Le contestazioni del 1°Maggio a Bagnoli e la trasformazione del sindacato

Il sindacato modificato

di Antonio Musella

4 / 5 / 2013

Quando si è colti con le dita nella marmellata solitamente ci si affida a frasi farneticanti. Quando si è nudi il linguaggio del corpo e le frasi che ti escono dalla bocca sono sempre dettate dallo stato di autoassoluzione che impera nella tua testa e nell'animo.

E cosi' deve essere andata per Federico Libertino segretario della Cgil campana dopo le contestazioni e la risposta violenta del servizio d'ordine del suo sindacato e della polizia il 1° maggio a Bagnoli. Come lui anche la segreteraria della Uil Anna Rea, un nome pesante nel mondo politico campano, in quegli assetti di potere del recente passato in cui dal sindacato di cui la Rea è segretaria venivano pescati assessori comunali al Bilancio, manager delle aziende partecipate e quant'altro. Esattamente come avveniva per la Cgil e la Cisl. Già perchè scindere il sindacato confederale dal potere politico che ha dominato Napoli negli ultimi venti anni è cosa ardua e difficile."Noi cerchiamo il dialogo con loro"” dice la segretaria della Uil. Evidentemente il servizio d'ordine e la richiesta di intervento della celere fanno parte della strategia comunicativa verso i giovani ed i precari ideata dalla Uil.

I fatti del 1°Maggio a Bagnoli hanno evidenziato in tutta la loro oggettività la distanza abbissale tra il sindacato e la società. Questo non perchè si sia impedito l'intervento dei giovani dei centri sociali del quartiere, o perchè non si sia fatto parlare un operaio di un sindacato di base dal palco, ma perchè in quella incapacità di ascoltare e di mettersi in discussione c'è tutta la crisi del sindacato in Italia.

Una crisi di rappresentanza innanzitutto. Infatti non esiste solo il tema della sempre piu' inesorabile crisi della rappresentanza che investe il mondo dei partiti e della politica. Parallela e se vogliamo anche piu' acuta è la crisi della rappresentanza sindacale. Se guardiamo a tutte le grandi battaglie del mondo del lavoro dall'inizio della crisi ad oggi, se escludiamo l'impegno della Fiom, allora ci accorgiamo della marginalita' delle organizzazioni sindacali confederali rispetto a vicende che hanno vissuto dell'esclusivo protagonismo dei lavoratori stessi. Per non parlare poi degli oltre 5 milioni di precari – secondo i dati ISTAT- che di certo sentono Cgil, Cisl e Uil come organizzazioni lontanissime ed incapaci anche di cimentarsi nell'organizzazione del lavoro precario.

Cgil, Cisl e Uil oggi chi rappresentano? Avere la forza di mettere in discussione il ruolo delle organizzazioni che “dovrebbero” organizzare i lavoratori per alcuni è come parlare del diavolo.
Ma come? Vogliamo dire che la Cgil non lotta piu' per i diritti dei lavoratori? E nemmeno la Uil? E nemmeno la Cisl?
La realtà dei fatti è proprio questa. Difficile da accettare per quella casta – si senza troppi giri di parole va chiamata cosi' – delle dirigenze sindacali che improvvisamente si sentono mancare il terreno sotto i piedi. E quindi via alle dichiarazioni che associate alle immagini di ciò che è successo a Bagnoli hanno il sapore del ridicolo. “Siamo stati aggrediti” tuona Libertino. Ed ancora “"Capisco la rabbia e l'esasperazione ma la violenza no"” (qui minuto 1:27). La violenza, associata alla boriosità e ad atteggiamenti mafiosi, sono stati la caratteristica del servizio d'ordine di Cgil, Cisl e Uil (qui dal minuto 02:02). Dai video infatti si comprendono benissimo le minacce ai giovani dei centri sociali che erano sotto al palco scandendo lo slogan “Chi ha inquinato deve pagare” riferendosi alla truffa della mancata bonifica dell'ex area Italsider di cui la magistratura con notevole ritardo ha cominciato ad occuparsi. “Ti vengo a prendere a casa” urla un losco personaggio tra gli uomini del servizio d'ordine del sindcato indirizzando l'indice verso un giovane manifestante. Oppure la serie di calci al volto ed alla schiena (qui dal minuto 00:57) che sono stati “riservati” ad un manifestante che nel parapiglia è finito tra i funzionari sindacali. Dalla piazza c'è chi giustamente dice “i sindacati confederali non rappresentano più nessuno”. Ma siamo sicuri che sia solo crisi della rappresentanza? Oppure magari ci troviamo difronte ad una scelta chiara e strategica. In effetti pensare che personaggi di grande esperienza politica e sindacale come i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil non si rendano conto dello scollamento tra sindacato e paese reale pare un po' difficile da credere ed anche presuntuoso da sostenere. Siamo sicuri insomma che non siamo davanti alla scelta di abdicare alla funzione sindacale in favore di una trasformazione del sindacato stesso in una enorme organizzazione di fornitura di servizi?

Centri di assistenza fiscale, università della terza età, centri di formazione professionale, centri di avviamento al lavoro, patronato e via via fino alle nomine nei cda delle aziende, passando per un rapporto di filiazione diretta con la politica che vede gli stessi sindacalisti concludere la “carriera” alla Camera, al Senato, qualche volta come sindaci. Una lobby più che un sindacato, uscendo in questo modo dalla tradizione delle organizzazioni dei lavoratori europei ed ispirandosi forse di più a quella nord americana. Insomma piu' che crisi della rappresentanza sindacale non dovremmo parlare di trasformazione del sindacato in sé?

La contestazione di Bagnoli aveva un'altro scopo. Quello di denunciare le reali condizioni di chi sta perdendo il lavoro nella crisi. La volontà di denunciare che non c'era nulla da festeggiare ed allo stesso tempo denunciare l'emergenza ambientale e sanitaria del quartiere di Bagnoli. La risposta dei sindacati confederali ha mostrato invece molto di più rispetto a quelle che erano le intanzioni di chi chiedeva di poter parlare da quel palco.

E' la festa nostra” (al minuto 1:45) ribadisce nelle immagini un tronfio componente del servizio d'ordine dei confedarali sotto il palco di Bagnoli. Già, infatti grazie alla “cooperativa primo maggio” i tre sindacati ogni hanno incassano milioni di euro con il concertone romano tra diritti televisivi e sponsor. Una festa tutta loro insomma e non certo la festa del mondo del lavoro. La mutazione genetica dei sindacati confederali si nota anche da questo. Oppure dalle minacce agli artisti che dal palco di Bagnoli avevano dato il microfono ad un cassaintegrato che chiedeva la parola dal pubblico. E' il caso denunciato dalla band "Aldolà Chivalà" il cui cantante è  stato redarguito dal sindacato perchè è sceso dal palco ed ha dato il microfono ad un operaio incazzato. Spenti immediatamenti i canali del mixer e giù dal palco all'istante. Dopo, nel back stage la minaccia di non essere pagati e la lezione di democrazia e libera espressone da parte di Cgil, Cisl e Uil.

Insomma cosa altro dovevano combinare lor signori per mostrare il loro vero volto?

La diretta del Tgr Campania