Il giorno in cui AltaVoz si è fermato

Alcune cosiderazioni di uno dei membri dei Subsonica e animatore della associazione TorinoSistemaSolare.

29 / 10 / 2009

Quello che segue è un documento che considero importante perché parla di libertà e per una volta non a sproposito.
È una testimonianza stimolante per chi è stanco di ingoiare stereotipi ritenendo legittimo provare disgusto di fronte al manifesto programmatico della devastazione personale e collettiva condita in salsa alternativa. O per chi ritiene plausibile pensare a voce alta che ritrovarsi attaccati a un tavolo fino alle sei del mattino a pippare cocaina, più che l’emblema della trasgressione on the move e senza confini, incarni la mediocre conformità dei nostri tempi. Come per chi si sente prudere le mani di fronte ad un adulto organizzatore di serate per ragazzini impizzati, gonfio e compiaciuto del pienone nel locale; così come per quanti ritengono normale sentirsi rimordere qualche cosa, da qualche parte, sapendo quanti minorenni, a Torino, siano alle prese con il crack o stiano diventando consumatori di eroina, nella città che ci vantiamo di avere trasformato.  Sensazioni di “mancata appartenenza” insomma, per queste e mille altre cose che vengono spacciate per normalità dai vari “oooh tipo ma ddaaai che storie tti faai sei mica proiiibizzzionista??”.
Spiego meglio: a Marghera esiste il Rivolta, uno dei più importanti e storici centri sociali italiani. I ragazzi del Rivolta, insieme ai padovani di radio Sherwood, sono particolarmente attivi e attenti ai mutamenti, dunque tra le mille iniziative di aggregazione hanno deciso di aprire le porte alla scena elettronica giovanile. Per intenderci, non solo i “giovani col piercing e il cane abusivo” a 180 bpm, ma house e techno proveniente dai migliori club del padovano, messi recentemente in ginocchio dalle leggi sugli orari di somministrazione delle bevande alcoliche. Il Rivolta ha accettato di ospitare nei propri (capienti) spazi autogestiti organizzazioni e realtà del mondo dance, creando Altavoz: appuntamento di grandissimo successo in grado di attrarre migliaia di ragazzi diventando un punto di riferimento per la scena notturna di buona parte del Veneto.
Ma quando la situazione ha presentato il conto di tutte le contraddizioni e le criticità delle abitudini giovanili di questi desolanti anni zero, Altavoz e il Rivolta hanno deciso di non sottrarsi alla riflessione e al confronto. E contrariamente alla politica del fare finta di nulla portata avanti per anni da troppi locali e megadiscoteche, timorose di fermare il business, loro hanno fermato la serata (e gli incassi), coinvolgendo tutte le strutture che si occupano nel sociale di determinate problematiche, organizzando una grande e quanto mai necessaria, occasione di confronto.

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