Incontro con il Teatro Valle Occupato di Roma

Jesi - Condividere i bisogni e trasformarli in un fare comune

“I beni comuni si conquistano, non sono mai dati. Esistono quando un insieme rilevante di persone se ne riappropria fisicamente, se ne prende cura e li restituisce alla collettività.”

31 / 5 / 2013

A due anni dal primo sipario, il racconto di un’occupazione sostenuta dai grandi nomi della cultura italiana, da Dario Fo a Luca Ronconi, e da un entusiasmo senza pari che ogni giorno porta in scena corsi, lezioni, attività ricreative, performance e nuove idee.

Dal 14 Giugno 2011 il Teatro Valle è occupato per protesta da lavoratori dello spettacolo affinché lo stesso venga mantenuto pubblico attraverso la partecipazione popolare e gestito con criteri di trasparenza.

 L'occupazione del Valle è stata una pratica politica collettiva, un gesto di riappropriazione che ha istituito uno spazio pubblico di parola, la risposta dal basso alle politiche che tagliano con forbici ben affilate la cultura italiana.

Oggi il Teatro Valle vuole trasformare il gesto in un processo costituente: per attivare un altro modo di fare politica senza delegare, costruire un altro modo di lavorare, creare, produrre, affermare un’altra idea di diritto oltre la legalità, sviluppare nuove economie fuori dal profitto di pochi.

Dalle lotte sull'acqua pubblica e dall’incontro con i giuristi tra cui Stefano Rodotà nasce un’intuizione: che la categoria dei “beni comuni” possa aprire uno spazio d’azione indipendente, alternativo sia alla logica del profitto dei privati sia all’asfissiante burocrazia pubblica.

 “Beni comuni” al Valle sono intesi come azione di democrazia diretta e radicale: il Teatro Valle si è fatto agorà e la città ci si è riversata dentro. Partecipare in prima persona all'autogoverno di un teatro porta con sé un’altra idea di cittadinanza.

Il Teatro Valle sostiene : “Comune” è diverso da “pubblico”. Non è attraverso il controllo dello Stato e delle amministrazioni che si generano democrazia reale e gestione partecipata: i beni comuni non si amministrano dall’alto, si autogovernano.

I beni comuni non sono riconosciuti come categoria giuridica nel nostro paese: l’orizzonte di riferimento è dato dall’ articolo 43 e dall’ articolo 9 della Costituzione, oltre che dai lavori della Commissione Rodotà.

Al Valle stanno portando avanti un percorso di continua autoformazione e trasmissione di saperi tecnico-giuridici per affermare una relazione critica e creativa con il diritto, inteso come dimensione viva che sgorga dalle istanze che nascono dal basso.

Tante affinità e somiglianze avvicinano lo Spazio Comune di Via Gallodoro 68 ter a Jesi al Valle di Roma: entrambi luoghi sottratti dalle privatizzazioni alla collettività che l'azione e la cooperazione sociale hanno restituito alla libera fruizione della città, spazi che riacquisendo la loro natura di “beni comuni” sono diventati motori di produzione di cultura indipendente.

Al centro delle pratiche di entrambi, le relazioni: il fare comune è un’alternativa concreta per sottrarre le nostre vite e il nostro lavoro agli effetti della crisi e delle politiche di austerità. 

Spazio Comune “TNT”