dal Resto del carlino del 5 marzo 2010

Inchiesta Paz, parlano gli attivisti: "Nessun danno alla struttura occupata"

5 / 3 / 2010

Rimini, 5 marzo 2010 - "L’occupazione della scuola di via Montevecchio a Rimini non ha causato nessun danno erariale alla città né si è trattato di uso privatistico di strutture comunali". Lo dicono oggi gli attivisti del laboratorio Paz, a loro volta sotto la lente della Procura per l’inchiesta sull’occupazione della scuola locale, sgomberata il 9 giugno del 2008, che vede coinvolti tra gli altri anche il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli, i suoi assessori Vittorio Buldrini e Andrea Zanzini, l’ex presidente del Consiglio comunale Cesare Mangianti, due Vigili urbani e un dirigente comunale.

I militanti intervengono sulla vicenda annunciando una "operazione verità: nei prossimi giorni - precisano in una nota - presenteremo un report di rendicontazione economica e riepilogativa di tutte le attività realizzate, dei progetti e degli obiettivi raggiunti attraverso un'attività di cooperazione sociale a difesa del comune, della libertà e dell’indipendenza". Di fronte alle accuse di questi giorni, i componenti del Paz sostengono di aver consentito il "recupero e riutilizzo di una struttura fatiscente”, oltre alle "molteplici attività pubbliche e sociali per tutta la cittadinanza”.

L’inchiesta che parte dalla Digos riminese e che è coordinata dal procuratore capo Paolo Giovagnoli, trasferitosi da Bologna a Rimini nell’estate del 2008, secondo gli attivisti "si iscrive pienamente dentro un percorso che pare, evidentemente, voler legittimare le posizioni e l’esposto del vicino di casa del Paz”. Quest’ultimo, a suo tempo, è stato condannato con patteggiamento ad una pena di due anni per aver avuto un ruolo nel fallito attentato di Forza Nuova nel settembre del 2007. Il Paz trae questa conclusione dalla lettura degli atti: “Quello che appare evidente, dalla lettura del fascicolo e dei quotidiani locali, è il tentativo di una rilettura dell’esperienza del Laboratorio Sociale Paz, in chiave repressiva-punitiva ma soprattutto politica”.

Questo “quasi a voler legittimare il ruolo che Forza Nuova ebbe nella vicenda dello sgombero”. Gli attivisti in questo senso non rinunciano a ricordare che “proprio a ridosso del nuovo anno è apparsa una scritta intimidatoria contro l’associazione ‘No Border Rimini’, nata dentro il percorso del Laboratorio Paz”. Ciò secondo il centro sociale “dimostra che la minaccia di questi episodi e gruppi è ancora presente nel territorio”.