeno velate…
Ma questo è il film nel film. Il film è invece quello della Questura. Solo che nel film della Questura il film di BB non c'è. Il film della Questura racconta di una serata al commissariato come tante altre (non sappiamo con esattezza se con immagini di ragazze dell'est europeo allegramente trascinate per i capelli o giovani camerunensi spiritosamente ammanettati alle colonne) in cui del passaggio sotto le telecamere a circuito chiuso di BB non c'è traccia. Davvero non c'è. E naturalmente non ci sono altri ingressi tipo garage, cantine, passaggi secondari, di servizio o magari appositamente destinati. Luoghi dove le telecamere non ci sono. Perché le telecamere, notoriamente, sono dappertutto. E naturalmente non c'è possibilità di intervenire sui filmati. Ci mancherebbe. La nota ufficiale dice che "le immagini sono prova incontrovertibile": il che deve estendersi all'assenza di immagini. Non ci sono le immagini. BB ha mentito, si è inventato tutto, c'è la possibilità che per questo si proceda penalmente contro di lui. O forse ha solo sognato. Il caldo. Lo spritz. Chissà perché vengono in mente le immagini di quel poliziotto irriconoscibile nella sua divisa antisommossa (ma non era Canterini…?) che davanti al corpo esanime di Carlo Giuliani urla a quel compagno (lui invece sì riconoscibile col suo casco a pallini) "lo hai ucciso tu col tuo sasso, bastardo!" Era estate, faceva caldo, accadeva tanti/pochi anni fa.
A noi resta la possibilità di confrontare questa storia con la lezione che il Bardo ci ha lasciato sul tema del sogno. Ma anche dell'intoppo, della determinazione dell'Uomo a modificare con la forza della volontà e della passione le disposizioni del Caso e le angherie del Potere. In alternativa rimane il dettato di Guy Debord che definisce méprisable, disprezzabile, la condizione di mero spettatore, di inerte consumatore di immagini. Condizione tanto più tragica quando le immagini non ci sono.

- Bum bum... ...chi è? La polizia