I draghi e la mela

14 / 10 / 2011

 … il potere deve essere analizzato come qualcosa che circola, o meglio come qualcosa che funziona solo a catena. Non è mai localizzato qui o lì, non è mai nelle mani di alcuni, non è mai appropriato come una ricchezza o un bene. Il potere funziona, si esercita attraverso un'organizzazione reticolare … (M.Foucault)

a cosa serve arruolarsi in marina se puoi essere un pirata ...(S.Jobs)

Morto, Steve Jobs è assurto ad eroe laico, un santo postmoderno, un icona della globalità.

E' ciò che un artista, un attore, un cantante non saranno mai da vivi, e aspirano, non riuscendovi, ad esserlo da morti. Tributi che ci aspetteremmo dovuti ad uno statista, un papa, un campione dello sport mai sconfitto; pianti come per un genitore, un fratello, un amante.

La globalità che perde il suo Leonardo, uomo di mirabili ingegni, superiori saperi e future visioni.

Eccesivo e fuori luogo. Fuori dalla realtà come un drago che invade le strade di una città e le occupa. O forse no.

Quel drago, nome che viene dal greco dracon, serpente,  legato  al verbo dèrkesthai "guardare per conoscere", oggi si è ribbellato, ha  aperto gli occhi  e visto la mela per quella che è. E la racconta senza paura e reticenze.

Nell’ultimo anno la Appel Inc ha superato per capitalizzazione e valore di mercato a Wall Street la Exxon Mobile, divenendo il primo trust sul mercato mondiale. In questi giorni coloro che stanno assediando Wall Street da Liberty Park, sono connessi con il resto del mondo, comunicano e ascoltano con gli strumenti prodotti da quella azienda e dal suo mentore. E così noi, per le strade davanti alle banche, e con noi molti e differenti. Ecco solo questo potrebbe bastare.

E’sufficiente ma non spiega.

Steve Jobs abitava il piano del desiderio, l'unico piano che forse capitalismo e rivoluzione hanno in comune; un piano da lui trasformato in attico, poi trasportato al pianterreno e aperto a tutti; che si chiamasse Store o fosse la creazione di una cultura, di un “modus” imprenditoriale ma anche sociale, era comunque a disposizione di chiunque avesse voluto coglierlo. Una mela da un albero, appunto, con tutte le contraddizioni, la bellezza e i dolori del peccato originale.E questo il draghi lo sanno.

Ultimo esponente di un processo produttivo e di un idea di capitalismo che aspirava ad  essere al servizio della società, in grado di creare strumenti e cultura per arricchire l’uomo arricchendosi, con una precisa idea di progresso e con una incrollabile fiducia nel domani, l'uomo sembrava veleggiare sopra il mare della crisi sicuro della rotta.

Un principe, geniale e terribile che sarebbe piaciuto al Cancelliere Fiorentino, capace di creare un nuovo mercato, quello dei titoli tecnologici, di sopravvivere alle regole e alla crisi della deregulation reganiana, creando nuove forme di lavoro, più flessibili, più precarie. Era 1985. Fu cacciato dal suo giardino dall’amministratore delegato che aveva voluto per essersi opposto al licenziamento di metà dei suoi dipendenti ed ad una pesante ristrutturazione. A posteriori una liberazione, più che una caduta.

Nel suo nuovo  mondo volle laureati e creativi, hacker e disegnatori, tutti a progetto e con contratti legati ai risultati. Una fiducia indiscriminata nell’intelletto umano ma anche un idea che metteva a regime e affermava anche nel mondo del lavoro un nuovo modello: la precarietà. In pochi anni divenne, la Pixar, il vero giardino delle meraviglie che ha rivoluzionato e portato nel cinema la computer grafica e il 3D, poi acquistato 20 anni dopo per 7,4 miliardi di dollari dalla Disney. Era già il  nuovo millennio. Un altro mondo, un'altra vita; era tornato da dieci anni all’ Appel Inc . per un dollaro l’anno, perché il tutto fosse ricreato per essere contenuto in un unico strumento: iPod, iPhone, iPad.

Il principe era diventato anche il profeta dell’hi-tec, il nemico del mostro, pensiero unico, della Microsoft, e nel tempo della crisi e della finanziarizzazione del mercato, dopo aver cambiato il mondo del cinema, ha cambiato quello della musica, per arrivare alle comunicazioni e al giornalismo.

Il regno del possibile si allargava alla globalità, quando la crisi era ormai globale E in quel regno, in quel mercato in quella globalità, il principe capisce che bisogna vivere con lo spirito di un drago che insegue l’orizzonte sapendo, ed in questo la forza, che questo si sposta ogni volta che si tenta di raggiungerlo. E quindi la possibilità del movimento, della condivisione, della comunità, della partecipazione, dell'accesso, della democrazia e gli strumenti per diffonderli e allargarli, renderli migliori con il contributo di tutti.

La malattia e la e la morte ne fanno un novello Alessandro Magno, stoico nella sicurezza della fine, umanista nella fiducia e nella possibilità del genio dell’uomo. Un condottiero con l’occhio rassegnato di chi guarda all’orizzonte, dopo averne scrutato i confini per vedere fin dove si allunga il proprio regno, consapevole che in ogni giorno c’è, certo un sole nuovo eppure uguale a quello di prima.

Morto lui, finito il regno del possibile, e la globalità orfana del demiurgo che si ergeva a illuminare una differente via nella realtà della crisi di un capitalismo insostenibile e non progressivo.

I figli dell’uomo infine soli d’innanzi all’infinità vanità del tutto, per dirla con Leopardi.

O forse no, un altro destino, un'altra scelta, ancora una volta una altra possibilità.Altri draghi, altri ribelli.

Perché nella semplicità di un tocco, di uno sguardo, di un ascolto non ci riconosciamo più soli ma connessi, uniti nei sensi come nelle idee, nel condividere il desiderio, la necessità di cambiare lo stato delle cose presenti: e ora sullo schermo acceso dei corpi in movimento nelle strade della matrice globale i  draghi stanno scrivendo un nuovo App: cambiare il sistema.