La censura di Facebook: un’occasione per aprire una discussione collettiva

23 / 10 / 2019

Cosa succede quando vieni “oscurato”? Cosa succede se di punto in bianco lo strumento di divulgazione più utilizzato non funziona più? Cosa succede se releghi gran parte della comunicazione solo alla piattaforma di Facebook?

La scorsa settimana la piattaforma di Mr. Zuckerberg ha arbitrariamente deciso di oscurare diverse pagine italiane legate a media indipendenti, tra cui quella di Globalproject.info, oltre a quelle di centri sociali e realtà politiche che stavano svolgendo attività di “contro-informazione” su quanto sta accadendo in Siria del Nord e di sostegno alla causa curda. I fatti li conosciamo tutti anche se, grazie all’azione congiunta e cooperante tra i vari media indipendenti siamo riusciti a portarli oltre Facebook, nello spazio pubblico e nella “vita reale”.

Al di là della risposta contingente, quanto accaduto merita una riflessione profonda sugli strumenti che utilizziamo, che pervade l’ontologia della comunicazione indipendente contemporanea e la sua funzione reale. Per questo vogliamo provare a elaborare una discussione approfondita e collettiva sul cyberspazio, che vada al di là della singola piattaforma commerciale e proprietaria. Discussione che sia innanzitutto una critica alle nuove forme di dominio, alle nuove forme di sfruttamento, alla nuova organizzazione del capitale, oltre che una riflessione sulla “nostra” comunicazione. 

Ci siamo letteralmente assuefatti a piattaforme create apposta per renderci dipendenti, un nuovo “oppio dei popoli” che invade le strade e i nostri cervelli, di fatto destrutturando la nostra decennale riflessione sulla comunicazione. Storicamente, i movimenti sociali sono stati in grado di creare reale contro-informazione, di immergersi nei suoi meandri fino ad arrivare ad avere un’egemonia culturale e politica su molti temi; e questo rimane il nostro obiettivo. 

La fondamentale mobilitazione dei corpi è da sempre un tutt’uno con la creazione di contro-narrazioni e con la loro diffusione capillare, in un’ottica che deve essere quella dell’autodeterminazione comunicativa, ma che si deve porre anche l’obiettivo di determinare rapporti di forza incisivi nel dibattito cosiddetto “mainstream”. 

Usiamo dunque quello che è accaduto in questi giorni, senza però limitarci all’emergenza e al caso specifico. Dobbiamo avere l’ambizione di costruire un quadro di elaborazione teorica militante a partire dai saperi diffusi, ma che soprattutto sappia dotare i movimenti sociali di nuovi strumenti di attacco all’interno del capitalismo contemporaneo. E la comunicazione, nella sua complessità, è terreno di battaglia privilegiato in tal senso.

Con questa breve presentazione rilanciamo su Globalproject.info la rubrica “Galassia Web”, che si candida ad ospitare contributi, riflessioni, proposte sul tema. Domani uscirà un primo articolo e invitiamo chiunque voglia collaborare a segnalarlo alla mail [email protected].

Si tratta di uno spazio di discussione e approfondimento tra tanti. Sappiamo che anche altre testate indipendenti stanno aprendo la stessa riflessione e il nostro auspicio è quello di intrecciare tutti gli spunti che emergeranno e inserirli in un piano di poiesis e praxis realmente condivise.