Il prezzo della dignità

Il Tribunale di sorveglianza di Lecce dispone il risarcimento di un detenuto per lesione di carattere esistenziale

14 / 9 / 2011


E' stata impaginata tra le notizie “curiose” quella relativa alla pronuncia del Giudice di sorveglianza di Lecce in ordine alla denuncia di un cittadino tunisino. Condannato per furto, detenuto in un istituto affollato da 1.350 persone a fronte di una capienza di 700, ha lamentato la violazione di molte norme che disciplinano la carcerazione: della legge Gozzini, dell'Ordinamento penitenziario del '75, della Convenzione sui diritti dell'uomo. Nella sua cella singola di undici metri quadri, bagno compreso, erano in tre. L'ultimo piano del castello a tre, dove dormiva, distava solo 50 centimetri dal soffitto, chiusi in cella 20 ore al giorno, assenza di qualsiasi offerta trattamentale. L'Ufficio argomenta in 40 pagine la lesione di carattere esistenziale centrando il proprio ragionamento non tanto sulla “dignità umana sub specie di diritto a non subire tortura o trattamenti inumani e degradanti, quanto la dignità umana del detenuto intesa come diritto a subire una pena che sia costantemente orientata verso un processo rieducativo e non si risolva in un mero decorso nel tempo...”. E dispone un indennizzo di 200 euro.


L'elemento di curiosità valorizzato dai cronisti (in spazi peraltro assai modesti) naturalmente sta qui. Non nella cifra (quanto vale la dignità?) comunque assai inferiore ai 1.000 euro per due mesi e mezzo di detenzione disposti in via di risarcimento dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nel luglio 2009, condannando l'Italia per le condizioni di detenzione cui era stato sottoposto un cittadino straniero. Non nel risultato di una sorta di calcolo ragionieristico (spazio vitale di 3,39 metri quadri “al lordo degli arredi”) e nel richiamo alla violazione di obblighi tanto basilari quanto antichi “contenuti nei testi fondamentali sovranazionali come nazionali”. Non nell'aver individuato una responsabilità di tipo contrattuale in capo all'amministrazione penitenziaria. Ma perché una tale definizione di danno patrimoniale può aprire la strada a una possibile ondata di analoghe richieste presso gli Uffici di sorveglianza di tutto il Paese: che cifra si ottiene moltiplicando 200 per 67.104?


Avrebbero potuto, i cronisti, sottolineare che questo è il dato ufficiale che caratterizza la presenza dei detenuti alla data del 31 agosto a fronte di una capienza che per il Ministero competente vuole essere di 45.647 posti, ma che in realtà si attesta sulle 41-42.000 unità. Ricordare che le condizioni del sovraffollamento del carcere di Lecce, le cui celle sono state progettate per accogliere un solo detenuto, sono quelle che caratterizzano l'intero sistema penitenziario, compresi istituti sedicentemente modello come la Casa di reclusione di Padova. Avrebbero potuto ricordare che nelle stesse ore in cui veniva diffusa la notizia relativa all'ordinanza di Lecce all'Ucciardone di Palermo e all'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto due detenuti si toglievano la vita, portando così a 47 il numero dei suicidi dall'inizio dell'anno e a 142 i decessi in carcere. Avrebbero potuto interrogarsi sullo stato di quel “Piano carceri” che è il risultato della proclamazione dello stato di emergenza carceri per decreto del presidente del Consiglio nel lontano marzo 2010, e di cui nulla più è dato sapere.


La dinamica mediatica è sempre uguale: di reclusione si tratta solo d'estate quando una manciata di parlamentari ripete la scampagnata carceraria ferragostana e Pannella proclama il consueto sciopero della fame. Se dell'edificazione di nuove carceri, di Ionta supercommissario, degli appalti segreti ai privati, dei miliardi di euro in gioco non si parla più, anche le misure per restituire dignità ai cittadini detenuti, in luogo di improbabili risarcimenti, sono sempre le stesse e passano per la riforma sostanziale del Codice penale. Che riduca i reati, limiti l'utilizzo della custodia cautelare in carcere, abroghi la legge ex Cirielli in tema di recidiva e la Fini – Giovanardi in materia di sostanze stupefacenti, modifichi le normative che governano i flussi migratori, disponga maggiore e più rapida applicazione delle misure alternative al carcere, chiuda gli Ospedali psichiatrici giudiziari, formalizzi in via permanente la figura del Garante dei diritti dei detenuti. Questa è l'unica dignità possibile. O si continua a morire.