Indagato dall'antiterrorismo per l'imbrattamento della statua di Montanelli a Milano: una raccolta fondi in suo sostegno

22 / 10 / 2020

La mattina di lunedì 19 ottobre, Digos e agenti della questura di Milano hanno fatto irruzione a casa di un attivista del collettivo universitario LUME. Obiettivo era quello di effettuare una perquisizione domiciliare e un sequestro, disposto dalla procura del capoluogo lombardo, nell'ambito delle indagini sull'azione alla statua di Montanelli.

Il decreto di perquisizione autorizza gli agenti a «rimuovere ogni ostacolo che si frapponesse al regolare svolgimento delle operazioni», quasi che ci si trovasse di fronte a un’indagine per reati ben più gravi. Lo studente è stato anche trattenuto diverse ore in questura per un interrogatorio, ma il fatto più inquietante è che l’operazione di polizia è stata disposta dopo una laboriosa indagine che è risalita alla carta di credito con cui sono state acquistate delle bombolette spray. In una fase in cui Milano è totalmente fuori controllo rispetto al tracciamento dei contagi, fa quantomeno impressione che venga speso denaro pubblico per tracciare dei conti correnti e dei movimenti bancari. Ancora più inquietante è che - in una fase delicata come questa- per un imbrattamento si muova addirittura l’antiterrorismo.

Il collettivo universitario ha attivato una raccolta fondi per sostenere le spese legali dell’attivista indagato. Di seguito il testo che accompagna la raccolta.

Raccolta fondi a sostegno delle spese legali del nostro compagno indagato dall’antiterrorismo per aver comprato della vernice.

Dal prolifico autore de “Andrà tutto bene”, una storia tinta di giallo (e rosso) che riuscirà a farvi rimpiangere gli editoriali di Gramellini. Un nuovo capitolo della storia più inquietante di Milano: dopo la bomba di via Palestro, ecco la storia delle bombolette di via Palestro.

Milano, Anno Domini 2020

Nel pieno di una pandemia globale, un sanguinoso atto di iconoclastia nei confronti di una statua eretta a imperitura memoria di un pedofilo colonialista paralizza il dibattito pubblico, rimbalzando per settimane su ogni emittente televisiva e testata giornalistica liberale del paese.

L’atto – avvenuto in pieno giorno e all’interno di un centrale parco cittadino – imbarazza gli uomini della questura, costringendo l’Ispettore Ciccio Sbarra a una lavata di capo dell’intero reparto di crime investigation “Intrigos”. Com’è possibile che nessuno abbia intercettato la banda in bicicletta? Cosa fanno gli uomini sulle volanti che pattugliano il parco, oltre a fischiare alle runner più avvenenti?

La rivendicazione da parte del noto gruppo terroristico LUMe, in sinergia strategica con l’altrettanto noto gruppo di criminali RSM, si fa beffe delle autorità per spregiudicatezza di argomentazioni e mobilita gli sgherri più promettenti del commissariato: un’equipe di validi detective è decisa a scavare a fondo per cercare la verità, supportata da niente di meno che la squadra investigativa dell’antiterrorismo milanese e la polizia scientifica.

L’indagine fa emergere un terribile complotto ordito da una comunità di giovani studenti che intendono attentare al decoro urbano. Ma chi sono i colpevoli dell’efferato crimine? Colpiranno ancora? Quale mente diabolica può avere ideato un piano tanto perverso? Imbratteranno anche la Madonnina?
Il nobile PM e i suoi solerti inquirenti non si danno pace.

Nel continuo aggravarsi della pandemia e in una Milano sotto coprifuoco, mesi e mesi di “indagini telematiche, analisi del traffico di celle, esami genetici, accertamenti su impronte digitali, pedinamenti e monitoraggio costante dei luoghi interessati e altro” portano l’infallibile squadra dell’Ispettore Ciccio Sbarra ad assestare un colpo fatale al gruppo di facinorosi.

Una perquisizione domestica eseguita da otto coraggiosi ed esperti uomini dell’Intrigos ai danni di un (solo apparentemente!) insospettabile studente di filosofia, porta a galla un indizio chiave, capace di provocare una svolta in quella che può essere a tutti gli effetti considerata l’indagine dell’anno, definita a ragione dal nobile PM “ dagli effetti e le conseguenze di assoluta gravità, anche a livello internazionale” e capace quindi di oscurare addirittura il procedimento giudiziario relativo alla gestione scellerata della pandemia in Lombardia, che ha causato decine di migliaia di vittime.

Non c’è da stupirsi. Del resto, l’oltraggio alla statua e alla morale è talmente roboante per violenza e gravità che è capace di distogliere gli inquirenti persino dall’altro grande scandalo che attanaglia l’opinione pubblica: la famigerata Festa in Università Statale, altro crimine di scandalosa efferatezza compiuto dalle estremiste menti della cellula LUMe, testimonianza inequivocabile del percorso tutt’altro che rispettabile che molti giovani universitari hanno intrapreso affiliandosi al gruppo.

I tracciamenti bancari – di assoluta priorità – eseguiti con prontezza di intuito e perspicacia (e a dir la verità assai meglio del tracing di una qualsiasi delle otto ATS lombarde), possono finalmente inchiodare l’enigmatico indiziato, che viene quindi portato in questura e interrogato con scaltrezza intimidatoria. Si sequestra, tra le altre cose, anche il computer della madre, ritenuto potenziale mezzo di sovversiva organizzazione terroristica su scala internazionale, tra la scrittura di un capitolo della tesi e una video-lezione. La CIA e il Mossad ringraziano per la brillante operazione.

Alcuni giornalisti, informati direttamente dalla questura, impazziscono; finalmente la forca mediatica può esprimersi al massimo delle sue potenzialità e la notizia invade i principali quotidiani.

Il nobile PM dichiara a mezzo stampa di essere commosso “dalla grinta, la tenacia e la professionalità della Intrigos di Milano ”, capace di punire con pazienza e costanza un reato soltanto apparentemente di modesta gravità. La destra insorge acclamando l’arguzia e l’audacia di Ciccio Sbarra: giustizia è stata fatta e i cittadini possono dormire sonni tranquilli, e così anche il pedofilo giornalista.