Idomeni, la polizia macedone reprime violentemente la protesta dei migranti

Report dal confine greco macedone: proteste e allestimento del "No Border Wi-fi"

11 / 4 / 2016

Domenica 10 aprile, Idomeni 

Questa mattina al campo è ricominciata una protesta, con centinaia di persone accorse al confine. Questo il racconto degli attivisti di overthefortress che grazie alla connessione del "NoBorder_wifi" sono riusciti a dare le notizie in tempo reale sui social network.


La prima cosa in cui ci imbattiamo è una lunghissima fila di donne e bambini che aspettano con pazienza la distribuzione di qualche mela e uova sode. Abbiamo la sensazione che, anche se a distanza di pochi giorni, le loro condizioni generali siano peggiorate: di giorno comincia a far caldo e i servizi che il campo offre sono insufficienti a garantire una pur minima igiene personale e il mantenimento di una condizione dignitosa. Parliamo un po’ con Hafsa, ha ventuno anni, un bambino di tre anni e mezzo e uno di quasi tre mesi nato qui a Idomeni. Il marito è arrivato in Germania la scorsa estate e lei cerca di raggiungerlo; è partita da sola, ha attraversato il mare con i suoi bimbi ed ora è bloccata. Mentre allatta ci lancia uno sguardo di rabbia e rimprovero che vorremmo mandare direttamente agli incravattati di Bruxelles, ma anche a Tsipras e a quel farabutto di Erdogan...
Ci viene detto che un numero imprecisato di persone, giornalmente, se ne sta andando. Accettano di andare nei campi “attrezzati”. Abbiamo la certezza che li stiano logorando lentamente, in questo “non luogo” beffardamente chiamato Europa, in modo che senza troppi conflitti, difficilmente gestibili mediaticamente, le persone si rassegnino ad accettare che questo confine rimarrà chiuso e che le opzioni possibili, tutte però da verificare, siano quelle del “ricollocamento” o di far domanda di asilo in Grecia pur di evitare il deportamento in Turchia. Nessuno però si sta assumendo la responsabilità di spiegare cosa gli potrà accadere e tutto rimane nell’incertezza più assoluta.
Ci rasserena un po’ constatare che la postazione per ricaricare i telefoni e dare un punto di luce la notte è molto frequentata, donne comprese, e siamo certi che il progetto “No Border Wi-Fi” consentirà a molti di loro di poter accedere a internet. Da questa postazione sarà possibile anche inviare la richiesta di asilo che è possibile fare solo per due ore al giorno tramite Skype. Una pratica che è prevista nell’illegittimo accordo fra UE e Turchia ma che risulta impossibile da svolgere considerato il fatto che migliaia di persone vivono in campi improvvisati, o governativi, dove un accesso a internet è spesso assente.
Tratto da:
Melting Pot Europa

Il blocco sui binari della ferrovia permane da più di 10 giorni, ma oggi in tante e in tanti si sono radunati convinti di poter passare.

Le famiglie hanno raccolto le poche cose in loro possesso, messo gli zaini e tende sulle spalle, pronti per partire. Le proteste a Idomeni sono quotidiane, oramai le persone sono bloccate da quasi 2 mesi e l’esasperazione aumenta. In poco tempo, attorno alle centinaia di persone sedute al blocco della ferrovia, si sono radunati altri migranti. Qualche cartello esposto, alcuni interventi al megafono e poi in migliaia hanno attaccato il confine poco distante. Non la parte con il cancello blindato, quello dove era posizionata la polizia greca con i propri mezzi, ma il lungo filo spinato che corre nei campi adiacenti. Quella recinzione che ostacola il transito e costringe oltre 10.000 persone a rimanere bloccate in condizioni di vita sempre più dure è stata attaccata. L’odioso reticolato di questa Europa fortezza per più di cinque volte è stato aperto e dei migranti sono riusciti a passare, anche se poi sono tornati indietro. La polizia macedone è intervenuta con lanci di lacrimogeni e bombe assordanti, sono stati sparati anche dei proiettili di gomma che hanno colpito i rifugiati ferendone una decina; tra questi anche dei minori. La risposta è stata dura con le forze dell’ordine che hanno cercato di entrare nel campo dai buchi delle reti. Ma, ogni volta, sono stati respinti dai manifestanti, che hanno rilanciato indietro i lacrimogeni insieme a sassi e terra. La repressione però della polizia è diventata maggiore e i lacrimogeni sono stati lanciati fino a raggiungere le tende. Medici Senza Frontiere, a fine giornata, denuncia la presenza di centinaia di feriti.

Pochi migranti sono riusciti a oltrepassare la barriera, ma anche se probabilmente nessuno di loro sarà in grado di proseguire il proprio viaggio, questo tipo di ribellione molto probabilmente non rimarrà un caso isolato.

Sabato 9 aprile, Idomeni 

Siamo arrivati al campo venerdì e immediatamente ci siamo messi al lavoro. Dobbiamo terminare l’allestimento del "NoBorder_wifi"  per garantire un accesso internet stabile e costante al campo, che già era stato dotato del punto ricarica cellulari installato durante la #OverTheFortress march. Con noi l’attrezzatura necessaria e una parabola che ci è stata donata dallo Sherwood Festivale che, volentieri, viene messa a disposizione delle migliaia di persone bloccate a Idomeni dalle frontiere chiuse. Cominciamo a capire da un punto di vista logistico come installare la postazione e come renderla visibile e accessibile alle persone. Troviamo un valido aiutante. Si chiama Hala, è un’elettricista siriano bloccato con la sua famiglia da più di due mesi a Idomeni, e ci assiste anche nelle parti tecniche del progetto.

Siamo tornati ancora carichi delle suggestioni che la Marcia ci ha dato e con la grande rabbia verso un’Europa che non ci rappresenta: vorremmo dire loro che il 3 aprile al Brennero [1 / 2] abbiamo forzato un confine assurdo perché è la libertà di tutti ad essere in discussione.

Andrea, Carmen, Nino e Sandro staffetta #overthefortress a Idomeni