Note per il piacere delle nuove generazioni

Indemoniate di tutto il mondo uniamoci!

Riflessione a partire dall'inchiesta "Sesso&teen" di Beatrice Borromeo su Il Fatto Quotidiano

11 / 3 / 2014

Arriva la seconda parte dell'inchiesta riguardante Sesso&Teen pubblicata a firma di Beatrice Borromeo su Il Fatto Quotidiano. Se già la prima puntata vi aveva regalato un’implacabile urticaria, bene, la seconda vi farà ricorrere d’urgenza agli antistaminici! Ad ogni articolo, infatti, aumenta il disgusto e il desiderio di insultare il giornale in questione.

Dopo il racconto, in bilico fra i toni moralistici e quelli torbidi, delle giovani indemoniate e dell’amica avvedutamente attenta al valore della verginità, arriva sulle pagine del Fatto la novella triste sui maschietti impauriti dall’intraprendenza (leggi: zoccolaggine) delle coetanee.

Ma davvero abbiamo bisogno di leggere pezzi dallo spessore accostabile alla narrativa di Moccia su questioni delicate come quelle che riguardano l’educazione sessuale degli adolescenti? L'aggravante è evidente: non si tratta di romanzetti ma di articoli di giornale addirittura presentati sotto lo scintillante attributo dell’inchiesta.

Sugli adolescenti (anche se non è utile generalizzare un termine anagrafico per racchiudere una categoria di soggetti, annullando completamente le differenze che fra di essi esistono ben al di là dell’età) vengono spesso usati litri di inchiostro senza cognizione di causa, non solo sul tema delle abitudini sessuali. Basta ricordare come venne banalizzata e trattata dai media la vicenda bolognese della scazzottata ai Giardini Margherita in cui si sovrapponevano diversi temi caldi, per esempio l’utilizzo dei social network e della tecnologia.

Quello che spaventa di certo genere di giornalismo è l’inquietante effetto che produce: dipingere un mondo giovanile totalmente identico a se stesso in cui i ragazzi sono dediti ai videogames e alla musica e le ragazze alle orge (beate loro!) non ha nessuna capacità di indicare e problematizzare realmente la faccenda, ma semplicemente di rinverdire certi posizionamenti secondo i quali la donna a cui piace scopare sia una poco di buono dal comportamento esecrabile. Gli stessi evergreen che, mutadis mutandis, veicolano comportamenti violenti del maschio abbandonato e tradito.

Il problema è l’età a cui i più giovani e le più giovani decidono di fare sesso? La questione sociale da affrontare pubblicamente e istituzionalmente è la morale con la quale si approcciano ai rapporti sessuali? Il sentimento che ci mettono nella prima scopata? Direi di no, a meno che le istituzioni scolastiche e politiche non siano interessate (come ultimamente accade in ciò che riguarda i giovanissimi – vedi polizia e controlli nelle scuole) soprattutto a normare e punire. Compito invece della comunicazione pubblica in un paese civile sarebbe puntare all’informazione, al raggiungimento di una consapevolezza non sentimentale (di cosa stiamo parlando?!) ma scientifica rispetto al sesso.

Fondamentale sarebbe porre la questione della spettacolarizzazione del sesso, ad esempio. Elemento che si lega a doppio filo con l’aumento del controllo e del disciplinamento, poiché suggerisce quali siano i comportamenti socialmente accettabili – per quanto eccessivi – e quali no.

Non so se Beatrice Borromeo è stata una giovane adolescente pudica e sognatrice che nell’attesa del principe azzurro ricco, bello, sensibile e intelligente ha sospirato fantasticando una prima volta piena di petali di rosa… (che poi solo in certi film di basso livello…).

Detto ciò, in base ai miei ricordi, questo genere di piccole principesse anche dieci anni fa erano una minoranza. Per la prima volta, io e le mie amiche curiose e indemoniate abbiamo cercato un complice più che l’uomo perfetto, adatto a sperimentare ciò che era un gioco e che, per fortuna, qualcuno (oltre allo scambio di informazioni reciproche) ci aveva insegnato quali rischi potesse comportare e come affrontarli. Solo l’esperienza ci ha raccontato che gli uomini da stigmatizzare erano quelli sessualmente egoisti o che, di fronte al primo inconveniente, nemmeno erano a conoscenza dell’esistenza della pillola del giorno dopo.

Sarebbe doveroso insegnare alle nuove generazioni che per una serie di cambiamenti si approcciano al sesso mediamente prima di quelle precedenti, non il sentimentalismo o il valore della verginità (lasciamo questi argomenti ai preti), ma la necessità di conoscere il proprio corpo per raggiungere il piacere, i contraccettivi – anche quelli d’emergenza così difficili da reperire – la bellezza di giocare insieme e non di giudicarsi più o meno idonei ai rapporti sessuali in base a canoni imposti da pubblicità e media, si tratti di una notte o di qualche mese.