I numeri della follia collettiva. Sintesi statistica dei mali della terra

3 / 12 / 2015

Pubblichiamo un contributo di Cristina Morini, a cui seguono i dati circolati in lista Effimera rispetto alle contraddizioni che gravitano intorno a Cop21. La XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si sta tenendo a Parigi, ha visto nel giorno di inaugurazione - 29 novembre - diversi manifestanti violare le misure di sicurezza imposte dal governo francese dopo gli attentati del 13 novembre.

Cop21, cioè la XXI Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si sta svolgendo a Parigi tra repressioni e divieti dopo gli attentati che la città ha subito due settimane fa. Una Parigi militarizzata, consegnata allo stato di polizia, con in piazza le scarpe ordinatamente allineate al posto delle persone, fa da sfondo a un incontro dove decantano simbolicamente parte dei problemi che hanno anche portato alla tragica notte del Bataclan, come in un circuito perverso: le sofferenze climatiche del pianeta dipendono in buona parte della emissioni e la dipendenza dal petrolio è causa delle guerre che affliggono il Medio Oriente con distruzione di vite e tessuti sociali che innescano reazioni e l’insorgere di fondamentalismi.

Nonostante alcuni impegni formali – e tra l’altro tra fallimenti – questo genere di appuntamenti tra i potenti della terra, organizzati da 20 anni a questa parte, lungi dall’imprimere una diversa strategia sui temi ambientali ai paesi industrializzati, dimostrano solo la pervicace tendenza autodistruttiva del sistema economico globale, tra tensioni geopolitiche complicate dalla crisi economica; inarrestabili, drammatiche tendenze predatorie sulle risorse naturali e novità quali “la finanziarizzazione delle emissioni inquinanti, che da problema diventano così mercato internazionale dove scambiare quote-carbonio e, perché no, scommettere”.

André Gorz in un libro del 1977, Ecologia e libertà, che oggi viene ripresentato al pubblico italiano grazie alla nuova traduzione e curatela di Emanuele Leonardi, (edizioni Orthotes), preconizzava precisamente lo stato di crisi complessiva nel quale ci saremmo trovati: “Crisi del rapporto tra gli individui e la sfera economica, crisi del lavoro, crisi del nostro rapporto con la natura, con i corpi, con l’altro sesso, con la società, con le generazioni a venire, con la storia; crisi della vita urbana, dell’habitat, della scuola, della medicina, della scienza” e aggiungeva:

“non si tratta affatto di divinizzare il nostro rapporto con la natura né di ritornare ad essa ma di considerare questo fatto: l’attività umana trova nella natura il suo limite esterno e, ignorando questo limite, provoca conseguenze nefaste […] La risposta degli economisti è essenzialmente consistita fino a questo momento nel trattare come utopisti e irresponsabili coloro che constatavano questi sintomi della crisi riguardanti i rapporti profondi con la natura all’interno dei quali l’attività economica trova la sua primaria condizione d’esistenza”.

Al realismo ecologico proposto da Gorz si obiettava, scrive l’autore, che “l’arresto o l’ inversione della crescita economica non solo perpetuerebbe ma potrebbe pure aggravare le diseguaglianze sociali, provocando quindi un deterioramento delle condizioni materiali dei più poveri. Ma da cosa si è mai desunto che la crescita cancella le diseguaglianze? Le statistiche mostrano piuttosto il contrario”.

I dati che presentiamo, colti da varie fonti quasi quaranta anni dopo l’uscita di questo testo, mostrano come la lettura gorziana non abbia mancato di una certa visionarietà.

(C.M.)

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Sintesi statistica dei mali della terra (fonti varie, ritracciabili qui

Il numero degli abitanti del Pianeta Terra è oggi di circa 7,5 miliardi, con una tendenza sempre in aumento.

Ricchezza e povertà

  • Nel 2014, la percentuale di ricchezza concentrata nelle mani del “top 1%”, é aumentata al 48% del totale: In altre parole le 80 persone più ricche del pianeta hanno risorse equivalenti ai 3,5 miliardi di poveri relativi
  • Il divario tra ricchi e poveri si sta allargando al punto che entro il 2016 un minuscolo gruppo di miliardari, l’1% della popolazione, avrà più ricchezze del restante 99% del mondo.

Finanza e Pil

  • Nel periodo gennaio 2011 – novembre 2015, l’indice Dow Jones ha avuto una rivalutazone del 49%. L’indice Nasdaq, nello stesso periodo, ha avuto un incremento di oltre il 100%Nel periodo tra maggio 2012 e novembre 2015, la borsa di Milano si è rivalutata di oltre il 70%. Con l’eccezione proprio di Milano, oggi gli indici azionari hanno più che abbondantemente recuperate lo perdite patite nel biennio 2008-09.
  • Contemporaneamente, il Pil europeo, nello stesso periodo è cresciuto complessivamente dell’1,2%. La Germania del 4,4%, la Francia dell’1,9% a fronte di un calo del Pil italiano el 2,5%. IL Pil Usa è invece cresciuto del 6,4%.
  • Il confronto tra la dinamica della creazione di ricchezza e la dinamica egli indici finanziari è la principale causa dell’ineguaglianza della distribuzione del reddito

Affamati

  • 842 milioni le persone nel mondo non possono nutrirsi regolarmente. 52 milioni di bambini malnutriti (dati ONU).
  • 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a 1/3 della produzione totale destinata al consumo umano viene sprecato ogni anno (dati FAO) l’equivalente di 8 miliardi di euro in cibo.

Acqua da bere

  • Nel mondo la disponibilità di acqua potabile è decisamente diminuita di oltre il 60% dal 1950. Eppure si continua a sprecarla.
  • 768 milioni di esseri umani non hanno accesso all’acqua salubre e ben 2,5 miliardi devono convivere con la costante scarsità di risorse idriche.
  • 1.400 bambini sotto i 5 anni muoiono ogni giorni di diarrea (16% delle cause di morte infantile). In totale per la mancanza d’acqua muoiono 2000 bambini al giorno, 700 mila all’anno.

Guerre – lotte armate

  • Sono più di 40 le guerre note e ignorate in atto nel mondo.
  • Nel 2014 sono costate l’abnorme cifra di 14,3 migliaia di dollari, il 13,4% del Pil mondiale (l’equivalente delle economie di Brasile, Canada, Francia, Spagna e Regno Unito messe insieme).
  • Oltre 180.000 i morti.
  • Riducendo quella spesa di solo il 10% si avrebbe una cifra pari a tre volte le entrate di quel miliardo e cento milioni di persone che ancora oggi vive con meno di 1,25 dollari al giorno.

Spese militari

  • Nel 2014 la spesa militare mondiale è stimata intorno ai 1.776 miliardi di dollari. Quella americana di circa 630 miliardi, superiore alla somma dei successivi 10 Stati (Cina, Arabia Saudita, Russia, Inghilterra, Francia, Germania, Giappone, India, Brasile)
  • In Italia ogni anno si spendono circa 24 miliardi di euro per le spese militari. Inoltre il governo Renzi programma di spendere ulteriori 13 miliardi in tre anni per rinnovare l’arsenale bellico.

Politica energetica

  • Nel 2015 i governi stanno pagando 5.300 miliardi di dollari in “sussidi” ai combustibili fossili responsabili di buona parte degli agenti inquinanti. Una pratica reale che sconfessa le buone intenzioni a parole.
  • Nel contempo in Italia si tagliano le agevolazioni per le rinnovabili, grazie alle quali il prezzo all’ingrosso dell’energia in Italia è sceso da 76 a 48 euro per megawattora, tra il 2008 e il 2014, ma che tuttavia  non è stata trasferita ai consumatori.

Inquinamento – Desertificazioni

  • Nel 2012 i morti per inquinamento dell’aria sono stati 7 milioni (ultimo dato dell’OMS).
  • In Italia, nello stesso anno, i decessi sono stati 84.400 su un totale di 491.000 a livello europeo (Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente), con il trise primato di essere il paese europeo dove si muore di più di inquinamento.
  • Il processo di desertificazione, in atto in tante aree del mondo, è causato da più fattori: innanzi tutto dal cosiddetto effetto serra dovuto alla continua e crescente combustione delle fonti fossili a scopo energetico, alla distruzione delle foreste pluviali, all’agricoltura intensiva e all’estensione della zootecnia.

Disastri ambientali e cementificazioni

  • Il 75 per cento delle ondate di calore e il 18 per cento circa delle precipitazioni estreme che avvengono attualmente nel mondo sono attribuibili al riscaldamento globale determinato in gran parte dalle attività umane.
  • Solo nel 2014 i disastri naturali hanno causato 19,3 milioni di sfollati (dati ONU).
  • Il costo dei disastri ambientali, in dieci anni, è di 1,5 trilioni di dollari.
  • Nei Paesi in via di sviluppo, questi disastri costano circa 550 miliardi di dollari in danni stimati e colpiscono 2 miliardi di persone. Il 22% dei danni si è abbattuto sul settore agricolo.
  • In Italia la Legge di Stabilità 2015 del Governo a fronte di un territorio devastato e ad un fabbisogno stimato in 30 miliardi, ha stabilito una somma poco superiore ai 253 milioni di euro.  Nessun ripensamento invece per quanto riguarda la cementificazione del territorio: prova ne è la destinazione di ingenti risorse al fallimentare programma delle infrastrutture strategiche (autostrade e linee ad alta velocità) che pesano ancora oggi per una quota del 10,6% (3,255.701 miliardi di euro) dell’ammontare totale della Manovra 2015. (WWF)
  • In Italia il consumo di territorio avanza ogni giorno, al ritmo di quasi 250 mila ettari all’anno. Dal 1950 ad oggi, un’area grande quanto tutto il nord Italia è stata seppellita sotto il cemento.La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno.

Profughi e sfollati

  • In tutto il mondo, i rifugiati sono 19,5 milioni, gli sfollati interni 38,2 milioni e i richiedenti asilo 1,8 milioni.
  • Sono ormai 60 milioni i profughi e gli sfollati nel mondo, 14 milioni solo nel 2014: circa 40.000 persone, civili che ogni giorno perdono ogni diritto, hanno perso tutto e possono solo fuggire, lasciandosi alle spalle persecuzioni, violenza e diritti umani.
    Questa cifra sconvolgente, che è un atto di accusa al mondo intero, negli ultimi quattro anni è esattamente quadruplicata.
    La metà sono bambini.
  • Drammatico il numero di morti nel Mediterraneo: su 40,000 decessi attestati di migranti nel mondo dal 2000 al 2014, 22,400 – oltre la metà – sono persone che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa attraverso il mare.
    A dicembre 2015, il numero è prossimo ai 4000.
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